Napoli diventò subito metropoli. E lo è rimasta, in modo clamoroso, a partire dall’età vicereale, quando i regnicoli, per sfuggire alle vessazioni e ai balzelli dei baroni, si inurbarono in massa.
Napoli divenne la città dei frati e dei lazzari, bollati dagli illuministi come presenze parassitarie che vivevano in simbiosi, oltre che città di nobili e mercanti. Napoli è sempre stata affamata e andava sfamata. Innalzava palazzi scavando, alla bisogna, nel tufo del ventre molle e, sempre alla bisogna, riempiva i crateri di derrate alimentari, creando depositi che servivano a nutrire il popolo ed arricchire gli speculatori.
Una delle aree principali deputate all’accumulo e alla conservazione di beni alimentari era a ridosso dell’attuale piazza Dante, un tempo largo Mercatello, mercato piccolo, ma pur sempre mercato.
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