S.Carlo, la Purchia verso Catania. Parte il risiko successione

di Donatella Longobardi
Martedì 27 Gennaio 2015, 23:36
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Nomi e candidati alla sovrintendenza del San Carlo ce ne sono, ma è certo che Rosanna Purchia non venga confermata? Il giorno dopo il consiglio di amministrazione al Massimo Bellini di Catania, dove il nome della dirigente napoletana è stato fatto tra i candidati alla guida del teatro siciliano dal sindaco Bianco, tante le voci che circolano, dentro e fuori dal Lirico. Più di tutto, però, prevale la prudenza. Anche perché il consiglio di indirizzo, il nuovo organo che prende il posto del consiglio di amministrazione, non si è ancora insediato. Anzi, non è ancora completo. Mancano ancora i due consiglieri di pertinenza ministeriale, nomine che Franceschini potrebbe firmare anche oggi. Uno dei più accreditati l’attuale commissario di governo al San Carlo, Michele Lignola.

Per il momento nel nuovo consiglio siedono il sindaco de Magistris (per il Comune) come presidente, il governatore Caldoro (per la Regione) e Maurizio Maddaloni (Camera di Commercio) che proprio l’altra sera ha riunito la giunta per ratificare l’entrata dell’ente nella Fondazione San Carlo. Una volta fatte le nomine ministeriali, sarà Lignola come commissario a convocare la prima riunione per il passaggio delle consegne.

Solo dopo si potrà parlare di nomine, e quindi della conferma di Rosanna Purchia o di altri nomi, anche se de Magistris ha spesso auspicato che si arrivasse a un concorso per scegliere il nuovo sovrintendente tra professionalità di alto profilo. In questo contesto non sono mancate candidature e autocandidature. Con nomi che si rincorrono forse più nei corridoi che sui tavoli di chi sarà chiamato a decidere. Da una parte del Pd e da Italia Nostra è stato riproposto il nome di Gioacchino Lanza Tomasi, sovrintendente al San Carlo fino al 2006 quando di fronte ai conti in rosso l’allora ministro Rutelli nominò commissario Salvatore Nastasi. Ma Lanza Tomasi non potrebbe assumere l’incarico. Un recente decreto sulla Pubblica Amministrazione firmato dal ministro Madia, infatti, vieta che ruoli dirigenziali vengano affidati a pensionati. Pensionati come Lanza Tomasi e come Domenico De Masi, fino al 2010 presidente della Fondazione Ravello, esperto manager culturale, il cui nome pura circola tra i pretendenti, o come Filippo Zigante, per anni al San Carlo come direttore artistico nell’era Canessa.

Tra i possibili candidati anche un altro ex direttore artistico del teatro, Giandomenico Vaccari, passato dal San Carlo alla sovrintendenza del Petruzzelli di Bari e ora senza incarichi importanti. E Sergio Rendine, compositore napoletano, figlio d’arte, una carriera costruita lontano da Napoli prima all’Accademia di Santa Cecilia, poi in Siae e contemporaneamente direttore artistico in piccole realtà italiane (Chieti, Lecce, Teatro d’Abruzzo) ed estere (Stoccarda) oltre che alla guida della Sinfonica Siciliana. In questo contesto la Purchia (in carica per l’ordinaria amministrazione con Lignola fino all’insediamento del nuovo cdi) continua a ripetere: «La mia priorità è portare avanti il lavoro al San Carlo, al futuro penserò dopo». Anche se chi la conosce sa che è contenta che il suo nome circoli in altri contesti e sia richiesto il suo lavoro, da Catania come da Bari o da Firenze dove pure si cercano nuovi dirigenti.

«La Purchia? Ha lavorato bene finora in condizioni non del tutto agevoli», esordisce Maddaloni. «Ne ho apprezzato il lavoro ma non è detto che questo possa ipotecare il futuro. Mi sembra corretto fare un ragionamento all’interno del consiglio, è giusto che ci si confronti per fare una valutazione serena e presentare un nome al ministero, che dovrà ratificare la nomina». «La nuova governance del Massimo napoletano dovrà farsi carico del rilancio del teatro attraverso scelte condivise sul fronte della qualità dell’offerta artistica a cominiciare dal valore aggiunto delle professionalità esistenti», ha aggiunto il presidente della Camera di Commercio sottolineando «lo sforzo notevolissimo» fatto dall’ente per aderire alla Fondazione, «nonostante i tagli del 35 per cento che il governo Renzi ha imposto ai nostri incassi. Lo abbiamo fatto perché crediamo nella cultura come impresa, nel San Carlo, e per dare il buon esempio investendo sul teatro e sulla città sicuri che in un prossimo futuro arrivino sponsor e imprenditori disposti a scommettere sul San Carlo».