Piscinola, ancora al buio il luogo dell'aggressione mortale al vigilante

Piscinola, ancora al buio il luogo dell'aggressione mortale al vigilante
di Ferdinando Bocchetti e Pierluigi Frattasi
Sabato 24 Marzo 2018, 22:51 - Ultimo agg. 25 Marzo, 08:24
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È ancora guasto il lampione alla stazione di Piscinola della Linea 1 sotto il quale, il 3 marzo scorso, fu colpito a morte il vigilante Franco Della Corte. Nonostante i solleciti dei dipendenti, a più di 20 giorni dall’agguato, nessuno ha pensato di cambiare quella lampadina. E tutta l’area di sera è immersa nel buio più profondo. In quella stessa area dove Franco è stato aggredito alle spalle a colpi di bastone, poi rivelatisi letali, impedendogli, forse, si scorgere per tempo il pericolo.

Quel lampione maledetto si trova sul ciglio della strada comunale, proprio sopra il cancello, sempre chiuso, che dà accesso all’area interna della stazione. È lì che la guardia giurata si è fermata con la sua vettura quella notte, durante la ronda. «In quell’angolo – raccontano i suoi colleghi – non esistono altre fonti di illuminazione. Quel lampione è stato ripetutamente vandalizzato da ignoti. Ogni volta che la luce viene ripristinata, viene rotto di nuovo. Non si sa chi sia. Le nostre segnalazioni per aggiustarlo, finora, non sono state ascoltate». Intanto, senza luci, la strada comunale davanti a quel cancello resta buia e isolata, un vicolo dell’orrore dove può accadere di tutto. 
«Stupisce – raccontano i lavoratori – che a tanti giorni di distanza da quell’efferato omicidio, in quel posto il lampione sia ancora guasto. Manca ancora la lampadina e nessuno si è preoccupato di sostituirla. Sia i vigilantes che vanno a chiudere la sera, sia quelli che vanno ad aprire il cancello la mattina non vedono nulla. L’abbiamo fatto notare più di una volta, ma è ancora in quello stato». Su segnalazione del presidente della commissione Mobilità, Nino Simeone, intanto, ieri pomeriggio l’Anm, che non ha competenza diretta sul lampione in questione, ma negli ultimi anni si è sempre prodigata per le manutenzioni del sistema di illuminazione della stazione di Piscinola, si è impegnata a sostituire la lampada entro le prossime ore. «Saremo sempre dalla parte dei colleghi di Franco che sollecitano maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro. Le guardie giurate e gli operatori del settore trasporti avranno tutto il nostro sostegno». Sono distrutti dal dolore, provati da una morte assurda e senza senso, eppure i familiari di Franco Della Corte hanno trovato ancora una volta la forza per manifestare solidarietà a coloro che in queste ore si stanno battendo per ottenere maggiori tutele e «affinché - ripetono Annamaria, Giuseppe e Marta, la moglie e i figli del vigilante ucciso da tre minorenni - la sua morte non sia vana. Comprendiamo lo stato d’animo dei colleghi di Franco, costretti a lavorare in luoghi tutt’altro che sicuri ma soprattutto in assoluta solitudine. Lavorare in quel modo non è concepibile». Concetti ripetuti anche nel giorno del funerale di “Ciccio”, alla presenza di numerosi rappresentanti istituzionali. «Abbiamo ricevuto tanti attestati di solidarietà e non ci aspettavamo tanta partecipazione e vicinanza - aggiungono ancora i familiari della guardia giurata - Il mondo istituzionale, almeno con le parole, ci ha supportato in questi giorni di profondo e inspiegabile dolore. La polizia, il cardinale Sepe, il governatore De Luca e tanti altri. Ora auspichiamo, però, che dalle parole si passi ai fatti, ai gesti concreti per onorare al meglio la memoria di Franco». Tra le iniziative in cantiere c’è quella dell’intitolazione della stazione metro di Piscinola, il luogo dove Della Corte ha perso la vita. «Sarebbe un bellissimo gesto - sottolinea Gennaro Galantuomo, cognato della vittima e legale della famiglia - La proposta è piaciuta molto ai figli e alla moglie di Franco: si trasformerebbe un luogo di morte in un luogo di vita. Ora attendiamo riscontri da parte delle istituzioni, in primis dal Comune di Napoli». Attestati di solidarietà, ma al momento nessun incontro con i vertici della società, la Security service, dove per molti anni ha operato Della Corte.

Per la famiglia del vigilante, indipendentemente dagli accordi sindacali eventualmente siglati, «ci sono chiare responsabilità anche da parte di chi ha consentito che i lavoratori operassero in quelle condizioni». «Le indagini faranno il loro corso anche su questi aspetti, sia in sede civile sia penale - sottolinea Galantuomo - Anche se i lavoratori avessero accettato tali condizioni, è del tutto evidente che lo hanno fatto poiché erano in condizioni di oggettiva debolezza nei confronti dell’azienda». «È importante – commenta Simeone - che adesso si metta in sicurezza il lampione, ma anche tutta l’area della stazione. Dopo quanto accaduto, sinceramente, ci aspettavamo delle azioni concrete per migliorare la sicurezza della Stazione di Piscinola. Com’è possibile che dopo tutto questo tempo quel lampione sia rimasto così?». 
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