«Con me Napoli verso il futuro Bassolino non è competitivo»

di Marilicia Salvia
Domenica 31 Gennaio 2016, 23:32
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«Oddio, il San Carlo. Mi sa che neanche stavolta ce la faccio». Valeria Valente scruta il telefonino che le ha appena ricordato l’appuntamento della domenica pomeriggio con la Vedova Allegra. «Ho fatto l’abbonamento, mi piacciono la lirica e il balletto, non sono una vera esperta però mi rilassano». Ma il tempo non basta mai, per una donna alle prese con la famiglia e un lavoro impegnativo. «Lo so, se divento sindaco non se ne parla proprio più. Tempo libero addio. Ci ho pensato, in testa ho soprattutto Luca, ha sei anni e ha bisogno della sua mamma. Ma ci sono momenti in cui bisogna rispondere. Essere all’altezza delle attese». È nata così, spiega la Valente davanti a un caffè nello studio di casa, mentre di là Luca e il papà (Gennaro Mola, ex consigliere comunale e politico di lungo corso) esultano per la gragnuola di gol di Higuain e soci, la sua decisione di rompere gli indugi e candidarsi alle primarie per il centrosinistra. «Non un colpo di testa, non una mossa improvvisata. Ma una decisione politica, maturata nel tempo, costruita intorno a una serie di segnali, di sollecitazioni, di convergenze».

Per due volte consigliere comunale, poi assessore nella giunta Iervolino, adesso deputata e presidente del Comitato Pari opportunità della Camera. Un curriculum di tutto rispetto per ambire alla poltrona più alta di San Giacomo. Ma è anche il curriculum giusto per proporsi come l’anti-Bassolino, lei che della stagione bassoliniana è figlia?


«La mia candidatura non è contro qualcuno, e l’aver vissuto una certa stagione, con i suoi errori e i suoi aspetti positivi, è un valore aggiunto in termini di esperienza e competenza. Del resto, nessuno s’improvvisa, men che meno un candidato a sindaco. Soprattutto, la mia candidatura nasce e si sviluppa intorno a una scelta precisa: rappresentare il futuro, con l’obiettivo di aprire una nuova stagione. Io ho quasi quarant’anni, un’età in cui si guarda avanti, avendo però già alle spalle un buon bagaglio di esperienza amministrativa. Sono una donna, una mamma, e questo mi aiuta a guardare a temi importanti per la città, come il welfare, la sicurezza e la vivibilità, con l’approccio della cura e della presa in carico. Da deputata partecipo al percorso di cambiamento che sta mettendo in atto il governo Renzi, rispetto alla rappresentazione del Sud e alla soluzione dei suoi problemi. È arrivato il momento che Napoli torni capitale del Mezzogiorno. Tutto questo può fare la differenza, una differenza importante e, sono convinta, vincente».

La sua discesa in campo però ha suscitato reazioni critiche, e addirittura stizzite in alcuni segmenti del Pd. Umberto Ranieri si è tirato fuori, ieri anche l’ex capogruppo pd alla Camera, il bersaniano Roberto Speranza ha sentito il bisogno di sottolineare una presa di distanza. Il suo non sembra insomma un nome che unisce. Se l’aspettava?

«Questo lo vedremo nelle prossime ore. Quello che conta adesso è offrire ai tanti elettori del centrosinistra un profilo che interpreti il diffuso desiderio di cambiamento. È alle persone che voglio parlare. Soltanto così le primarie saranno davvero utili. Che poi, all’interno del partito, singole personalità si differenzino può capitare, ma la sostanza è che si è realizzata sul mio nome, a Napoli, un’ampia convergenza, forse la più ampia a Napoli, da quando esiste il Pd».

Quale niet l’ha delusa di più?

«Quello di Antonio Marciano. Sosterrà Bassolino perché, afferma, è il solo in grado di arrivare fino in fondo. È la sua opinione. Altri esprimono ancora dubbi. Mi dispiace, perché sono gli stessi che spesso hanno sollecitato l’esigenza di affermare il protagonismo di una nuova generazione».

Però sono in tanti a giurare che Bassolino le primarie le ha già vinte. Per un decennio è stato il re di Napoli, è sceso in campo già da mesi, le sue convention sono sempre affollatissime. Non le viene il dubbio che il partito la stia “sacrificando” come avversaria di bandiera, giusto per celebrare una consultazione dall’esito scontato?

«Per nulla. Se avessi questo dubbio resterei a fare il mio lavoro di deputata, che oltretutto mi piace molto. Al contrario, non temo la sfida. Antonio parla al passato, Napoli invece è in cerca di chi la mette in sintonia con il futuro: per questo non credo che la sua sia una candidatura comoetitiva».

Ma in un partito così diviso le primarie sono una scelta saggia? Perché costringersi a ulteriori lacerazioni, e dare all’opinione pubblica lo spettacolo no stop di liti e contrasti?

«Io non sono una sostenitrice delle primarie a tutti i costi. Ma proprio a Napoli, dove effettivamente scontiamo errori e lacerazioni e dobbiamo ricucire il rapporto con l’elettorato, così come in generale nelle città dove non governiamo, credo che le primarie possano rivelarsi utilissime. Sono una grande opportunità per riprendere a fare politica, per mobilitare la gente, per intercettare bisogni. Dobbiamo smettere di pensare che le primarie siano uno strumento “contro”: il lavoro di queste settimane, al contrario, serve a costruire progetti, a sviluppare idee per arrivare a San Giacomo con il candidato più competitivo e il programma migliore. Il tempo dell’unità sarà allora, non è adesso».

Il suo programma qual è? Ha già lo slogan?

«Io credo che un sindaco debba lavorare perché nella sua città si possa vivere, lavorare, studiare e investire con meno fatica e più semplicità. Napoli deve arrivare a essere una città più competitiva e più sicura, parlo per esempio di trasporti e di servizi pubblici, di un contesto da migliorare con interventi mirati nelle periferie ma anche nel centro. Penso a scuole nelle quali i bambini non debbano temere pietre che cadono dal soffitto, penso ai nostri monumenti e ai palazzi ingabbiati: ripertirei subito dal progetto Sirena».

Inutile dire che i suoi competitor la raccontano più o meno uguale.

«Non direi. In ogni caso dopo gli anni dell’immobilismo dell’amministrazione de Magistris bisogna ripartire da cose semplici semplici. In tutti i campi c’è da rimboccarsi le maniche e rimettersi a lavorare».

L’esperienza de Magistris la boccia senza appello?

«Completamente. Non ha fatto nulla, a parte marginalizzare la città. Dice di aver risanato il bilancio, ma chissà perché dimentica sempre di dire che il governo lo ha aiutato con la legge del pre-dissesto e con i fondi per pagare i creditori».

Ha torto anche su Bagnoli? Il commissario gli ha tolto poteri, è una diminutio di cui potrebbe essere vittima anche lei, se diventerà sindaco.

«Sul commissario io ero, sono e resterò d’accordo con Renzi anche se dovessi diventare sindaco. Di fronte all’immobilismo, al blocco totale di iniziative e investimenti, per il principio di sussidiarietà è legittimo che l’ente superiore subentri. E comunque di garanzie e possibilità di intervento e addirittura interdizione de Magistris ne ha avute eccome. La verità è un’altra».

Quale?

«La sfida oggi è tra una politica che fa chiacchiere, cerca di accontentare tutti e non decide niente, e una politica che invece discute, sente tutti ma poi decide. Questa politica è più che mai necessaria a Napoli, ma può metterla in campo chi ha forza e idee chiare. Solo a queste condizioni, per esempio, si può dialogare con gli imprenditori, con i privati: dei loro investimenti c’è un gran bisogno, ma è la politica che deve dettare modi e tempi, e può farlo solo se ha autorevolezza. Per esempio la trattativa con De Laurentiis per rifare lo stadio de Magistris l’ha buttata al vento».

A proposito, candidata Valeria Valente: come stiamo messi a tifo calcistico? In questa stagione è un dettaglio di non poco conto.

«Allo stadio di solito non vado, ammetto che preferisco il San Carlo e soprattutto il cinema, la mia grande passione. E dato che le cose stanno così mi impegno a non mettere piede al San Paolo per tutta la campagna elettorale, non si sa mai. Ci andrò da sindaco».

Battute a parte, l’immagine nella politica di questi anni è importante. E l’immagine si costruisce con campagne che sono tendenzialmente costose, specie se si vuole vincere. Gianni Lettieri, lo sfidante del centrodestra, da qualche giorno ha tappezzato la città con manifesti di grande impatto. Come si prepara ad affrontare questa battaglia?

«Nello stesso modo in cui ho affrontato le altre, contando su una fitta rete di amici e sostenitori. Io e mio marito non abbiamo ricchezze, viviamo del nostro stipendio. Ma attenzione, la sostanza è molto più importante e vincente dell’immagine. Lo dico anche a Lettieri. Al quale vorrei anche ricordare che già cinque anni fa gli elettori gli hanno precluso la vittoria: non vedo proprio perché dopo cinque anni dovrebbero aver cambiato idea».

E perché invece gli elettori dovrebbero cambiare idea sul Pd, che cinque anni fa vennero pesantemente bastonati?

«Perché a differenza di allora noi abbiamo concretezza di idee e abbiamo progetti per guidare la città verso il futuro che merita. Perché attraverso il lavoro del governo e di un premier giovane e concreto stanno arrivando al Sud, a Napoli e alla sua area metropolitana le risposte di cui c’è bisogno. Come ho detto, personalmente credo di poter rappresentare questo nuovo modo di rappresentare e governare il destino di una grande città come Napoli, dialogando con tutte le sue componenti».

Lei parla di dialogo, ma non è una che le manda a dire. Per esempio con il governatore De Luca il rapporto non è idilliaco: lo ha attaccato duramente per il caso Mastursi. Queste tensioni sono un handicap nella sua corsa verso San Giacomo?

«De Luca è rispettoso delle forme istituzionali, e dunque sono convinta che nel suo ruolo di governatore eviterà di schierarsi nelle primarie. Per la corsa a San Giacomo le cose saranno diverse, lì sarà in gioco il Pd e non credo che De Luca non vorrà collaborare alla vittoria del suo partito».

Rispetto a cinque anni fa la coalizione di centrosinistra si prospetta un po’ meno di sinistra, considerata la scelta di Sel di appoggiare De Magistris. Lei che viene dalla radice diessina lo considera un limite, un motivo di amarezza?

«Io sono convinta che il Pd ha davanti a sè una vera e propria prateria, questa delle amministrative è un’occasione storica per definire un nuovo perimetro del centrosinistra. Se lavoriamo bene, guardando davanti a noi e non più a esperienze del passato che non possono ritornare, possiamo riprenderci un elettorato che in questi anni si è comprensibilmente disperso, che non si ritrova più nelle categorie attuali e che non vede l’ora di ritrovare la sua casa comune».

De Magistris, Lettieri, il mister x dei 5 Stelle: dovesse superare Bassolino, con chi vorrebbe giocarsi la partita finale?

«Facciamo un passo alla volta.
Ma ai grillini mi piacerebbe fare la stessa domanda che farei a de Magistris: mi indicate una cosa, una sola cosa concreta che avete realizzato nelle città che avete amministrato?».
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