Antimafia, omaggio a don Diana: «Un vero eroe dei nostri tempi»

di ​Fabio Ciaramelli
Venerdì 15 Marzo 2024, 00:00 - Ultimo agg. 06:03
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La Commissione Antimafia, presieduta da Chiara Colosimo, alla vigilia del trentesimo anno dalla morte di Don Diana, ha approvato all'unanimità, un documento in sua memoria.
 
La Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, istituita con legge 2 marzo 2023, n. 22, in prossimità della ricorrenza del trentesimo anno dalla morte di Don Giuseppe Diana, ha inteso rendere omaggio alla sua memoria, per onorare il sacerdote della parrocchia di San Nicola di Bari in Casal di Principe, conosciuto dai fedeli come don Peppe o don Peppino, assassinato il 19 marzo 1994, all 'età di 35 anni, nella sagrestia della chiesa mentre si accingeva a celebrare la Santa Messa. Ordinato sacerdote il 14 marzo 1982, fu nominato parroco della parrocchia di San Nicola di Bari in Casal di Principe il 19 settembre 1989.

Si laureava il 17 marzo 1986 in Filosofia presso l'Università degli studi di Napoli, mostrandosi attivo anche nell'Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (Agesci).  

Don Giuseppe Diana, dunque, era un sacerdote colto che viveva e operava tra la gente, molto impegnato soprattutto con i giovani nel seminare gli ideali della legalità, della solidarietà e della difesa dei più deboli e professando il rifiuto assoluto e incondizionato del dilagare della sopraffazione camorristica. 

Nel Natale del 1991, unitamente ai sacerdoti della Forania di Casal di Principe, don Giuseppe Diana ebbe a redigere e a diffondere in tutte le chiese di Casal di Principe e dell'area aversana un volantino intitolato "Per amore del mio popolo", considerato il più significativo manifesto dei valori spirituali e dell 'impegno civile contro la camorra. 

Dal contenuto del documento, divenuto I 'esplicito manifesto della sua battaglia per la legalità in un territorio controllato dal pericoloso clan dei Casalesi, si evince il pensiero di don Giuseppe Diana riguardo all'importanza del ruolo che preti e uomini di chiesa devono assumere pubblicamente in contesti territoriali particolarmente intrisi di mafiosità: "Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra. Come battezzati in Cristo, come pastori della Forania di Casal di Principe ci sentiamo investiti in pieno della nostra responsabilità di essere "segno di contraddizione ' Coscienti che come chiesa "dobbiamo educare con la parola e la testimo-nianza di vita alla prima beatitudine del Vangelo che è la povertà, come distacco dalla ricerca del superfluo, da ogni ambiguo compromesso o ingiusto privilegio, come servizio sino al dono di sé, come esperienza generosamente vissuta di solidarietà". 

Da altri passaggi del documento si desume il chiaro messaggio di denuncia contro le "regole" imposte dalla camorra: "La Camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana. I camorristi impongono con la violenza, armi in pugno, regole inaccettabili: estorsioni che hanno visto le nostre zone diventare sempre più aree sussidiate, assistite senza alcuna autonoma capacità di sviluppo; tangenti al venti per cento e oltre sui lavori edili, che scoraggerebbero l'imprenditore più temerario; traffici illeciti per l'acquisto e lo spaccio delle sostanze stupefacenti il cui uso produce a schiere giovani emarginati, e manovalanza a disposizione delle organizzazioni criminali; scontri tra diverse fazioni che si abbattono come veri flagelli devastatori sulle famiglie delle nostre zone; esempi negativi per tutta lafascia adolescenziale della popolazione, veri e propri laboratori di violenza e del crimine organizzato". 

Il sacerdote non omette altresì di denunciare esplicitamente le collusioni tra camorra e politica: "E oramai chiaro che il disfacimentodelle istituzioni civili ha consentito l'infiltrazione del potere camorristico a tutti i livelli. La Camorra riempie un vuoto di potere dello Stato che nelle amministrazioni periferiche ècaratterizzato da corruzione, lungaggini e favoritismi. La Camorra rappresenta uno Stato deviante parallelo rispetto a quello ufficiale, privo però di burocrazia e d'intermediari che sono la piaga dello Stato legale ". 

Sul piano giudiziario risulta chiaramente delineata la matrice camorristica dell'omicidio, da inquadrare tra gli atti intimidatori e punitivi, aventi anche significato di avvertimento simbolico e indiretto nei confronti della popolazione, realizzati dal clan dei Casalesi, costituito nel 1988, contro esponenti delle istituzioni, della stampa e della chiesa, diretti a far calare il silenzio sulle infiltrazioni della camorra negli apparati della pubblica amministrazione, nel settore degli appalti e nella gestione illecita dello smaltimento dei rifiuti nel casertano. 

La morte di don Giuseppe Diana, invero, fu decretata da una delle fazioni camorristiche radicate sul territorio di Casal di Principe capeggiate da Nunzio De Falco e da Giuseppe Quadrano, non solo quale atto di punizione nei confronti del parroco che aveva rifiutato di officiare il rito funebre per Gilberto Cecora (zio del Quadrano) per ribellarsi simbolicamente alle tante morti provocate dalla sanguinosa faida tra il clan dei Casalesi, capeggiato da Francesco Schiavone e da Francesco Bidognetti, e i gruppi criminali "scissionisti" riconducibili alla famiglia De Falco, a Giuseppe Quadrano e ad altri; ma anche, più in generale, quale atto dimostrativo contro chi aveva osato non solo contrapporsi ma addirittura vincere la condizione di assoluta omertà nel territorio casertano circa l'esistenza e l'operatività del clan dei Casalesi. 

Ancor più significato assume il ricordo di don Giuseppe Diana, quale fiero oppositore all'assoggettamento del territorio di riferimento da parte del clan dei Casalesi, se si considera che poco o nulla si conosceva, dal punto di vista investigativo, della strutturazione gerarchica ed operativa di tale associazione di tipo mafioso. 

Riguardo all'omicidio di don Giuseppe Diana, va evidenziato che i giudici di merito hanno valorizzato, in particolare, le coraggiose e pregnanti dichiarazioni accusatorie del testimone oculare Augusto Di Meo, il quale individuava in Giuseppe Quadrano il killer di don Giuseppe Diana; le dichiarazioni auto ed eteroaccusatorie di Giuseppe Quadrano, confesso di esser stato l'esecutore materiale dell'omicidio del sacerdote, rese una volta divenuto collaboratore di giustizia; le dichiarazioni di Armando Quadrano, fratello di Giuseppe, pure confesso di aver partecipato all'omicidio e deceduto prima dell'inizio del dibattimento di primo grado; il comportamento di Nunzio De Falco, mandante dell'omicidio, in sede di colloquio investigativo avvenuto in Spagna con gli inquirenti italiani. 

Nel corso dell'audizione del 25 gennaio 2024, resa dinanzi alla Commissione antimafia, il testimone Augusto Di Meo, amico di don Giuseppe Diana e presente in sagrestia la mattina dell'omicidio, in occasione dell'onomastico del parroco, ha ripercorso, con la stessa tensione morale, i drammatici momenti in cui ha fornito il proprio contributo all'accertamento della verità. 

Don Giuseppe Diana è divenuto, pertanto, una figura simbolica della lotta alla criminalità organizzata, esponendosi con coraggio sul fronte della denuncia e dell'impegno per la legalità. 

Durante l'Angelus del 20 marzo 1994, il giorno dopo l'omicidio del sacerdote, significativamente papa Giovanni Paolo II pronunciava il seguente messaggio di cordoglio: "Sento il bisogno di esprimere, ancora una volta, il vivo dolore in me suscitato alla notizia dell'uccisione di don Giuseppe Diana, parroco della diocesi di Aversa, colpito da spietati assassini mentre si apprestava a celebrare la Santa Messa.

Nel deplorare questo nuovo, efferato crimine, vi invito ad unirvi a me nella preghiera di suffragio per l'anima del generoso sacerdote, impegnato nel servizio pastorale alla sua gente. Voglia il Signore far sì che il sacrificio di questo suo ministro, evangelico chicco di grano caduto nella terra e morto (cfr. Gv 12, 24), produca frutti di sincera conversione, di operosa concordia di solidarietà e di pace”.

Don Giuseppe Diana fu poi insignito della medaglia d'oro al valor civile, con decreto del Presidente della Repubblica del 19 ottobre 1994, con la seguente motivazione che ne consacra emblematicamente il ricordo: "Parroco di un paese campano, in prima linea contro il racket e lo sfruttamento degli extracomunitari, pur consapevole di esporsi a rischi mortali, non esitava a schierarsi nella lotta alla camorra, cadendo vittima di un proditorio agguato mentre si accingeva ad officiare la messa. Nobile esempio dei più alti ideali di giustizia e di solidarietà umana. Casal di Principe (CE), 19 marzo 1994”.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel corso del suo intervento del 21 marzo 2023 a Casal di Principe in occasione della Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie, condivideva ancora una volta il sentimento di riconoscenza e ammirazione verso don Giuseppe Diana. 

Nel suo intervento, il Presidente della Repubblica, dopo aver ricordato di essersi recato presso "la tomba di don Peppino Diana" e aver incontrato i suoi familiari, descriveva il sacerdote come "un uomo coraggioso, un pastore esemplare, un figlio di questa terra, un eroe dei nostri tempi, che ha pagato il prezzo più alto, quello della vita, per aver denunciato il cancro della camorra e per aver invitato le coscienze alla ribellione ". Il Presidente Mattarella, quindi, sottolineava la levatura del quotidiano impegno del sacerdote, l'amore dei fedeli che lo circondava e l'esempio che aveva lasciato loro: "Don Diana aveva compreso, nella sua esperienza quotidiana, che la criminalità organizzata è una presenza che uccide persone, distrugge speranze, alimenta la paura, semina odio, ruba il futuro ai giovani... L'efferato omicidio di Don Peppino Diana è stato un detonatore di coraggio e di volontà di riscatto. Ha prodotto un 'ondata di sdegno, di partecipazione civile, una vera battaglia di promozione della legalità. Lo ha ricordato il sindaco poc'anzi, rammentando la grande partecipazione popolare che ha accompagnato il feretro di Don Diana ".

Ulteriore testimonianza del grande significato spirituale riconosciuto alI'opera di don Giuseppe Diana era rappresentata dal conferimento, il 26 febbraio 2014, della laurea ad honorem in Teologia biblica presso la Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale. 

Va ricordato, infine, che la memoria di don Giuseppe Diana, ideale testimone della legalità, si perpetua anche attraverso le attività del Comitato a lui intitolato, costituito il 25 aprile 2006 a Casal di Principe, con lo scopo di tramandare e promuovere gli insegnamenti del parroco, e attraverso le attività della cooperativa sociale "Le terre di don Peppe Diana — Libera Terra", costituita il 20 settembre 2010, che coltiva circa 80 ettari di terreni confiscati alla camorra, compresi nei comuni di Cancello ed Arnone, Carinola, Castel Volturno, Grazzanise e Pignataro Maggiore.

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