Un figlio e due mamme
la Cassazione dice sì

Un figlio e due mamme la Cassazione dice sì
Venerdì 30 Settembre 2016, 16:29 - Ultimo agg. 1 Ottobre, 13:15
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La Cassazione ha ratificato che è figlio di due mamme il bambino nato in Spagna grazie all'inseminazione eterologa. In particolare, la Prima sezione civile presieduta da Salvatore Di Palma (relatore Antonio Lamorgese) ha bocciato il ricorso presentato dalla Procura generale presso la Corte d'appello di Torino contro la decisione della Corte d'appello torinese che per la prima volta in Italia - nel dicembre 2014 - aveva accolto la loro richiesta e ordinato all'ufficiale di stato civile del Comune di trascrivere la nascita del bambino come figlio di entrambe le mamme.

«La nozione di
vita familiare nella quale è ricompresa l'unione tra persone dello stesso sesso - spiega la Suprema Corte con la sentenza 19599 - non presuppone neppure necessariamente la discendenza biologica dei figli, la quale non è più considerata requisito essenziale della filiazione. E, comunque, tale requisito sussiste nel caso in esame, avendo una donna partorito e l'altra donato il proprio patrimonio genetico».

Le due donne, sposatesi in Spagna il 20 giugno 2009 (successivamente hanno divorziato consensualmente in Spagna sulla base di un accordo che prevede l'affidamento congiunto del minore con condivisione della responsabilità genitoriale), sono indicate nello stato civile del comune di Barcellona come madre A e madre B. Il tribunale di Torino, in un primo momento, aveva respinto la richiesta di trascriverlo nell'anagrafe italiana, ritenendo la trascrizione «contraria all'ordine pubblico» in relazione alle norme in materia di filiazione che fanno riferimento ai concetti di padre, madre, marito e moglie. Poi la Corte d'appello e, oggi, la Cassazione hanno ratificato che il bambino è figlio di due mamme.

Più in generale, e per sgomberare il campo da eventuali dubbi, la Cassazione ricorda che «al riconoscimento di un atto di nascita straniero, formato validamente in Spagna, da cui risulti che il nato è figlio di due donne (avendolo l'una partorito e l'altra contribuito alla nascita, donando l'ovulo alla prima, nell'ambito di un progetto genitoriale realizzato da una coppia coniugata in quel paese), non è opponibile un principio di ordine pubblico, consistente nella pretesa esistenziale di un vincolo o divieto costituzionale che precluderebbe alle coppie dello stesso sesso di accogliere e generare figli, venendo in rilievo la fondamentale e generale libertà delle persone di autodeterminarsi e di formare una famiglia, a condizioni non discriminatorie rispetto a quelle consentite dalla legge alle coppie di persone di sesso diverso».

Piazza Cavour spiega ancora che la legge 76 che regolamenta le unioni civili tra persone dello stesso sesso ed è entrata in vigore lo scorso 5 giugno, «non contiene disposizioni applicabili, anche 'ratione temporis', nella fattispecie dedotta in giudizio».
Ancora una volta la Cassazione ricorda che non ci sono «certezze scientifiche, dati di esperienza o indicazioni di specifiche ripercussioni negative sul piano educativo e della crescita del minore, derivanti dall'inserimento del figlio in una famiglia formata da una coppia omosessuale, atteso che l'asserita dannosità di tale inserimento va dimostrata in concreto e non può essere fondata sul mero pregiudizio». Anzi, la Suprema Corte fa notare come «che le coppie dello stesso sesso ben possano adeguatamente accogliere figli e accudirli, è ora confermato dalla possibilità di adottarli, a norma dell'art. 44 della legge 184 del 1983». Su tutto, resta inteso, nel «prevalente interesse dei minori». 
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