Fortuna, una stanza di giochi e sogni
per il racconto delle bimbe abusate

Fortuna, una stanza di giochi e sogni per il racconto delle bimbe abusate
di Mena Grimaldi
Domenica 22 Maggio 2016, 11:07 - Ultimo agg. 23 Maggio, 09:50
3 Minuti di Lettura

Una stanza colorata, a misura di bambino, simile a migliaia di quelle camerette che ogni genitore arreda all’arrivo di un figlio. Quelle stanze che appena vedi, osservando i giochi e i colori, puoi renderti conto dell’età del bambino che le abita pur non sapendolo. É questo l’ambiente in cui per due giorni di seguito si sono svolte le udienze dell’incidente probatorio per l’omicidio di Fortuna Loffredo, la bimba di sei anni abusata e scaraventata nel vuoto dall’ottavo piano dell’edificio del Parco Verde di Caivano la mattina del 24 giugno del 2014.

Una stanza dei sogni per rendere meno agghiaccianti i racconti di tre bambine, figlie della compagna di Raimondo Caputo. Il Tribunale di Napoli Nord, con la presidente Elisabetta Garzo, il procuratore Francesco Greco, e il sostituto Domenico Airoma, non hanno trascurato alcun particolare pur di rendere meno traumatico possibile l’interrogatorio delle tre amichette di Fortuna, ma anche di tutti gli altri bambini.



 

 

Cenerentola, la principessa Sissi con i suoi boccoli biondi e quell’abito luccicoso che nella posa tanto ricorda la piccola Fortuna in una delle foto che in questi ultimi giorni è apparsa sui media perché tutte le bambine sognano di essere delle principesse, tutte gironzolano dentro casa con i tacchi alti della mamma, prendono di nascosto trucchi e smalto e poi iniziano a sognare quel mondo degli adulti che non sempre le tutela come meriterebbero. Anche Fortuna e la sua migliore amica, considerata la superteste, la piccola che per prima ha raccontato l’orrore, amavano i trucchi e lo smalto; è il passo più tenero di quell’ordinanza fatta di racconti di innocenza violata, agghiaccianti: «Io e Fortuna andavamo a farci le mani da un’amica del parco di fronte, Fortuna pure era brava a farle».

E poi Topolino, Minnie e un album da colorare per essere più vicini possibile al mondo delle bambine più piccole. L’obiettivo della presidente Garzo è stato solo uno:
«Le bambine non dovevano capire che si trovavano in un tribunale». Una stanza che si trova in un’altra ala del tribunale, lontana dal frastuono, dai passi veloci degli avvocati con le valigette. E in effetti man mano che ci si avvicina si fa sempre più fatica a pensare al luogo in cui ci si trova, ma soprattutto quando si apre quella porta l’odore delle bambole e delle matite colorate è così forte da contrastare con gli abusi, le violenze, le mani sul volto della bambina più piccola quando le viene chiesto: «Conosci Fortuna?».
Nella stanza attigua, divisa da un muro fatto di specchi, il vano in cui i parenti di Fortuna e gli avvocati hanno ascoltato cose raccapriccianti venute fuori tra un disegno e una risposta netta, tramite un monitor. Poco distanti anche Caputo e la compagna. Immobili.

© RIPRODUZIONE RISERVATA