«Abuso d'ufficio, reato vago chi governa è in trappola»

«Abuso d'ufficio, reato vago chi governa è in trappola»
di Paola Perez
Mercoledì 18 Maggio 2016, 08:57 - Ultimo agg. 10:26
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«Dice Cacciari che solo un pazzo può amministrare un Comune. Sottoscrivo, e vado oltre: mi sento abbastanza pazzo da poterlo fare. L'Elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam è una guida da prendere seriamente in considerazione. Se la follia è positiva, fa bene al genere umano». Nicola Marrone, magistrato in aspettativa e sindaco di Portici, prova a prenderla con filosofia citando il filosofo e ex sindaco di Venezia. Ma poi confessa di vivere con profonda amarezza la sua vicenda giudiziaria. Unico indagato per abuso d'ufficio sulla nomina del nucleo di valutazione dei dirigenti comunali, il pm aveva chiesto di archiviare la sua posizione «per mancanza di intenzionalità del dolo» ma il gip ha imposto una richiesta di imputazione coatta: ci sarà, quindi, un'altra udienza preliminare per decidere se rinviarlo a giudizio.

Questi i fatti: dopo il suo insediamento, Marrone ha rinnovato l'organismo di controllo interno sostituendo i tecnici nominati dal suo predecessore Enzo Cuomo, che avevano ancora a disposizione due anni di incarico. Due si sono dimessi, la terza è stata reintegrata vincendo un ricorso al Tar. Nel frattempo è partita l'inchiesta, su denuncia proprio di Cuomo. E ora si profila il rischio di un processo. Ma Marrone non ci sta: è lui a mettere in piazza la faccenda e si prepara a dare battaglia. «Finisco sotto accusa per un regolamento che è stato redatto da tecnici, valutato dalla segreteria generale, approvato da un giunta. Non capisco perché mi si consideri il solo responsabile di un presunto marchingegno ai danni di chi è rimasto fuori dal nucleo di valutazione. E quale sarebbe poi il mio tornaconto? Davvero non riesco a darmi una risposta logica. Ho fiducia nella magistratura e saprò difendermi nelle sedi opportune. Tanto più che lo stesso pm non ha ravvisato dolo nel mio comportamento».

Come è nata l'inchiesta?
«Le denunce sono arrivate dal senatore Pd Enzo Cuomo, ex sindaco di Portici. E non è finita lì».

In che senso?
«Perché poi sono stati presentati tanti altri esposti sull'attività dell'ente locale. Una situazione veramente anomala, quasi non potevamo più muoverci senza che fosse tirata in ballo una querelle giudiziaria. Una chiara intenzione di ostacolare l'efficienza della macchina comunale. Un vero e proprio attacco politico».

Lo definisce attacco politico perché arriva da un ex sindaco o perché arriva da un senatore Pd? Lei è stato eletto con una coalizione di liste civiche più Verdi, Idv e Udc.
«A questa domanda preferisco non rispondere».

Torniamo all'argomento centrale, allora: come può un sindaco mettersi al riparo dal pericolo di finire indagato?
«Innanzitutto dovrebbe circondarsi di persone con grande esperienza, nelle quali ripone massima fiducia, a cominciare dal segretario comunale. Ma pure questo è un percorso difficile».

Perché?
«Perché un sindaco non ha accesso, o almeno non totalmente, allo strumento dello spoil system. Non può, appena eletto, rimodulare lo staff dirigenziale inserendo persone di sua scelta ma utilizzare l'organico già esistente».

Insomma, prende quello che trova.
«È proprio così».

Con l'incognita di qualche situazione già avviata e rimasta, per così dire, fuori controllo.
«E alla fine è il povero sindaco che finisce alla gogna. Non conosco bene il caso di Parma, ma non posso che solidarizzare con Pizzarotti. Mi pare stia ricevendo da ogni parte attestati di stima per il lavoro che ha svolto finora».

Ai sindaci allora conviene stare fermi per non sbagliare?
«Attenzione, perché il rischio è proprio questo: perdere per strada le migliori forze della politica e dell'amministrazione di fronte alla possibilità di finire in guai giudiziari. A chi è tentato dal dubbio dico di essere pazzo e andare avanti. Altrimenti potrebbe accadere ai sindaci quello che già accade ai medici: più che curare i pazienti, si preoccupano soprattutto della strategia difensiva da mettere in campo in caso qualcosa vada storto. Uno scenario di questo tipo davvero non mi sta bene. Dove andremo a finire? Dobbiamo rinunciare al nostro ruolo, ai nostri progetti di rilancio del territorio?».

Malgrado gli incidenti di percorso, crede che riuscirà a portare a termine il suo mandato?
«Certo che lo farò. È mia ferma intenzione arrivare fino alla fine».

Come ha trovato la città all'atto del suo insediamento?
«Portici usciva da un periodo di commissariamento e aveva grossi guai sotto il profilo finanziario. Certo, ora sarebbe facile scaricare tutte le colpe sulle amministrazioni precedenti».

Sta cercando di «restituire la cortesia» al senatore Cuomo?
«Ho detto che sarebbe facile, non che ho intenzione di farlo. Preferisco richiamare l'attenzione sull'impegno che sta mettendo questa amministrazione nell'impresa di risanare il bilancio». (...) 

Come è arrivato dalle aule di giustizia alla politica?
«Sono partito dalla polizia. Quattordici anni di esperienza, dall'antisequestri in Sardegna ai reparti speciali. Poi dieci anni in magistratura, ma mai come inquirente: ho cominciato da giudice del lavoro e ho finito nel collegio giudicante del tribunale di Torre Annunziata. L'ultima avventura, quella politica, è partita tre anni fa».

Un bel dilemma districarsi tra l'amministrazione della giustizia e quella della cosa pubblica. Da magistrato e sindaco, può vedere il problema dalle due angolazioni.
«Cantone, che pure è magistrato e pure ha un incarico di natura amministrativa, esprime a chiare lettere la sua perplessità sull'indeterminatezza del reato di abuso d'ufficio, così come previsto dall'articolo 323 del codice penale».

In termini più semplici?
«Il codice prevede che ci debba essere intenzionalità del dolo, cioè volontà di arrivare a un certo obiettivo per proprio tornaconto, oppure illegittimità dell'atto. Esclusa la seconda ipotesi, nel ragionare della prima ci sono margini interpretativi troppo ampi».

E quale potrebbe essere un rimedio?
«Serve una corretta distinzione tra reato penale e illecito amministrativo; se non c'è arricchimento va seguita la seconda ipotesi, lasciar giudicare al Tar e al Consiglio di Stato».Depenalizzare l'abuso d'ufficio?«Non intendevo proprio questo...».

La legge Severino?
«Non voglio dire che è un attentato, ma sicuramente un vulnus per la democrazia».