Il tritolo trovato in Puglia serviva per uccidere il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo

Il tritolo trovato in Puglia serviva per uccidere il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo
Mercoledì 11 Maggio 2016, 09:03 - Ultimo agg. 12 Maggio, 15:13
4 Minuti di Lettura

NAPOLI - Sarebbe stato utilizzato per ammazzare il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo il tritolo sequestrato nel barese alcuni giorni fa. La notizia è stata rivelata agli inquirenti della Dda di Bari da un collaboratore di giustizia originario del napoletano il quale, in cella, alla fine del 2015, sarebbe entrato in contatto con uomini della camorra che parlavano di un agguato al magistrato.
 

 

L'attentato. Sulla vicenda indaga il pm Antimafia barese Roberto Rossi, che ha coordinato anche le indagini che hanno portato al sequestro dei 550 grammi di esplosivo letale, nascosto sotto un albero, di fronte al cancello della tenuta di un boss di Gioia del Colle (Bari), il trafficante di armi Amilcare Monti Condesnitt, il quale per questa vicenda è ora in carcere con altre 4 persone. E proprio a Gioia del Colle, stando alle dichiarazioni del pentito, sarebbe dovuto avvenire l'attentato. Il clan che lo stava progettando aveva infatti studiato gli spostamenti di Colangelo fra Puglia e Campania e avrebbero colpito a Gioia, dove il capo della Procura di Napoli abita.

Il procuratore. «Continuerò a fare il mio lavoro al servizio dello Stato, fin quando mi sarà richiesto»: è quanto ha detto il Procuratore della Repubblica di Napoli, Giovanni Colangelo, a proposito del progetto di attentato nei suoi riguardi. Il magistrato, nonostante le richieste e le insistenze dei cronisti, non ha voluto aggiungere altro.

Le indagini. Avevano mantenuto il riserbo sull'utilizzo del tritolo sequestrato lo scorso 29 aprile gli investigatori della Squadra mobile di Bari che sabato scorso, 7 maggio, avevano diffuso ai giornalisti alcuni particolari sull' operazione. Oltre a Monti Condesnitt erano stati sottoposti a fermo il suo braccio destro, Francesco Paolo Ciccarone, di 40 anni di Santeramo in Colle (Bari), Antonio Saponaro, di 35 di Bari, Giuseppe Piscopo, di 24 di Bitonto (Bari) e il Paolo Paterno, di 33 di Bari. I cinque - fu riferito - erano accusati di detenzione e porto di armi da sparo ed esplosivo. Le indagini, coordinate dalla Dda, furono avviate dopo il tentato omicidio di Giuseppe Drago, compiuto il 14 febbraio scorso nel quartiere San Pio di Bari.

Il pentito. Il collaboratore di giustizia che ha rivelato agli inquirenti di aver saputo di un attentato al procuratore Colangelo è un pregiudicato legato alla criminalità barese ma non appartenente alla Scu come si era appreso in un primo momento. Le informazioni riferite agli inquirenti della Dda di Bari, a quanto si è saputo, sarebbero state riferite al pentito dal boss di Gioia del Colle Amilcare Monti Condesnitt, arrestato nel corso dell'operazione che ha sequestrato i 550 grammi di tritolo all'esterno della sua tenuta. 

I sopralluoghi dei camorristi. La pianificazione dell'attentato al procuratore - secondo le rivelazioni del pentito - sarebbe passata attraverso una serie di sopralluoghi sul percorso dal casello autostradale del capoluogo campano alla casa del magistrato a Gioia del Colle. Camorristi avrebbero cioè avviato una serie di ispezioni di luoghi idonei a tendere l'agguato a Colangelo, individuando infine proprio la sua città nel barese. Stando a quanto riferito dal collaboratore di giustizia, il boss di Gioia Amilcare Monti Condesnitt gli avrebbe anche confidato di essere entrato in contatto con alcuni camorristi, dicendosi preoccupato delle conseguenze.


La ricostruzione. Gli inquirenti hanno ricostruito il contesto nel quale sarebbe maturato l'agguato: contrasti tra gruppi criminali per il controllo delle attività illecite, in particolare fra pregiudicati vicini al clan Strisciuglio, di cui anche la vittima fa parte, e il gruppo contrapposto, vicino agli odierni fermati. Grazie alle intercettazioni ambientali disposte nell'ambito delle indagini sul tentato omicidio, gli agenti hanno scoperto l'acquisto e il trasporto dei 550 grammi di tritolo insieme con una pistola semiautomatica Tokarev calibro 7,65 con caricatore e munizionamento.

Tentato omicidio. La Procura di Bari ha aperto nei giorni scorsi un'indagine per tentato omicidio ai danni del Procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo, nei cui confronti la camorra stava organizzando un attentato. Lo si apprende da fonti giudiziarie baresi. Al momento il fascicolo è a carico di ignoti. Il pm Antimafia Roberto Rossi ha delegato gli accertamenti alla Squadra Mobile della Questura di Bari.

La scorta. La scorta al procuratore è stata rafforzata dopo le dichiarazioni di un pentito pugliese su un attentato ai suoi danni che sarebbe stato organizzato da alcuni esponenti di clan camorristici napoletani. Della notizia si è avuta conferma negli ambienti giudiziari baresi dopo l'allarme dei giorni scorsi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA