Via Caracciolo, sui nuovi cordoli scatta l'indagine

Via Caracciolo, sui nuovi cordoli scatta l'indagine
di ​Davide Cerbone
Martedì 3 Maggio 2016, 13:08
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Dall'incrocio con Viale Dohrn a piazza Vittoria, un chilometro di polemiche con vista sul Golfo. Avanza così, su via Caracciolo, il cordolo della discordia, 1.100 metri di pietra lavica che corrono tra il mare e la Villa Comunale per proteggere la pista ciclabile separandola dalla carreggiata riservata ai mezzi a motore. Avanza, cioè, lentamente (i lavori, iniziati il 24 febbraio, sono soggetti ai tempi di produzione dei monoblocchi) e tra le carte bollate. «Mancano duecento metri, la direzione dei lavori ci ha assicurato che questa settimana dalla Sicilia ne arriveranno altri 150: verranno stesi immediatamente, così da arrivare quasi a piazza Vittoria, dove si completerà il primo tratto», spiega l'ingegner Pasquale Di Pace dell'assessorato comunale ai Lavori Pubblici.Ma la questione dei tempi diventa marginale di fronte alle osservazioni di Manfredi Nappi, portavoce dell'associazione «Napoli Attiva», che ben prima dell'inizio dei lavori aveva denunciato le difformità dell'opera rispetto al dettato della Soprintendenza.

Rilievi che Nappi ha raccolto in un esposto sulla cui scorta la Procura della Repubblica di Napoli ha aperto qualche giorno fa un'indagine con delega alla verifica. «Il Comune spende la bellezza di 150mila euro per un'opera provvisoria che è per giunta in difformità con le prescrizioni della Soprintendenza. Un'assurdità», s'indigna l'avvocato amministrativista. Poi entra nel merito dell'esposto che è stato depositato un mese fa: «Le prescrizioni prevedono che quel cordolo sia ancorato alla pavimentazione e di facile smontaggio, invece la pavimentazione è stata rimossa e il cordolo è stato cementificato, aggirando in questo modo il parere della Direzione regionale del Mibac, secondo cui in una zona fortemente vincolata sul piano paesaggistico non si potevano realizzare interventi prima di aver rimosso i baffi realizzati abusivamente a mare all'epoca delle World Series dell'America's Cup di vela. Inoltre, una circolare della divisione sicurezza del Ministero dei Trasporti, ripresa dalla Soprintendenza in un parere del 2012, dispone il rispetto delle misure minime previste della legge, vale a dire un'altezza di quindici centimetri.

Il cordolo che il Comune sta realizzando, invece, è alto venti centimetri. Oltre alle difformità di carattere normativo, poi, ci sono i pericoli per i ciclisti - spiega Manfredi Nappi -: la pietra lavica, infatti, si mimetizza con l'asfalto ed ha un angolo vivo».Osservazioni alle quali l'ingegner Di Pace risponde così: «Ho seguito personalmente la vicenda e posso assicurare che è tutto in regola. Le misure del cordolo sono in linea con le prescrizioni previste dalla legge e gli elementi applicati, che dovevano essere amovibili, non sono stati inchiodati. Inoltre, i monoblocchi sono intervallati per un adeguato deflusso idrico in corrispondenza delle caditoie. Se sono cementificati? Certo, sotto c'è la malta per assicurarli a terra. Ma ci si è attenuti alle prescrizioni di legge», garantisce il collaboratore dell'assessore ai Lavori pubblici Mario Calabrese. Ma Nappi se la prende anche con la Soprintendenza.

«È forte con i deboli e debole con i forti - sbotta -. Se un privato cittadino cambia colore alla facciata del palazzo, lo sbrana. Se però il Comune contravviene a delle disposizioni, lascia fare senza alzare un dito. L'8 marzo scorso il segretariato regionale del Ministero ha chiesto alla Soprintendenza di riscontrare queste mie osservazioni, ma ad oggi, dopo quasi due mesi, da Palazzo Reale inspiegabilmente tacciono». Nei mesi scorsi le critiche all'opera erano piovute da più parti: dal candidato sindaco Gianni Lettieri, che lo ha definito «un ennesimo sfregio al Lungomare», al presidente della Prima Municipalità Fabio Chiosi («quel muretto al centro della carreggiata può causare disagi e anche incidenti stradali»), passando per il consigliere comunale del Pd Carmine Attanasio, che ha parlato di spreco, sottolineando il «pericolo soprattutto per i tanti bambini che nei giorni di grossa affluenza impegnano la pista ciclabile». A dispetto di tutto, la striscia di pietra scura guadagna poco a poco metri sul Lungomare. Ma la coda delle controversie promette di essere ben più lunga.
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