Pannella: il cancro non ci ferma
per il Colle Bonino è in campo

di Francesco Romanetti
Lunedì 19 Gennaio 2015, 22:46 - Ultimo agg. 23:22
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Emma è disponibile. Se fosse chiamata in causa assumerebbe la responsabilità...».



Scusi, Pannella, ma allora ci sta dando una notizia: Emma Bonino non dice no alla candidatura alla presidenza della Repubblica? È così?




«Ma certo».



Per la verità avevamo capito che le condizioni di salute, di cui ha parlato Bonino stessa, l’avessero indotta a farsi da parte....



«Ma no, se uno avesse sentito bene avrebbe compreso quello che ha detto: ”Non mi dimetto dalle passioni e dall’impegno politico“. Ed ha esortato ad iscriversi al partito radicale, per poter portare avanti ancora le nostre battaglie».



Beh, ma questo è un po’ diverso dalla candidatura al Quirinale...



«Guardi che io ho dato notizia in passato di due tumori che mi avevano colpito, non di uno. E ora, vede, sono qui...».



Esuberante. Come al solito. In ottima forma. Ottantaquattro anni, capelli a coda di cavallo, i jeans rivoltati sulle scarpe e una discutibile cravatta a sfondo giallo, portata fuori dal pullover, Marco Pannella è a Napoli, all’Istituto per gli Studi Filofofici per parlare (con Aldo Masullo, Luigi Compagna, Domenico Letizia, Matteo Angioli, Gianfranco Borrelli, e Francesco Di Donato) di «Ragione di Stato contro i diritti umani». Un’occasione per definirsi più volte «napoletano», con un richiamo alla tradizione laica e giacobina, libertaria e liberale, che risale al 1799 napoletano e che nell’Istituto per gli Studi Filosofici in qualche modo si incarna. «Mi ricordo - racconta - di quando avevo diciassette anni e frequentavo Chinchino Compagna, l’Istituto di Studi storici». Pannella non è certo tipo da tirarsi indietro e da evitare domande.





Allora, Pannella, parliamo del prossimo presidente della Repubblica. Di che cosa o di chi avrebbe bisogno l’Italia nei prossimi anni?



«Mi sembra chiaro: servirebbe Giorgio Napolitano».



Ma questa è una pannellata. Ci spieghi...





«Lo dico con convinzione. Servirebbe un Napolitano libero dalle cose che sono pesate su di lui e su tutti noi. Napolitano ha dimostrato grande personalità civile e culturale. E costituisce oggi una voce di verità sui temi delle carceri, della giustizia e sui caratteri illegali della partitocrazia».



E invece?



«E invece in questo Paese non c’è stato nessun dibattito, come ci sarebbe dovuto essere, sullo straordinario messaggio costituzionale di Giorgio Napolitano, che ha riguardato il diritto nazionale e internazionale. Eppure il Presidente parlando alle Camere è stato molto chiaro: da massimo magistrato, ha detto che il parlamento deve provvedere a far uscire l’Italia dall’illegalità in cui si trova sul tema dei diritti umani e dello stato di diritto. Ha ammonito tutti noi ed ha parlato dell’ ”obbligo“ - ha adoperato questa parola - che abbiamo di uscire da questa condizione di Stato criminale. E ha ricordato che il 27 maggio scade l’ultimatum europeo perché l’Italia si adegui alle normative...».



Però Napolitano ora si è dimesso.



«Sì, indubbiamente, ora c’è la sua rinuncia, una rinuncia che lo onora. Ha fatto come il papa, ha preso atto che doveva rinunciare. Governo e parlamento dinanzi agli obblighi dichiarati dalla giurisdizione internazionale non hanno fatto nulla e sono andati avanti per la loro strada. Magari Napolitano avrebbe dovuto dire: ”Vi denuncio tutti e ricorro all’Onu“...».



Dunque, chi potrebbe raccogliere la sua eredità al Quirinale?



«Da trent’anni c’è in Italia una personalità politica, una donna, che secondo tutti i sondaggi è la personalità politica più popolare, con una popolarità ”miracolosa“. Ma è escluso che Renzi, il bischero, e compagnia seguano le indicazioni del popolo. Anzi, diventano gialli di paura solo all’idea di Emma Bonino presidente...».



Pannella, non si arrabbi, ma ci sarebbe una domanda...



«Eh, prima che mi arrabbi io...»



Va bene, la domanda è questa: ma il partito radicale esiste ancora?



«Ma che dice? Oggi tutto il mondo sta per diventare ufficialmente anti-proibizionista, come noi avevamo chiesto. Oggi si parla di legalizzare, nemmeno più solo di liberalizzare...E se oggi c’è qualcosa come l’abolizione della pena di morte che si diffonde nel mondo, è anche per le nostre battaglie...»



Questi per la verità sono temi portati avanti anche dai radicali, condivisi anche da chi radicale non è. Le chiedevo del partito: non è in difficoltà?



«Abbiamo centinaia di iscritti. Il partito radicale esiste e come...».