Il caro gasolio un business per i broker della camorra

Il caro gasolio un business per i broker della camorra
di Luigi Sabino
Lunedì 21 Marzo 2022, 07:00
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La crisi energetica e, in particolare, l'aumento vertiginoso dei carburanti potrebbe rivelarsi un'occasione più unica che rara per le organizzazioni camorristiche. A lanciare l'allarme sono gli stessi investigatori che, alcuni mesi fa, portarono alla luce l'esistenza di una maxi frode, proprio nel settore degli idrocarburi frutto di una joint venture tra colletti bianchi, clan napoletani e cosche calabresi. L'operazione, denominata Petrol Mafie e conclusasi con decine di arresti e sequestri per svariati milioni di euro, ha permesso di scoprire un sofisticato sistema, composto da broker, società cartiere e affaristi al servizio della criminalità organizzata, in grado di condizionare, e non poco, il mercato degli idrocarburi. Un sistema, questa la preoccupazione degli investigatori che, nonostante gli arresti, sarebbe ancora in piedi, sebbene con nuovi interpreti, e che, anzi, starebbe approfittando dell'attuale momento di crisi per aumentare ancora di più i profitti che, poi, finiscono nelle casse dei boss. Per quanto riguarda la camorra gli occhi sono puntati non solo su alcune cosche storiche di Napoli, tra cui i Mazzarella, i Formicola e i Contini, questi ultimi, colonna portante della famigerata Alleanza di Secondigliano ma anche su sodalizi della provincia casertana. Due i modi con cui, secondo le forze dell'ordine, i clan starebbero incamerando illecitamente enormi profitti dal settore carburanti. Il primo è quello che, non senza ironia, qualche investigatore ha ribattezzato cocktail, ossia la miscelazione di carburante per autotrazione con oli lubrificanti o prodotti petroliferi artefatti.

In buona sostanza non si tratta che di allungare il carburante con alcune miscele, molte delle quali importate da paesi dell'est Europa. Il prodotto, una volta, diluito sarebbe rivenduto, ad un prezzo concorrenziale, alle cosiddette pompe bianche, ossia quei distributori di carburanti che non sono legati ai grandi marchi del settore petrolifero. Non è tutto. Da recenti attività investigative, si è scoperto che i clan di camorra avrebbero aggiunto un altro, e fondamentale, anello alla catena ossia l'acquisto, mediante prestanome, degli stessi distributori di carburante, completando in questo modo, l'intera filiera illegale. Sul punto, ad esempio, sono state rilevanti alcune informazioni acquisite di recente proprio sul clan Contini secondo le quali, Ciro Di Carluccio avrebbe investito diverse centinaia di migliaia di euro nell'acquisto di alcune pompe di benzina.

Non da meno sarebbero i rivali storici della potente cosca Mazzarella.

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L'organizzazione del rione Luzzatti da anni sarebbe attiva nel settore petrolifero arrivando a mettere a punto una strategia ancora più complessa in cui un ruolo fondamentale sarebbe giocato da alcuni broker, vero anello di congiunzione tra i boss e imprenditori petroliferi. Un sistema ingegnoso che prevede, come primo passo, la costituzione delle cosiddette cartiere ossia società il cui unico scopo è quello di produrre le carte ossia documenti. In realtà sono scatole vuote, molto spesso senza nemmeno una reale sede fisica, ma che attestando false credenziali, opererebbero sul mercato acquistando ingenti quantitativi di gasolio agricolo. Così, il gasolio agricolo, infatti, non ha nessuna differenza con quello normale se non per un sistema fiscale più favorevole ossia un costo minore. Una volta acquistato, con ovviamente una falsa documentazione redatta ad hoc, anche questo finirebbe nei serbatoi sotterranei di diversi distributori di Napoli e provincia e rivenduto come carburante normale. 

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