Uccise e fece a pezzi il boss a 16 anni: il macellaio della camorra resta in silenzio davanti ai pm

Uccise e fece a pezzi il boss a 16 anni: il macellaio della camorra resta in silenzio davanti ai pm
di Marco Di Caterino
Mercoledì 26 Luglio 2017, 11:02 - Ultimo agg. 16:05
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I «macellai della camorra» di Afragola. Domenico D'Andò, detto o chiattone per la sua stazza fisica, e il suo complice minorenne, arrestati lunedì scorso con l'accusa di essere mandanti ed esecutori della barbara uccisione di Luigi Ferrara e Luigi Rusciano - broker del contrabbando di sigarette in grande stile - e dello scempio sui loro corpi tagliati a metà e sepolti i quattro buste di plastica nera in un fosso di campagna tra Afragola e Casalnuovo, ieri mattina sono comparsi davanti al gip per l'udienza di convalida. Il primo nel tribunale di Napoli, mentre il secondo, oggi 17enne, ma all'epoca dei fatti ancora sedicenne, davanti al gip del Tribunale dei Minori. Mettendo in campo la stessa strategia difensiva, entrambi gli imputati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Dopo le brevi camere di consiglio i due giudici dell'indagine preliminare hanno convalidato l'arresto.
 

«Un passaggio scontato», dice al telefono il penalista Domenico Dello Iacono, che ha ricevuto il mandato per la difesa di entrambi gli imputati (in caso di rinvio a giudizio saranno giudicati separatamente). «Il nostro prossimo passo - annuncia - è il ricorso al Tribunale del Riesame. Solo in questa fase dell'iter giudiziario avremo accesso a tutta la documentazione, a tutte le perizie e a tutte le carte che hanno formato l'impianto accusatorio. In particolare conclude il penalista vogliamo verificare quel passaggio sul Dna, ricavato da tracce di sangue di una delle vittime, ritrovate su una parete dell'appartamento di Giugliano, dove secondo l'accusa le due vittime sarebbero state uccise. Nell'ordinanza di parla sono una sovrapposizione tra quello ricavato dalla traccia di sangue con il Dna preso sul cadavere di una delle vittime. Su questo occorre fare chiarezza».
 
 

In caso di rinvio a giudizio, il processo si spaccherà in due. Domenico D'Andò verrà giudicato in Corte di Assise, mentre il minorenne affronterà il dibatto in un'aula dal Tribunale dei Minori. Per la Procura di Napoli e per la Direzione Distrettuale Antimafia, invece, la prove raccolte dagli agenti del commissariato di Afragola diretto dal vice questore Stefano Iuorio, affiancati successivamente dai poliziotti della squadra mobile, sono confluiti in un solido e inattaccabile impianto accusatorio, costruito in due mesi di serrate indagini svolte alla vecchia maniera, come ha sottolineato con soddisfazione Antonio De Jesu, questore di Napoli. Il duplice delitto e lo scempio che ne è seguito, sono maturati in quell'ambiente difficile e spietato che è il mondo del contrabbando di sigarette in grande stile, a cui la camorra e in particolare il clan Amato Pagano, i coosiddetti scissionisti, hanno dato un notevole impulso. Luigi Ferrara, indicato dagli inquirenti come uomo di fiducia della cosca Franzese di Casoria (una costola della galassia del clan Moccia) di fatto era l'unico «concessionario» della sigarette di contrabbando in tutta l'area a nord di Napoli, circa 20 comuni. Lui importava i maxi carichi di «bionde» dei cosidetti «dodici metri» - la lunghezza del vano di carico di un tir e le piazzava ai vari capi zona, tra i quali Pietro Caiazza, boss degli scissionisti, arrestato nello scorso gennaio. E proprio quell'arresto fece saltare il già precario equilibro tra i contrabbandieri. Tra questi c'era Domenico D'Andò, la cui fedeltà al clan Amato-Pagano è costata la lupara bianca del padre. «o Chiattone», che aveva preso sotto la sua protezione il minorenne, dopo l'arresto di Pietro Caiazza ha tentato la scalata, organizzando insieme al suo giovanissimo complice il duplice delitto del ras del contrabbando e del suo braccio destro Luigi Rusciano. Lo scempio dei corpi, sgozzati e poi tagliati a metà, questa volta non aveva nessun particolare significato se non la necessità di trasportare i cadaveri in sacchi di plastica nera, senza destare nessun sospetto. La banalità del male assoluto.
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