Torna libero Alfredo Romeo, l'imprenditore napoletano al centro del caso Consip. Questa la decisione dopo il match dinanzi al Tribunale del Riesame di Roma. Esigenze cautelari e legittimità delle intercettazioni, a ricostruire il ragionamento fatto a porte chiuse. Al centro la storia giudiziaria legata alla presunta corruzione di un funzionario di Consip da parte di Alfredo Romeo, una vicenda riassunta in due termini: la mancanza di esigenze cautelari, a distanza di cinque mesi e mezzo dagli arresti (quattro dei quali in cella, il resto ai domiciliari); i rilievi sull'uso delle conversazioni di Romeo e dei suoi interlocutori raccolte grazie all'ormai famigerato virus-spia Trojan. Un'ora di confronto a porte chiuse, dinanzi ai giudici romani, con i difensori di Romeo (i penalisti Francesco Carotenuto, Alfredo Sorge e Giovan Battista Vignola), che hanno depositato sentenze e pronunciamenti recenti per ottenere la revoca degli arresti domiciliari a carico dell'imprenditore.
Chiara la strategia della difesa di Romeo: partire dalle motivazioni della Cassazione che, un mese e mezzo fa, chiedeva ai giudici del Riesame di sostenere in modo più approfonditi il tema dell'arresto di Romeo, anche alla luce della memoria difensiva depositata in Procura a Napoli lo scorso 23 dicembre; e dal più recente provvedimento del Tribunale di Roma, con cui la Romeo gestioni è stata rimessa in pista negli appalti vinti (tra cui i lotti di Fm4), abbattendo il divieto a contrarre rapporti con la pubblica amministrazione.
Due «verdetti» che hanno riaperto il caso Consip, ovviamente in attesa del processo per corruzione che attende l'imprenditore a partire dal prossimo 19 ottobre dinanzi a una sezione del Tribunale di Roma. Ma la Procura non era stata in silenzio, rilanciando le accuse su una serie di punti che erano stati stigmatizzati dalla Cassazione.
L'imprenditore Romeo torna libero
dopo cinque mesi agli arresti
Riesame sull'uso di trojan e pizzini
Martedì 15 Agosto 2017, 20:34
- Ultimo agg.
17 Agosto, 08:32
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