Scuola, nuove proteste contro l'algoritmo
«straccia famiglie»

Scuola, nuove proteste contro l'algoritmo «straccia famiglie»
di Daniela De Crescenzo
Domenica 11 Settembre 2016, 11:14 - Ultimo agg. 13:47
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«Il computer ha deciso la nostra vita, quel maledetto algoritmo ci ha rovinati. È stato lui a stabilire che io vivrò a Belluno e mia moglie in un paesino emiliano. E adesso i nostri due figli dove li sistemiamo. A metà strada?»: Sergio Maggiobello e Alessandra Granieri, tutti e due professione insegnante, raccontano la loro storia e dimostrano che la vita non può essere affidata a una formula matematica. Troppe le variabili, quando bisogna decidere contemporaneamente la vita di duecentomila persone, quante sono quelle coinvolte quest'anno dall'«operazione trasferimento». Un esodo biblico.

Sergio e Alessandra insieme a una cinquantina di colleghi, hanno partecipato al flash mob che avrebbe dovuto svolgersi per tutta la mattinata in piazza Plebiscito e che è stato stroncato dalla pioggia. «Siamo entrambi docenti di sostegno alla secondaria di secondo grado - racconta il marito - Lo scorso anno io sono finito a Belluno e mia moglie è restata a Napoli, a Scampia. Quest'anno, con la mobilità straordinaria, io sono rimasto a Belluno e lei con la roulette dell'algoritmo è finita in provincia di Reggio Emilia, a Carpineti, in un ambito che non aveva nemmeno segnalato nelle preferenze. Come se non bastasse a mia moglie hanno sbagliato il calcolo del punteggio, lei ha presentato ricorso, ma non ha ottenuto la correzione. Il paradosso è che io, se pure avessi voluto, non avrei mai potuto scegliere l'ambito di mia moglie visto che abbiamo scoperto la sua destinazione qualche settimana fa. E in tutto questo il ministero sostiene che la formula funziona. Adesso io devo iscrivere mia figlia in prima elementare e dalla Giannini vorrei sapere: la iscrivo a Belluno, la iscrivo a Carpineto e a Trentola Dugenta che è il nostro Paese?».

Con il vecchio sistema, i trasferimenti venivano decisi in base al punteggio. Senza algoritmo la coppia avrebbe potuto indicare le stesse sedi, magari al Nord, avendo la speranza di finire almeno nella stessa regione. Ma che ne sa il computer dei legami di parentela? Che gliene frega dei figli? Nulla. E così la protesta cresce.
Silvia Pedicini è stata assunta in Emilia e con la conciliazione ha ottenuto di spostarsi nel Lazio. Per raggiungere la scuola dovrà prendere un treno tre bus e fare un percorso a piedi: «Ho accettato la conciliazione per necessità, ma è stata una farsa. Eppure io sono risultata idonea a cinque concorsi», racconta.


Mena Napoletano dovrà andare a Muggiò, provincia di Monza. «In quel posto la vita è carissima non so proprio come farò a viverci con i mieri 1397 euro, avrò bisogno dell'aiuto della mia famiglia...», protesta. Rosaria Cappanelli dovrà andare a Trezzano nei pressi di Brescia: «Finora ho insegnato a Napoli. Adesso io vorrei sapere: che fine ha fatto il mio posto? Ho tentato la conciliazione, mi avevano destinato alle Alpi Apuane. Ho preferito presentare ricorso. Ma anche questo non sarà facile, gli avvocati costano e noi non sappiamo più da dove prendere i soldi visto che dobbiamo mantenerci lontano da casa».




Qualcuno spera nella cosiddetta «assegnazione provvisoria». «Quest'anno sull' organico di fatto non ci saranno molti posti - dice la responsabile Cisl scuola di Napoli, Rosaria Colonna - l'unica speranza è il sostegno: visto che mancano i docenti con la specializzazione, abbiamo concordato con il direttore scolastico regionale di assegnare le cattedre ai docenti che vogliono rientrare anche se non hanno il titolo specifico».
Quindi i disabili, anche quelli in situazioni più difficili, potranno essere affidati a docenti di matematica, di latino e di greco, tanto per fare qualche esempio. Con quali risultati non si sa.

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