Se Pd e Forza Italia
restano in stand by

di ​Corrado Castiglione
Sabato 1 Ottobre 2016, 08:41
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Politica assente e partiti svuotati: l’allarme lanciato da Antonio Bassolino fa pendant, da una parte, con l’inesorabile e progressiva sequela di sezioni che vengono chiuse sui territori e, dall’altra, con l’immobilismo che caratterizza alcune grandi forze politiche, anche di fronte alle ultime significative sconfitte elettorali. Come se l’idea-partito sia riducibile a quella di una fabbrica del consenso che poggia le proprie basi sull’alchemica combinazione fra segmenti di classe dirigente e tecnocrazie, al di là di una visione politico-strategica che parta dai bisogni e dalle speranze della comunità.
Sul fronte del Pd si fa sempre più strada l’interrogativo: che fine ha fatto il lanciafiamme di renziana memoria, a maggior ragione alla vigilia della impegnativa tenzone referendaria che dovrebbe trovare proprio nel partito del presidente del consiglio le maggiori energie propulsive sul territorio? Eppure qui il Pd sembra avere smarrito l’identità. La memoria pare come ferma, così come sono fermi i siti web: emblematico. Il sito del Pd Campania è paralizzato alla vigilia delle Regionali 2015, segnato dall’hashtag «Cambiare ora con De Luca» e dallo slogan «Guida la svolta» che è accompagnato dall’immagine di una giovane e bella militante sorridente mentre viene ripresa al volante di un’auto: è lo speciale alle amministrative, naturalmente sempre quelle del 2015. A campeggiare le news c’è l’appello al voto. Non cambia di molto il sito del Pd Napoli, dove si apprende che la ministra Maria Elena Boschi «sarà a Napoli venerdì 15 aprile» ma non si sa bene di quale anno. Per il resto, occhio al faccione del segretario provinciale Venanzio Carpentieri che apre il collegamento ad un post del 30 settembre 2014, mentre dall’altra parte della homepage compare a futura memoria l’organigramma della segreteria provinciale che fu, prima di essere falcidiata da molteplici dimissioni: in cima quelle dei vice-segretari.

Per carità, si fa per dire: poi magari il cambiamento del partito è già in atto e la colpa è di chi non se ne accorge. Eppure quei due siti fermi come due orologi guasti rendono l’idea di un partito in cui la svolta non è ancora partita. Probabilmente perché la sconfitta elettorale non è stata metabolizzata, anzi non è mai stata neppure accettata, tantomeno discussa.
Persino di fronte al referendum la piazza del Pd a Napoli è apparsa marginale rispetto a tante discussioni che pure ci sono state ad Ercolano o in altri capoluoghi come Avellino e Salerno, complice un cartellone pensato su scala regionale: non a caso già nei prossimi giorni il partito si ripropone di organizzare momenti di riflessione anche in città, dal Vomero a Barra e a San Lorenzo. Non è mai troppo tardi. Per il momento l’unica impronta del Pd a Napoli è quella affidata alla perseverante opposizione della ex candidata a sindaco, parlamentare nonché capogruppo Valeria Valente, che in questa prima serie di sedute è apparsa molto presente (non solo mediaticamente) anche in giornate non proprio libere da impegni alla Camera.
Stessa musica, sul fronte opposto, per Forza Italia laddove c’è un’altra parlamentare - Mara Carfagna - a portare avanti le ragioni degli “azzurri”, accanto al capogruppo Stanislao Lanzotti. Ancora assente invece Gianni Lettieri, del quale fino a qualche settimana fa si favoleggiava un ritorno in grande stile con una lista autonoma alla Città metropolitana, grazie soprattutto alla spinta del sempre attivo Marco Nonno, ma poi non se n’è fatto più nulla. Intanto resta a dura prova il fegato del primo dei non eletti, Enzo Moretto.
Dal canto suo anche Forza Italia - come il Pd - non ha mai fatto i conti con la sconfitta elettorale, la seconda consecutiva a Napoli al ballottaggio, quasi come se la croce sia stata appannaggio soltanto del candidato civico che l’ha portata. L’asse formato dal coordinatore regionale Domenico De Siano e dal capogruppo in Regione Armando Cesaro regge senza considerevoli scossoni a dispetto di qualche scalfittura patita dalla fidanzata del Cavaliere. Già perché di fronte alle vicende campane ad oggi Francesca Pascale, insieme a Maria Rosaria Rossi (commissario straordinario nel Casertano), sembra un po’ più defilata dopo la sconfitta elettorale a Caserta. Per il resto il partito mantiene un passo sostanzialmente attendista nell’attesa che la svolta di Stefano Parisi abbia a compiersi: unica eccezione Stefano Caldoro, che condivide col Parisi analoga area (socialista) di provenienza e non solo il nome di battesimo.
In definitiva, a fare due conti viene fuori che a tre mesi dal voto per ora in città Pd e Forza Italia sono ancora in modalità stand by.
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