Rigopiano. La disperazione del papà di Stefano: «Ora mi batterò per avere giustizia»

Rigopiano. La disperazione del papà di Stefano: «Ora mi batterò per avere giustizia»
di Margherita Siani
Giovedì 26 Gennaio 2017, 08:43 - Ultimo agg. 12:02
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Un braccialetto, un orologio ed una catenina. «Ecco cosa è rimasto di mio figlio». Alessio Feniello, padre di Stefano, morto nella tragedia del Rigopiano, non si dà pace e mostra gli unici oggetti di suo figlio restituiti alla famiglia. La rabbia di questo padre, dopo la certezza che il suo ragazzo non c'è più, che la valanga lo ha ucciso, si mostra ancora forte e decisa. Il giorno dopo il riconoscimento conferma i suoi propositi: andare avanti per conoscere la verità, e chiedere giustizia per Stefano e per tutti, affinchè simili tragedie non accadano più.

Alessio ha riconosciuto suo figlio attraverso una foto che gli è stata mostrata, in cui si evidenziava un tatuaggio sulla gamba. Era Stefano, quel tatuaggio dava la certezza che fosse lui. «Chi devo ringraziare per tutto questo, chi?», si chiede ancora. Punta l'indice contro il presidente della Regione Abruzzo, il prefetto, chiede giustizia senza sosta questo padre che ha vissuto momenti terribili, prima la slavina ed il dramma di non sapere cosa fosse stato di suo figlio, poi la gioia perché inserito in un elenco di superstiti, quindi, quasi 24 ore dopo, la comunicazione dell'errore e infine il ritrovamento del corpo senza vita del giovane. Colpi durissimi per un uomo che non si è mosso da quell'ospedale aspettando notizie e soprattutto un ambulanza che gli riportasse suo figlio vivo, un'ambulanza mai arrivata.
 


«Mi batterò fino alla fine, a costo di vendere tutte le proprietà, pur di avere giustizia dice ancora mentre tiene in mano quella catenina custodita come un tesoro straordinario Non voglio denaro, non ne ho bisogno, voglio giustizia». «In Italia è facile che succedano le cose per poi dire che bisognava pensarci prima. Se non succedono prima le tragedie non si prendono provvedimenti. Ma un quattro stelle doveva avere un gatto delle nevi. Anzi, bastava un trattore dei contadini, che spazzava la neve tutta la notte. Non c'era bisogno di spazzaneve o turbina».
Il nodo focale di questa tragedia senza fine, che conta morte e dolore infinito, è e resta quella strada che nessuno ha sgombrato dalla neve, rendendo impossibile agli ospiti del resort il ritorno a casa, malgrado tutti avessero le valige pronte. Ma il papà di Stefano riferisce anche un particolare che rende la sua rabbia ancora più dura. Legge un messaggio, un sms ad un componente del Volo, inviato la sera del 17 gennaio, in cui il proprietario lo invita a non andare a Rigopiano. «Mio figlio aveva chiamato il giorno prima per chiedere se tutto era a posto e gli avevano detto che garantivano il servizio. Ma quale servizio? I viveri?».

Anche ieri una giornata difficile, terribile, con l'attesa per riavere i propri cari. Alessio Feniello e la famiglia devono aspettare l'esame autoptico prima di riavere Stefano. La Procura di Pescara lo farà eseguire su tutte le vittime del Rigopiano. Solo dopo si potrà fissare la data dei funerali, quando il paese di origine di Stefano e dei Feniello, Valva, in provincia di Salerno, proclamerà il lutto cittadino. Lo ha annunciato il sindaco, Vito Falcone, in segno di vicinanza alla famiglia perché il dolore dei Feniello è il dolore di tutta la piccola comunità di Valva, che in questi giorni difficili è stata accanto a loro in attesa di un miracolo. Un dolore corale espresso anche sulla pagina social di questo ragazzo. Tanti i messaggi di cordoglio, il ricordo di qualche momento vissuto insieme, un saluto. Un profilo fb listato a lutto, che ha cambiato la sua denominazione, oggi, «In memoria di Stefano Feniello».

Intanto, proprio dall'esame autoptico si potrà conoscere come Stefano è morto, cosa lo ha ucciso. La testimonianza della fidanzata, Francesca Bronzi, con cui Stefano ha festeggiato il suo compleanno ed i cinque anni di anniversario, intervistata alla trasmissione Porta a Porta, ha evidenziato come in realtà potesse solo vedere il braccio di Stefano e null'altro. Non ha percepito cosa poteva essere accaduto. Quella valanga, infatti, ha separato Francesca e Stefano, prima seduti uno dinanzi all'altra e, poi, sbalzati in pochi terribili secondi in posti differenti: quello in cui era Francesca le ha consentito di vivere, grazie ad un trave che si è fermata sui braccioli del divano; quello di Stefano, invece, purtroppo non gli ha lasciato scampo.

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