Napoli, la rabbia nel quartier generale
«Su di lui ancora e solo fango»

Napoli, la rabbia nel quartier generale «Su di lui ancora e solo fango»
di Francesco Lo Dico
Giovedì 2 Marzo 2017, 08:26 - Ultimo agg. 09:29
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Dall'alto del decimo piano, sulla vetta dell'antica sede della Flotta Lauro dove oggi luccicano le vetrate panoramiche dell'hotel Romeo, il golfo di Napoli sembra di solito stendersi docile intorno alla plancia di comando di una grande nave da crociera. Ma questa mattina, coperta dalla nebbia di un'acerba primavera, la sagoma del Vesuvio deve sembrare ai dipendenti dell'albergo, la minaccia incombente di un nuova bonaccia, pronta a trascinare il vascello alla deriva. Qui, nel cuore dell'impero dell'«avvocato», dove le calde acque della piscina pensile riflettono il gioco di luci della facciata di cristallo concepita da Kenzo Tange, l'arresto di Romeo è vissuto come l'ennesimo spregio. Lui, il grande nocchiero, è di nuovo nella tempesta. E i suoi uomini, qui nell'hotel che porta il suo nome, hanno voluto tributargli la loro vicinanza, in una giornata vissuta come un lutto. A dire il dolore dei dipendenti, più di ogni altra cosa, è il messaggio che rimandano le tre bandiere levate dinanzi alla facciata dell'albergo. Che oggi, in una giornata ventosa, restano come ammainate, simbolicamente ammainate. Romeo di nuovo in manette come nel 2008. «Insopportabile.

Arrestato il giorno del suo compleanno, che vergogna, hanno provato a umiliarlo, ma lui uscirà a testa alta da questo mare di fango anche questa volta», sibila un dipendente tra molti improperi. L'ennesimo rovescio di Alfredo Romeo, ha dissolto d'un tratto le squisitezze di rito incorporate nelle divise d'ordinanza. Tanto che, nella lussuosa conciergerie che accoglie gli ospiti tra giochi d'acqua e arredi di pregio, la parola d'ordine è riserbo. Un silenzio autoinflitto, ma trattenuto a forza in un malcelato fastidio. È la seconda volta che le manette scattano improvvise per il grande capo, dopo il blitz che nel 2008 lo trascinò in carcere per 75 giorni, travolto da accuse di associazione a delinquere e corruzione nell'ambito delle indagini su Global Service. Ma quando la polvere si posò, di quel castello di accuse che puntavano l'indice sull'appalto per la manutenzione delle strade del capoluogo non restò nulla. Niente, se non nel volto spettrale dell'«avvocato» uscito dalla lunga notte di Poggioreale dopo due mesi e mezzo di carcere preventivo e neanche un accenno di scuse.

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