Operaio schiacciato dall'escavatore
la Cassazione annulla le condanne

Operaio schiacciato dall'escavatore la Cassazione annulla le condanne
di Ciriaco M. Viggiano
Sabato 23 Settembre 2017, 16:14
3 Minuti di Lettura
SORRENTO. Era alla guida di un escavatore, quando il mezzo si ribaltò e lo uccise sul colpo. Per la morte di Pietro Del Pizzo, morto nel 2009 mentre lavorava in un giardino in via Nastro Verde, erano state condannate due persone per omicidio colposo: il 51enne proprietario del fondo, Antonino Muollo, e il 33enne direttore dei lavori, Gennaro Fiorentino. Per la Cassazione, però, è tutto da rifare: la quarta sezione penale ha annullato la sentenza della Corte d’appello di Napoli disponendo un nuovo processo. E così, a più di otto anni di distanza, la tragica scomparsa di Del Pizzo è ancora senza un responsabile.
 
La vicenda risale al 18 aprile 2009, quando Muollo ottenne l’ok per effettuare lavori di ripristino all’interno della sua proprietà. Per portare a termine l’intervento si avvalse della collaborazione di Pietro Del Pizzo, 40 anni all’epoca dei fatti, titolare di un’impresa specializzata nella movimentazione del terreno. All’improvviso l’uomo sprofondò in un vano che era stato realizzato a una quota più bassa e la cui copertura in assi di legno, polistirolo e fuscelli non aveva retto al peso dell’escavatore. Successivamente il Tribunale di Torre Annunziata condannò Muollo a due anni e sei mesi di reclusione, Fiorentino a due. Pene più miti in appello, dove il proprietario del fondo rimediò due anni e due mesi di carcere, mentre al geometra furono inflitti un anno e sei mesi.
 
Una decisione, quest’ultima, recentemente annullata dalla Cassazione. I giudici romani hanno condiviso la ricostruzione delineata dalla Corte d’appello e riconosciuto che Muollo, in veste di committente e gestore dell’impresa esecutrice dei lavori, «era tenuto a predisporre condizioni idonee per l’intervento di Del Pizzo in modo da assicurare la solidità del piano di lavoro e un’adeguata informazione su consistenza e caratteristiche dei luoghi». Ciononostante, per il 51enne la sentenza di secondo grado è stata annullata. Il motivo? La Corte d’appello aveva ritenuto Muollo colpevole anche del reato urbanistico previsto da una norma del Codice dei beni culturali successivamente dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale. La Cassazione, quindi, ha derubricato l’illecito da delitto a contravvenzione per poi dichiararne la prescrizione.
 
Quanto a Fiorentino, assistito dall'avvocato Francesco Cappiello, i giudici romani hanno chiarito che «la qualifica di direttore dei lavori non comporta automaticamente la responsabilità per la sicurezza». In più, l’individuazione di un soggetto chiamato a garantire l’assenza di rischi sarebbe stato inutile, vista la presenza di Muollo non solo nelle vesti di proprietario dell’area, ma anche di committente dell’intervento di ripristino, gestore dell’impresa esecutrice dei lavori e responsabile del cantiere. Di qui l’annullamento della sentenza. Per Muollo e Fiorentino, comunque, la vicenda non è chiusa: la Cassazione ha ordinato per loro un nuovo processo che dovrà essere celebrato davanti a una diversa sezione della Corte d’appello di Napoli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA