Ilaria Salis, il caso piomba sulla campagna per le Europee e, se l'insegnante italiana detenuta a Budapest verrà eletta, rischia subito di finere sul tavolo della presidenza del prossimo Parlamento europeo. L'elezione all'Eurocamera «non garantisce la fine della detenzione», spiegano fonti che a Bruxelles hanno familiarità con la gestione delle pratiche dell'immunità da parte del Pe. Secondo le disposizioni attuali un candidato eletto al Parlamento europeo però beneficerebbe immediatamente dell'immunità e «ciò implica che se questo candidato fosse detenuto in uno Stato membro, quest'ultimo dovrebbe inviare all'Eurocamera una richiesta di revoca dell'immunità».
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Ilaria Salis, il rischio di un contenzioso
Il rischio, insomma, è che si apra un contenzioso tra il Parlamento europeo e l'Ungheria.
Più recente il caso dell'indipendentista catalano Oriol Junqueras, detenuto dopo il referendum e eletto eurodeputato alle europee del 2019. Junqueras però non è stato aggiunto alla lista degli eletti, presentata all'Eurocamera da Madrid, a causa della sua mancata presenza alla cerimonia di giuramento degli eurodeputati eletti, caratteristica della legge spagnola ma assente dal diritto italiano. Salis infine potrebbe non essere l'unica candidata a queste elezioni a condurre una campagna elettorale dalla cella. C'è un caso Salis anche a Himara, cittadina costiera dell'Albania meridionale. Il sindaco albanese di origine greca Fredi Beleri, condannato a due anni per traffico di influenze, sarà infatti candidato al Parlamento europeo per Nuova Democrazia, il partito del premier greco Kyriákos Mitsotákis.