Il paradosso dello stadio San Paolo
il maquillage taglia diecimila posti

Il paradosso dello stadio San Paolo il maquillage taglia diecimila posti
di Luigi Roano
Sabato 20 Agosto 2016, 00:00 - Ultimo agg. 23:14
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Andare in Curva oggi è un lusso visti i prezzi: 40 euro a biglietto per godersi lo spettacolo degli azzurri contro il Milan, il più recente degli esempi. Entro un paio di anni sarà difficile a prescindere dai costi frequentare la Curva. Le normative nazionali ed europee hanno stabilito in 8-9000 posti la capienza massima dei settori più popolari. Soprattutto negli stadi antichi, ed è il caso di Napoli. Così, il restyling da 25 milioni del San Paolo promosso dal Comune attraverso un mutuo con il Credito sportivo, prevede la diminuzione di almeno 10mila posti. Da 62mila e 200 si scenderà a 52mila. E non per accontentare il patron Aurelio De Laurentiis (sempre più defilato dalla questione stadio, manca ancora anche la firma sulla convenzione per la gestione dell’impianto) che si ricorderà, nell’unica ipotesi progettuale presentata (rigettata da Palazzo San Giacomo) voleva il San Paolo addirittura a 40mila posti, ma perché dovendo sostituire tutti i sediolini - con quelli a norma che sono più grandi e confortevoli - si perderà spazio e dunque scenderà anche la capienza. La notizia - giusto per essere più chiari ancora - è sì che si faranno i lavori, ma soprattutto che il San Paolo averà una capienza molto ridotta rispetto all’epoca in cui è stato progettato, oltre 80mila posti, e anche rispetto a quella attuale. Una tendenza che riflette - al netto delle nuove regole - quanto accade nel resto d’Europa. Con la non trascurabile differenza che gli stadi non italiani sono aperti sette giorni su sette e multifunzionali. Il San Paolo non diventerà lo stadio dei sogni dei napoletani, non sarà come quelli che ci sono in Germania, Spagna e soprattutto Inghilterra, di glorioso avrà la storia, Maradona ha vinto due scudetti, ma non le sembianze. Il San Paolo avrà quello che si chiama in gergo un deciso «adeguamento funzionale» e nulla più. Del resto, il Comune, in quanto ente pubblico e proprietario dell’impianto è tenuto a garantire sicurezza, la fruibilità a tutti dei locali dell’impianto, perché pubblico, e decoro, non altro. È tecnicamente impossibile fare altri tipi di intervento senza l’ausilio dei privati, in questo caso la Società Calcio Napoli, perché non si potrebbero giustificare innanzi alla Corte dei Conti investimenti su un bene pubblico di tipo non strutturale. È stato possibile accedere al Mutuo da parte dell’amministrazione perché conti alla mano la manutenzione dello stadio di Fuorigrotta costa mediamente oltre tre milioni l’anno e se non si fosse messo mano «all’adeguamento funzionale» la cifra sarebbe anche aumentata nei prossimi anni. Dunque, ristrutturando adesso si prevengono - questo il ragionamento fatto a Palazzo San Giacomo che ha avuto il via libera dai tecnici degli uffici comunali a cui tocca vidimare la delibera - più ingenti danni alle casse dell’Ente nei prossimi anni. Di più, una eventuale chiusura dell’impianto - come scritto nella delibera che porta la firma dell’assessore allo Sport Ciro Borrello - comporterebbe mancati introiti, il canone pagato dalla Società Calcio Napoli, circa un milione l’anno, e la necessità di fare manutenzione straordinaria che è molto più costosa. 
 
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