Crollo in Galleria, la famiglia Giordano: "Giustizia uguale per tutti ma non per De Magistris"

Crollo in Galleria, la famiglia Giordano: "Giustizia uguale per tutti ma non per De Magistris"
di Ferdinando Bocchetti
Martedì 17 Gennaio 2017, 11:01
2 Minuti di Lettura

MARANO. "La giustizia è uguale per tutti, ma non per De Magistris". Questa la reazione della famiglia di Salvatore Giordano alla richiesta di archiviazione della posizione del sindaco di Napoli, formulata nei giorni scorsi dai pm che indagano sul crollo in Galleria che costò la vita al 14enne di Marano. A parlare è Giuseppe Simeoli, lo zio materno di Salvatore, autore di una lunga missiva in cui è racchiuso il disappunto di tutta la famiglia. I familiari dello sfortunato ragazzo hanno più volte posto l'accento sulle responsabilità del primo cittadino di Napoli, che non "poteva non essere a conoscenza dei rischi in Galleria poiché più volte compulsato sull'argomento dal consigliere comunale Vincenzo Moretto". Ma ora i toni, dopo la richiesta di archiviazione dei magistrati inquirenti, sono ancora più duri. "Se sei il sindaco di una città come Napoli - scrive Giuseppe Simeoli, - ricca di monumenti, alcuni dei quali fatiscenti e pericolanti, e ricevi decine di segnalazioni dagli abitanti di un quartiere nonché quelle di un consigliere comunale, non puoi non  occupartene e fare finta che nulla stia accadendo, come se vivessi su un altro pianeta".

Lo zio di Salvatore è un fiume in piena e non si sofferma esclusivamente sulle cause del crollo. "Se ti chiami Luigi De Magistris, ex pubblico ministero, allora puoi continuare la tua esistenza serena poiché la giustizia è uguale per tutti ma non per te". E ancora: "Era una tragedia annunciata e la morte di un ragazzo innocente, di soli 14 anni, è stata causata anche dalla negligenza di Luigi De Magistris". Parole cariche di rabbia, insomma, a cui si aggiungono quelle di speranza e fiducia nell'operato del giudice per le indagini preliminari che dovrà avallare o sconfessare la tesi dei pm. "Non ci resta che sperare, con tutte le nostre forze - conclude Giuseppe Simeoli - nell'onestà e rettitudine di qualche giudice che, in nome della giustizia e della verità reclamata da una giovane vita spezzata, possano accertare le reali responsabilità, indipendente dalla posizione sociale o dalle cariche pubbliche ricoperte dalle persone coinvolte". 

© RIPRODUZIONE RISERVATA