«Storie di Napoli»: il fenomeno social a caccia di leggende diventa un libro

«Storie di Napoli»: il fenomeno social a caccia di leggende diventa un libro
di Francesca Cicatelli
Lunedì 21 Dicembre 2015, 22:15 - Ultimo agg. 14 Gennaio, 19:21
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Dei Salvatore di Giacomo moderni. In missione a Napoli e non per guardarla di sfuggita. Si può andare a caccia nei vicoli? Ebbene sì ma in cerca di leggende impolverate. Dal web alla carta, attraverso un percorso inedito, il fenomeno "Storie di Napoli" diventa un'antologia caleidoscopica di 23 autori che, nati sul web, poco più che ventenni, da esploratori della città - «abbiamo trascorso intere domeniche rapiti dalla città e incuriositi di tutto» raccontano - hanno inaugurato un’avventura cartacea di immagini e racconti edita dalla no profit «Spazio Cultura Italia», presieduta da Mimì de Maio. Un live narrato che fa vivere attraverso il Tempio della Scorzata fino al fiume Sebeto. Dalla Chiesa di S.Maria del Parto a Vico Limoncello e Purgatorio ed Arco. Dalla leggenda di Masaniello alle imprese di Sofia Blanchard. Dalle scoperte del medico Semmola all’ideatore del diritto internazionale privato Nicola Rocco. Dal fondatore della Croce Rossa Palasciano all’ideatore del Corpo dei Pompieri Del Giudice e alla matematica Mary Somerville. Fa riflettere anche il loro motto «Innamòrati o Innamoràti di Napoli», un grido e una sfida ma anche un imperativo a scuotere le coscienze di chi la guarda di sfuggita. Quattro scrittori (Federico Quagliuolo, Valerio Iovane, Gaia Borrelli, Mariagiovanna Guillaro, Lidia Vitale, Roberta Montesano, Beatrice Morra, Arianna Giannetti) e 8 disegnatori (Lisa Emanuele Mocciaro, Luigi Cappelli, Anna Del Vecchio, Eleonora Bossa, Diana Damiani, Laura Capuano, Giorgia D’Emilio, Cristina Bianco, Claudia Cerulo, Flavia Guarracino, Antonio Vitale, Annamaria Docimo, Luca Merola, Elena Carax, Roberta Silvestre) per un libro che svela Napoli e invita a riscoprirla e lasciarsi sorprendere anche perché «Il vero problema di Napoli - dicono - è nell'assenza di programmazione nel riportare alla luce storie non documentate».

Tutto è nato dalla storia misteriosa di Colapesce, un bassorilievo su uno dei palazzi monumentali di via Mezzocannone, che ritrae l’eroe che unisce Napoli a tutte le città del Mediterraneo (come spiega Federico Quagliuolo nel video per Il Mattino.it). Questo gruppo di ventenni ha dichiarato il proprio amore alla città un anno fa, attraverso il sito www.storiedinapoli.it e la relativa pagina Facebook su cui raccontano di miti, magie, luoghi, odori e sapori della città raccogliendo migliaia di fans. Ore passate in biblioteca a compiere ricerche, giornate spese per inseguire storie tra i vicoli della Sanità, nei palazzi storici di Chiaia, nelle Chiese più nascoste ed abbandonate. I ragazzi si definiscono cantastorie, piccoli novellieri con il sogno di raccontare, con i mezzi moderni, le storie che cent’anni fa scrivevano Ferdinando Russo e Salvatore Di Giacomo. Un gruppo di “Indiana Jones dei vicarielli”, con l’obiettivo di far svegliare nei ragazzi l’amore per le proprie radici.

Spazio Cultura Italia dal canto suo investe sui giovani di Napoli.

Mimì de Maio ci crede davvero e vuole «riportare al Sud i cervelli in fuga che qui non hanno trovato riconoscimento e credito». Quello di Storie di Napoli è un messaggio sano che parte dal basso per contaminare altre parti della società. Una sfida di cittadinanza: «approfondire e raccontare le storie della nostra città per conoscerla, amarla e tutelarla. Ognuno di noi può fare tanto, concretamente, partendo però proprio dalla bellezza».