Racket dei fiori, oltre un secolo
di carcere per 14 affiliati al clan

Racket dei fiori, oltre un secolo di carcere per 14 affiliati al clan
di Dario Sautto
Mercoledì 20 Luglio 2016, 14:52
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Pompei. Estorsioni al mercato dei fiori, oltre un secolo di carcere per 14 affiliati al clan Cesarano. Dalla periferia stabiese, infatti, il gruppo camorristico di Ponte Persica riusciva ad imporre il pizzo agli imprenditori della vicina Pompei, in nome del boss Ferdinando «Nanduccio» Cesarano, il capoclan che nel suo curriculum ha una spettacolare evasione dall'aula bunker di Salerno, due lauree conseguite al 41 bis e 32 ergastoli da scontare.
Si chiude con piccoli sconti di pena e alcune conferme il secondo grado del processo «Easy Mail» contro i Cesarano. Per Antonio Inserra, alias «'o guerriero» (difeso dall'avvocato Francesco Schettino) è arrivato lo sconto da 20 a 16 anni di reclusione. Scende da 18 a 15 anni anche Michele Onorato, alias «'o pimuntese», mentre per Salvatore Sansone arriva la conferma dei 16 anni incassati in primo grado; passa da 14 a 10 anni e mezzo Agostino Cascone. Per i principali imputati è arrivato il riconoscimento della continuazione con precedenti condanne, dunque in un paio d'anni potrebbero tornare tutti in libertà. Piccole riduzioni per Raffaele Cafiero (8 anni e 8 mesi), Francesco Inserra (7 anni), Carmela Zurlo (6 anni e mezzo), Giovanni Corbelli (6 anni e 8 mesi), suo fratello Oreste, Anna Inserra e Michele Santarpia (6 anni per tutti). Conferme, infine, per Francesco Solimene (8 anni), Francesco d'Assisi Inserra (7) e Pasquale Cipollaro (4).

Un totale di 120 anni di reclusione, in parte già scontati in carcere da quasi ciascuno degli imputati. Per tutti, a vario titolo, l'accusa era di associazione per delinquere di stampo mafioso ed estorsione. La Corte d'Appello di Napoli aveva già ridotto le pene da scontare anche per gli altri due imputati che avevano scelto il rito abbreviato, ovvero il reggente del clan Nicola Esposito «'o mostro» e Alfonso Cesarano, il carrozziere che lo ospitò durante la sua latitanza in un box arredato nella periferia di Pompei. Esposito (difeso dall'avvocato Massimo Autieri), che quando finì in manette era nella lista dei 100 latitanti più pericolosi, sta scontando il residuo di pena per la condanna a 12 anni e 8 mesi di reclusione che lo vedrà tornare in libertà già il prossimo anno, dopo aver ottenuto lo sconto dai 20 anni del primo grado; 6 anni di carcere per Cesarano. Entrambi, pur essendo stati arrestati successivamente, hanno ottenuto un processo più rapido che si è chiuso separatamente ad aprile.

Secondo l'Antimafia, i Cesarano gestivano il racket nel mercato dei fiori di Pompei: incontravano le vittime in una serra in località Ponte Izzo e le minacciavano. L'operazione «Easy Mail» portò ad una ventina di arresti tra gli affiliati al clan Cesarano, anche grazie alle dichiarazioni del pentito Vincenzo Procida, deceduto in un misterioso incedente stradale poco dopo aver avviato la sua collaborazione con la giustizia. Sullo sfondo anche sull'omicidio di Carmine D'Antuono, avvenuto a Gragnano il 28 ottobre 2008: nelle tasche della vittima fu trovato un biglietto che lo avvertiva di stare attento, un «pizzino» che era partito dal carcere ed era stato scritto da Antonio Inserra.
 
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