Adriana e le altre napoletane,
17 donne «cuore» del clan

Adriana e le altre napoletane, 17 donne «cuore» del clan
di Viviana Lanza
Giovedì 19 Gennaio 2017, 08:57 - Ultimo agg. 14:57
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Nell'elenco degli indagati se ne contano diciassette. Corrispondono a circa la metà della forza lavoro di cui disponeva il clan Elia per la sua attività più fiorente. Tra quelle indagate e quelle anche arrestate, sono il volto femminile del narcotraffico al Pallonetto di Santa Lucia. Le donne del clan sono protagoniste dell'inchiesta coordinata dai pm Antonio D'Alessio e Michele Del Prete del pool antimafia coordinato dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice e della procuratrice nazionale antimafia Maria Vittoria De Simone.

Sono mogli, madri, sorelle, figlie. Condividono quasi tutte la lontananza forzata dai loro uomini finiti in carcere e gli stessi ritmi di giornate tutte uguali, trascorse tra la cocaina da pesare, lavorare e confezionare nelle dosi che loro e altri dovranno poi occuparsi di vendere, tra le faccende domestiche, i bambini che al mattino sono a scuola (e guai a parlare con le maestre di cosa fa la mamma in casa) e al pomeriggio aiutano i più grandi a confezionare la cocaina. Vivono tra le attese per i colloqui in carcere e i giri di quartiere per la distribuzione delle mesate e delle dosi da spacciare. Tra la contabilità e i turni di corrieri e pusher. Attente a tutto, anche alla sorveglianza, badando a far sparire la droga in caso di blitz delle forze dell'ordine. C'è chi si apposta sul terrazzo e chi il suo turno lo trascorre seduta su una sedia davanti al portone, pronta a dare un cenno per avvertire i suoi di far sparire dosi o armi perché in giro ci sono poliziotti o carabinieri. Sono loro, le donne, a conoscere ogni singolo anfratto di via Pallonetto Santa Lucia dove la droga può essere nascosta, gettata per poi essere recuperata, custodita senza che nessuno possa mai scoprirla, proprio come gli uomini del clan.

Adriana Blanchi ha quarant'anni, un marito (Renato Elia) che nel clan del Pallonetto ha un ruolo di spicco e da tempo è detenuto in carcere, ha un figlio appena maggiorenne e uno tredicenne che ha voluto accanto a sé nella gestione di una piazza di spaccio. È tra i pochissimi a cui è consentito non versare la quota al clan. Dalle indagini è emerso che Blanchi guiderebbe un'attività di spaccio capace di fruttare 5mila euro a settimana, la più fiorente di quelle riconducibili al clan Elia. Al suo seguito ha alcuni collaboratori, alcuni anche minorenni. «Non cedeva solo singole dosi ma era in grado di piazzare anche quantitativi più consistenti» si legge tra le accuse che le muovono gli inquirenti. Marisa (nome di fantasia), invece, è poco più che una bambina. Quando non è a scuola, lavora con la mamma al confezionamento delle dosi. È un lavoro che al Pallonetto si usa fare in casa, seduti attorno a un tavolo e senza troppe perdite di tempo. «Marisa facimm' ambress... Accendi la telecamera, incominciamo ad aggiustare le palline...piccoline, vedi...» si ascolta nelle conversazioni intercettate nel corso della delicata indagine svolta dai carabinieri del comando provinciale del comandante Ubaldo Del Monaco con il coordinamento della Dda. La piccola si comporta come chi sa bene il da farsi: «Passami un accendino» e a chi la incalza risponde «io tengo un corpo e due mani, quando divento un robot allora...». Anna Pugliese è un'altra donna dell'inchiesta: secondo l'accusa subentra nello spaccio dopo l'arresto del fratello Bruno ed è «parte attiva - per gli inquirenti - nei fatti avvenuti tra luglio e agosto 2015 quando la famiglia Pugliese si contraoneva ai vertici del clan Elia non intendendo più versare la quota settimanale di 300 euro». Rita Di Mauro è la madre di Pugliese: «conosce bene le dinamiche dell'attività organizzata e gestita dal figlio». Rita De Crescenzo entra nell'inchiesta sulla scorta delle dichiarazione di un pentito: «Spaccia anche lei per conto del clan Elia». Mentre Anna Bocchetti è indicata tra le persone che collaborano stabilmente allo spaccio nell'androne di uno dei palazzi del Pallonetto, pronta a recuperare e occultare all'occorrenza lo stupefacente in caso di blitz.