La scienza contro la retorica

di Vittorio Del Tufo
Martedì 23 Maggio 2017, 22:29
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Eccoli, alla fine, gli attesissimi dati del registro tumori infantili della Campania. Tracciano una linea netta tra la psicosi e il rigore scientifico, tra gli allarmi ingiustificati e la serietà dei riscontri.

Tra il clamore mediatico e la silenziosa trincea degli addetti ai lavori. In Campania i bambini e gli adolescenti si ammalano con la stessa frequenza che nel resto d’Italia: il tasso d’incidenza dei tumori infantili nella zona tristemente nota come Terra dei Fuochi è in linea con i dati nazionali, oltre che con gli altri comuni della regione. Il risultato al quale sono giunti gli autori dello studio, con riferimento alle diagnosi di tumore maligno tra i residenti in Campania di età inferiore ai 20 anni nel quinquennio analizzato (2008-2012), ha il merito di restituire il primato della scienza in una materia delicatissima che era stata, negli ultimi anni, sottratta al rigore del metodo scientifico, lasciando campo libero a interessi speculativi enormi oltre che a una certa retorica distruttiva, spesso costruita lontano dalla Campania e infarcita dei peggiori luoghi comuni. 
Abbiamo tante volte sostenuto che l’unica messa a fuoco possibile, in questa materia, era quella fondata sui dati reali, sull’analisi delle schede ospedaliere e sul rigore delle indagini relative all’incidenza oncologica. I dati del registro tumori infantili ci dicono che la contaminazione ambientale nei 90 comuni campani compresi nella Terra dei Fuochi (56 in provincia di Napoli e 34 nella provincia di Caserta) non ha prodotto danni alla salute (leucemie, linfomi, tumori del sistema nervoso centrale) dissimili rispetto a quelli registrati in analoghe aree industriali e antropizzate del Paese. È un risultato che non deve far arretrare di un solo millimetro le azioni a tutela del territorio e l’impegno per un monitoraggio puntuale e costante delle contaminazioni ambientali.


Per essere ancora più chiari: i dati illustrati ieri dal governatore De Luca e dal consigliere per la sanità Coscioni non cancellano né l’evidenza del gravissimo inquinamento, con migliaia di ettari di terreno talmente contaminati da rendere impossibile il risanamento, né i danni che l’inquinamento oggettivamente provoca alla salute; non cancellano, inoltre, il ruolo svolto dalle ecomafie e dalla criminalità organizzata che sulle macerie di un territorio un tempo felice ha costruito un impero economico. E non cancellano nemmeno la presenza, invasiva e devastante, delle piccole industrie fuorilegge che lavorano e sversano in nero, continuando a spargere veleni nella terra e nell’aria che respiriamo. Questi risultati, infine, non spengono i fuochi che continuano a bruciare nella zona, nonostante il loro numero si sia considerevolmente ridotto negli ultimi cinque anni. 
Guai a indulgere, insomma, alla tentazione di considerare salvifiche le conclusioni del registro tumori, quasi rappresentassero una sentenza di assoluzione o un colpo di spugna sulle responsabilità del passato. Però queste conclusioni fanno piazza pulita di un pregiudizio che, con il contributo spesso involontario di certi preti di provincia o capipopolo sempre lesti a soffiare sul fuoco, ha arrecato danni gravissimi all’economia e all’immagine di una terra che un tempo era stata florida. Alla peggiore retorica distruttiva, magari animata da buone intenzioni ma fondata su dati parziali e comunque privi di riscontro scientifico, si sono sovrapposti interessi speculativi che hanno rischiato di spezzare le gambe a realtà produttive di straordinaria importanza, a cominciare dalla filiera della mozzarella di bufala. Chi dimentica gli orribili cartelli affissi in numerosi supermercati del Nord («Qui non si vendono prodotti campani») o certe trasmissioni televisive nelle quali all’approfondimento scientifico si preferiva la comoda scorciatoia della caccia agli untori? 
I dati oggettivi, e certificati, del registro tumori sono rassicuranti e rappresentano un punto fermo, ma non un punto di arrivo. Impegnano le istituzioni a mantenere alto il livello della sfida, a effettuare con regolarità nuove verifiche e nuovi monitoraggi, e tutte le autorità preposte alla bonifica del territorio a onorare gli impegni assunti. Basti pensare, per frenare gli entusiasmi, che l’Italia resta uno dei Paesi europei dove si registra il maggior numero di tumori infantili. 


Ma è probabilmente un altro il vero significato, dall’altissimo valore simbolico, di questo verdetto atteso da tempo. Ed è quello di restituire un po’ di serenità, e di speranza, a una popolazione che si è vista privata dell’idea stessa di futuro. Quasi una damnatio memoriae che ha rischiato, e ancora rischia, di imprimere un marchio di infamia e di irredimibilità al destino di una Terra che vorremmo da oggi ricominciare a chiamare di Lavoro, e mai più dei Fuochi. Ma perché ciò davvero si realizzi quei dannati fuochi occorre spegnerli del tutto.
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