Terzigno. Tentò di uccidere la sua ex con un cacciavite: condannato

Terzigno. Tentò di uccidere la sua ex con un cacciavite: condannato
di Francesco Gravetti
Venerdì 15 Gennaio 2016, 09:47
3 Minuti di Lettura
Terzigno. «Rinchiuso in quattro mura, non faccio altro che pensare a tutti gli errori che ho fatto nei tuoi confronti». Scrive così Luigi Iervolino, lo stalker che lo scorso mese di settembre a Terzigno, appena due giorni dopo la morte di Enza Avino per mano del suo ex fidanzato, aggredì Ewa Litwin che lo aveva lasciato, cercando di colpirla con un cacciavite. Per quell’episodio, Iervolino è stato condannato a 2 anni e 4 mesi di carcere: il processo è stato celebrato con rito abbreviato nel tribunale di Nola, la sentenza è arrivata ieri dopo l'udienza di mercoledì. Lui resta in carcere, a Poggioreale, dove è finito dopo che evase i domiciliari per cercare ancora lei, Ewa.

E proprio dal carcere, Luigi ha scritto due volte alla donna con la quale ha avuto una relazione. Lettere con le quali invoca il perdono e chiede che Ewa possa andare a trovarlo in carcere, dove sta soffrendo molto. «Mi basterebbe non dico il tuo perdono, ma un tuo saluto. Forse ti chiedo troppo, ma te lo dico con il cuore in mano: se dal tuo cuore ti senti di venirmi a trovare in carcere, ti prego di farlo». Uno schema, quello della lettera inviata dalla cella, che richiama ancora una volta i fatti di Terzigno: anche Nunzio Annunziata, l’assassino di Enza Avino, scrisse ai genitori della donna che lui stesso aveva ucciso per chiedere perdono. Dal canto suo, Ewa Litwin non ha mai risposto alla lettera: «Non ho nulla da rispondere. Sono sicura che mi ama, ma il suo è un amore malato, destinato a non avere futuro», fa sapere. Ewa, peraltro, non vive più in Italia: ha lasciato Terzigno ed ha chiuso col suo passato ed è per questo che non ha potuto nemmeno leggere la seconda lettera che gli ha inviato l’uomo. Luigi Iervolino, 45 anni, il 16 settembre del 2015 inseguì Ewa, con la quale aveva avuto anni prima una relazione: rimase a lungo sotto la sua abitazione poi, quando lei si allontanò, decise di seguirla con la propria macchina.

Ci fu un inseguimento, poi lui speronò l’auto della donna e armato di cacciavite picchiò al finestrino urlando di voler fare una strage «come ha fatto quello», riferendosi all’omicidio effettuato da Nunzio Annunziata appena 48 ore prima. Nel frattempo, la vittima dell'aggressione aveva chiamato i carabinieri, che arrivarono sul posto e arrestarono l'uomo. Iervolino fu spedito ai domiciliari ma, durante la sua permanenza forzata a casa, continuò a cercare la donna con chiamate, sms, messaggi su whatsapp. A ottobre un altro tentativo di approccio: evase dai domiciliari e andò a Terzigno. Anche in quell'occasione fu bloccato dai carabinieri: probabilmente, stava andando proprio nell’abitazione di Ewa Litwin, forse a chiederle per l'ennesima volta di tornare con lui, nonostante l'aggressione e la violenza. Da allora è rinchiuso in carcere e proprio da Poggioreale ha saputo della pena che gli è stata comminata: difeso dall’avvocato Enrico Ranieri, Iervolino è stato condannato per lo stalking, l’uso improprio del cacciavite (brandito come un’arma bianca) e la violenza privata.

Avendo ottenuto la possibilità di celebrare il rito abbreviato, è stato condannato a 2 anni e 4 mesi ma, almeno per il momento, non uscirà dalla galera. Peraltro, quando la prima volta fu spedito ai domiciliari si sollevarono delle polemiche: la stessa ex fidanzata non nascose tutta la sua delusione per quella misura cautelare che lei riteneva insufficiente. Si sentiva ancora in pericolo. Con la lettera, Luigi Iervolino ha provato un disperato approccio, un tentativo di farsi perdonare dalla donna che avrebbe potuto ammazzare, se non fossero intervenuti i carabinieri: «Lo so che ho sbagliato e troppe volte me ne sono fregato di te. Oggi lo rimpiango tanto», ha scritto ancora. Ma Ewa Litwin è irremovibile: «Non ne voglio sapere più nulla, questa storia mi ha segnato per sempre».
© RIPRODUZIONE RISERVATA