Scampia, le sviste del Comune
dal Tar nessun ok alle case ai clan

Scampia, le sviste del Comune dal Tar nessun ok alle case ai clan
di Daniela De Crescenzo
Giovedì 30 Marzo 2017, 08:32 - Ultimo agg. 21 Marzo, 05:46
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Agli uffici comunali non sono arrivate notifiche di ricorsi al Tar da parte di assegnatari che rischiavano di essere esclusi dalle assegnazioni a causa di carichi penali: non è stata, quindi, l’esigenza di difendersi dalle diffide a convincere l’allora dirigente del servizio, Assunta Malinconico, a ricorrere all’Avvocatura, e poi ad ammettere nelle nuove case famiglie al cui interno ci sono persone con sentenze di condanna per reati associativi.

I numeri non confermano la necessità di salvarsi da un’ondata di ricorsi, come aveva sostenuto la dirigente nel corso di un’intervista al Mattino e come aveva ribadito ieri il sindaco De Magistris in una dichiarazione a Repubblica. E soprattutto, è il caso di sottolinearlo, nessun camorrista e nessun suo familiare ha ottenuto ragione da un tribunale. Contro le decisioni del Servizio Casa, spiegano gli uffici e conferma la stessa ex dirigente, è stato inoltrato un solo ricorso al Tar (ma potrebbe anche spuntarne un altro) non, però, da parte di un’assegnataria.

Al tribunale amministrativo si è rivolta una donna che aspirava alla regolarizzazione di un alloggio occupato e aveva ottenuto un diniego. Il 6 dicembre del 2016 il presidente del collegio Santino Scudeller, con i magistrati Pierluigi Russo e Gabriella Caprino, hanno sospeso l’efficacia del provvedimento impugnato e hanno fissato l’udienza di merito per il 10 ottobre 2017. Secondo il tribunale amministrativo, infatti, la ricorrente, è rinviata a giudizio ma non condannata per il reato di associazione camorristica, e per evitarle un “pregiudizio irreparabile” si sospende in via cautelativa il provvedimento. Il Tar, dunque, non ha vagliato nemmeno un caso di sentenza di primo grado, ma solo quello riguardante un rinvio a giudizio, che appare, infatti, escluso dalla norma.

Quindi la sentenza del Tar non rimette in discussione alcuna norma, come pure aveva spiegato l’assessore Panini, ma semplicemente corregge un errore di interpretazione. Il parere dell’avvocatura, invece, tratta casi assolutamente diversi e si riferisce alla possibilità di ottenere un nuovo alloggio da parte di un assegnatario, o di un suo familiare, condannato per camorra: secondo i legali del Comune il trasferimento va fatto perché la legge che aveva sanato l’occupazione illegale, quella del ’97, non prevedeva questi vincoli.

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