Operata per dimagrire, muore dopo 5 giorni

Operata per dimagrire, muore dopo 5 giorni
di Daniela Spadaro
Martedì 5 Aprile 2016, 23:44
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 Sant’Anastasia. Muore a cinquantatré anni, cinque pochi giorni dopo essersi fatta introdurre nello stomaco un «palloncino intragastrico». Francesca Esposito voleva solo dimagrire, liberarsi una volta per tutte di quei chili di troppo che le creavano disagio. Ci aveva anche provato con diete continue, ma puntualmente riprendeva tutti i chili persi e qualcuno in più. Voleva solo cambiare vita, camminare meglio e, perché no, indossare un vestito che le stesse bene. Invece è andata, inconsapevolmente e per cause ancora tutte da accertare, incontro alla morte.

Francesca non si era mai sposata e viveva in casa – in una traversa del quartiere Starza di Sant’Anastasia – con la mamma rimasta vedova otto anni fa e con la sorella, il cognato e la nipotina. Pochi mesi fa aveva perso un’altra sorella e proprio questo lutto l’aveva prostrata maggiormente. Non si sentiva bene con tutti quei chili in più, non le andava di sentirsi definire «obesa» così, nonostante i familiari non fossero d’accordo e avessero in ogni modo tentato di farla desistere, aveva preso la sua decisione.

Una soluzione drastica, anche se non una operazione chirurgica: una tecnica per il trattamento dell’obesità consistente nell’introdurre per via endoscopica un palloncino nello stomaco. Gliene aveva parlato una conoscente, indirizzandola alla clinica Trusso di Ottaviano e al medico che l’ha poi «operata». Un intervento statisticamente a bassissimo grado di mortalità ma comunque invasivo. Così «Franchina», il nome con il quale i familiari la chiamavano affettuosamente, ha deciso di andare contro i consigli della mamma e della sorella e martedì 29 marzo, si è fatta introdurre in endoscopia il dispositivo che le avrebbe indotto una sensazione di sazietà, aiutandola a dimagrire.

La donna è stata dimessa dalla clinica Trusso già il giorno successivo ed è tornata a casa, quel nido dove trascorreva il suo tempo a cucinare per i suoi cari, a giocare con la nipotina, il luogo dal quale negli ultimi tempi era restia ad uscire. Aveva smesso, da mesi, anche di andare in chiesa o al cimitero di domenica, di fare una passeggiata, anche di lavorare dopo aver svolto per un po’ di tempo il ruolo di collaboratrice domestica. Quei chili in più «pesavano». Stava abbastanza bene, Francesca, una volta rientrata dalla clinica. Ma giovedì 31 marzo sono cominciati sintomi che l’hanno spinta a chiamare il medico che le aveva praticato l’intervento. Aveva conati di vomito, non riusciva a trattenere nemmeno un bicchiere d’acqua, si sentiva male. «Il medico le ha risposto di andare in ospedale se avesse vomitato sangue – conferma una familiare – ma non è accaduto».

Di sangue nessuna traccia ma il giorno successivo Francesca è rimasta a letto, con accanto la mamma e la sorella attente a ogni suo respiro. Erano tutti preoccupati, certo. Ma nessuno di loro pensava che potesse accadere qualcosa di grave. La tragedia si è consumata sabato mattina. Francesca era debolissima, non riusciva a muovere le gambe, accusava malore diffuso e sempre quegli insistenti, continui, conati di vomito che non le consentivano di ingerire nulla, fosse pure un sorso d’acqua. È stato allora, quando hanno visto improvvisamente precipitare la situazione sotto i loro occhi, che i familiari hanno chiamato il 118. L’ambulanza è arrivata in casa Esposito poco dopo, ma era già troppo tardi.

Francesca si lamentava, non riusciva più a chiudere le dita delle mani, diceva di non sentire più le gambe. I soccorsi erano arrivati da poco quando la donna è andata in arresto cardiaco. Gli operatori riescono a rianimarla, tentano qualunque cosa, ma infine Francesca cede. Muore lì, sul suo letto. È il medico del 118 a chiamare i carabinieri. Il corpo senza vita viene portato all’obitorio del secondo Policlinico e viene disposta l’autopsia che sarà eseguita oggi. Solo ieri infatti i familiari hanno nominato il perito, il medico che assisterà, a tutela dei loro interessi, all’esame autoptico e, per assisterli dal punto di vista legale, hanno dato mandato all’avvocato Enrico Ranieri.

Dalla clinica, intanto, l’amministratore Mario Pietracupa esprime cordoglio, solidarietà e vicinanza alla famiglia. «Riteniamo l’aspetto umano ed emozionale prioritario rispetto a qualsiasi altra valutazione – dice l’amministratore unico della Cardiomed Spa che gestisce la casa di cura Trusso –.
Abbiamo già dato disponibilità e collaborazione per le valutazioni di carattere medico legale. Condividiamo che siano eseguiti gli accertamenti del caso, anche perché la paziente era stata dimessa già da qualche giorno in buone condizioni di salute ed è anche nostro dovere e interesse comprendere la dinamica degli eventi». Fuori dall’abitazione di Sant’Anastasia dove Francesca ha vissuto, un drappo listato a lutto. Per l’ultimo saluto, i familiari dovranno aspettare che sia eseguita l’autopsia.
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