L'incidente in tangenziale. La vedova dell'operaio: vogliamo giustizia

L'incidente in tangenziale. La vedova dell'operaio: vogliamo giustizia
Lunedì 27 Luglio 2015, 10:55 - Ultimo agg. 12:33
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Torre del Greco. Nella strada assolata e deserta che da via Nazionale conduce al mare di via Litoranea, c'è la casa in cui viveva Aniello Miranda, l'agente di commercio della Yma ucciso, all'alba di sabato, dall'auto guidata in contromano sulla tangenziale di Napoli da Aniello Mormile, oggi accusato di omicidio volontario. Nella domenica dedicata alla festa di sant'Anna, in via Santa Maria La Bruna a Torre del Greco, riecheggia solo qualche voce che, dalle finestre spalancate dei palazzi vicini, sembra rompere l'incantesimo della controra estiva e lo strazio del lutto. È il giorno dopo la tragedia: come la strada, anche la casa è immersa nel silenzio. Un silenzio cupo che nasconde la dignità di una famiglia dilaniata dal dolore e stanca di raccontare ferite impossibili da curare. Anna Giaffalli, la moglie di Aniello Miranda, ha gli occhi del pianto e il cuore gonfio di rabbia. Proprio come i due figli, Mena e Angelo, di 21 e 18 anni, che la seguono con uno sguardo d'amore, sorvegliando ogni gesto. «Il dolore - dice Anna - è un fatto così intimo e privato che preferisco tacere.
Non ho molto altro da raccontare: mio marito era una persona perbene, un padre che ogni mattina si alzava all'alba per andare a lavorare. Viveva in funzione della famiglia, ha cresciuto i figli educandoli al rispetto verso gli altri e verso se stessi. Non beveva, non fumava e ai nostri ragazzi raccomandava di fare lo stesso, imponendo loro di rientrare presto la sera, di fare una vita regolare e di stare lontano da droga e alcool. Per uno scherzo beffardo del destino è stato ucciso da un folle che guidava ubriaco. La notte prima di morire aveva sognato di essere arrestato: io l'ho tranquillizzato dicendogli che i carabinieri e i poliziotti, secondo interpretazioni che si tramandano di padre in figlio, sono le anime del Purgatorio che accorrono in aiuto. Ma, forse, era un triste presagio. Il resto, non conta: spero che all'assassino diano l'ergastolo e di perdono non voglio neppure sentire parlare. Semplicemente vogliamo giustizia per mio marito, per noi».




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