Napoli, studente ferito a sprangate in corso San Giovanni: l’ombra del raid razzista

L'assalto a Napoli Est: «Ci hanno circondati e aggrediti a freddo»

Carabinieri
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di Viviana Lanza
Domenica 24 Marzo 2024, 23:55 - Ultimo agg. 26 Marzo, 07:29
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A volte può capitare che da uno sguardo o una parola di troppo possa scaturire una lite. Altre volte per scatenare un’aggressione può bastare una diversità, anche solo il colore della pelle. È su questo movente che stanno lavorando i carabinieri che indagano sull’aggressione ai danni di uno studente universitario ferito alla testa. Un’aggressione nata per un movente di quelli che nei verbali delle forze dell’ordine vengono liquidati come «futili», ma poteva finire peggio.

I fatti

L’universitario di origine pakistana, che compirà 25 anni il prossimo 8 aprile, è stato colpito alla testa e ferito da una baby gang. L’episodio si è verificato nel corso della notte tra sabato e ieri. I carabinieri del nucleo radiomobile di Napoli sono intervenuti in corso San Giovanni, all’altezza del civico 634, dopo la segnalazione di un’aggressione. È lì che lo studente della Federico II, in compagnia di altri universitari, sarebbe stato accerchiato e aggredito da un gruppo di ragazzini. Un’aggressione nata probabilmente in maniera casuale. La gang avrebbe incrociato il gruppo di amici e avrebbe iniziato a prenderli in giro. Poi il livello delle offese sarebbe salito, ma solo nei confronti dello studente straniero c’è stato un accanimento. Il 25enne Y.M.W, che abita proprio a San Giovanni a Teduccio, ha rimediato una ferita all’altezza dell’orecchio. È stato l’unico ad essere assalito del gruppo di persone con le quali si trovava e questo ha fatto valutare che il movente dell’aggressione possa avere uno sfondo razziale. Secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine, il giovane ha rifiutato il ricovero ed è stato medicato sul posto da un equipaggio del 118. 

Le indagini

I carabinieri hanno acquisito le immagini di telecamere di sorveglianza installate nella zona e hanno sentito gli altri studenti per cercare di identificare i responsabili dell’aggressione. Si tratterebbe di un gruppo di giovanissimi, «probabilmente minorenni» hanno spiegato le vittime. La tensione per l’imprevedibilità delle azioni delle bande di giovanissimi è sempre alta. Nel corso di un Comitato per la sicurezza che si tenne in prefettura furono addirittura paragonate all’Isis per l’impatto che avevano sulla società civile. Sulla percezione di insicurezza dettata dall’imprevedibilità delle azioni, dall’anonimato in cui potevano calarsi i responsabili di quelle azioni. Sono bande composte da giovanissimi, più simili alle gang di Los Angeles, territoriali e violente che da anni si osservano nei film hollywoodiani. Le forze dell’ordine e la Procura hanno avviato un gruppo di lavoro specializzato che ha tracciato un identikit delle gang che agiscono in città, tra il centro e la periferia. Si tratta di bande giovanili violente, composte da individui di un’età compresa tra i 14 e i 22 anni, che rappresentano una vera e propria minaccia sociale. L’obiettivo principale di questo gruppo di lavoro è comprendere meglio il fenomeno e adottare misure preventive efficaci per contrastarlo.

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Dalle informative emerge che le baby gang hanno un’organizzazione rudimentale, ma permeata di simboli che richiamano la camorra, anche se non sono ancora considerate parte delle organizzazioni criminali. Tuttavia, gli inquirenti avvertono che è proprio da questo serbatoio criminale in formazione che la camorra attinge, alimentando ulteriormente il ciclo della criminalità. Le parole d’ordine di questo gruppo investigativo sono sinergia e condivisione di informazioni. Un’ampia mole di dati viene raccolta durante i controlli su strada, dove vengono individuati i cosiddetti “reati spia”. Si tratta principalmente di situazioni in cui giovani vengono fermati e trovati in possesso di armi come coltelli o oggetti rubati come ciclomotori. Questi episodi scatenano un’attivazione dell’unità investigativa, che inizia a condurre indagini più mirate.