Oggi un’aula di quell’istituto, in cui il Lazzaro fu Felice e spensierato e scapocchione e ribelle, porta il suo nome, sulla porta c’è una targa inaugurata ieri dal fratello Nello e dal sindaco de Magistris, uniti ancora una volta dalla volontà di «ricordare, anche perché non si può, non si vuole e non si deve dimenticare».
Qui ‘o Pinotto è un’ombra familiare, il buffett preparato dagli studenti dell’Elena di Savoia, l’istituto alberghiero che si è fuso con il Diaz, è apparecchiato proprio nel corridoio in cui fu scattata la foto di classe che mostra Pino tra i compagni, Peppe Lanzetta in prima fila al centro. Qui Nello è salutato come uno di famiglia, prima di andare viaha il tempo per un saluto veloce a una zia, la sorella del padre. Nell’aula i ragazzi intonano le canzoni del Mascalzone Latino e i dirigenti e i professori sorridono anche quando dicono insieme «nun ce scassate ‘o cazzo». Quando il cantautore lanciò il suo urlo da Masaniello del neapolitan power fece scandalo, fu censurato, ma davanti a questa scuola, «dinte ‘e viche miezz’ all’ate», le note e le parole dell’Uomo in Blues riuscirono a germogliare. È quel germoglio che oggi ricorda una targa che dice che Pino Daniele è tornato nella sua scuola.