Sos ignorati, mail non lette e ritardi
perché la tragedia si poteva evitare

Sos ignorati, mail non lette e ritardi perché la tragedia si poteva evitare
di Francesco Lo Dico
Martedì 24 Gennaio 2017, 09:22
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Si è detto che l’hotel Rigopiano non doveva essere lì. Ma la vera domanda è un’altra: gli ospiti dell’albergo, avrebbero dovuto essere lì, nel giorno in cui sono stati seppelliti dalla valanga? Per tentare di rispondere, il nastro non dev’essere riavvolto al 18 gennaio, ma a una settimana prima, quando il bollettino valanghe del servizio Meteomont, curato da truppe alpine e Forestale già il 9 gennaio lancia un inequivocabile warning: «Appennino abruzzese a rischio forte per caduta valanghe».

Gli alert dei militari continuano a segnalare ingenti pericoli anche il 12 gennaio, per poi culminare tra lunedì 16 gennaio e martedì 18: due giorni prima della tragedia, l’allerta per il Gran Sasso e i suoi dintorni oscillava già tra «moderato-forte» e «marcato-forte» al livello 4, soltanto una tacca al di sotto del livello di massimo allarme. Che cosa significa un’allerta al livello 4, lo si legge nel sito di Meteomont: «Il distacco è probabile già con debole sovraccarico su molti pendii ripidi. Sono da aspettarsi molte valanghe spontanee di media grandezza, e talvolta anche grandi valanghe».

Non è un warning qualsiasi: i rapporti di Meteomont sono infatti gli stessi che vengono inviati ogni giorno alle Prefetture, al centro operativo delle emergenze, che a loro volta dovrebbero indirizzarli ai Comuni interessati dai fenomeni segnalati. Se e perché non sia stata intrapresa nessuna iniziativa nei giorni di lunedì 16 e martedì 17, non lo sappiamo ancora. Sappiamo invece che il 18 gennaio, il prefetto di Pescara Francesco Provolo è impegnato in un summit con il presidente della Provincia Antonio Di Marco, bruscamente interrotto non appena arriva la prima scossa di terremoto delle 10 e 25, di magnitudo 5. È stato l’improvvisa comparsa del sisma, a far passare in secondo piano l’allerta valanghe? Sul punto la Prefettura si è trincerata nel silenzio. «Non posso dire nulla e non sono autorizzato a rilasciare informazioni», ha risposto il capo di Gabinetto Leonardo Bianco.
 


Alle 13 e 30 la Provincia di Pescara lancia l’allerta meteo e chiede rinforzi. Ma sulla circostanza, qualche spunto utile lo fornisce il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, che al Centro dice sicuro: «L’allarme non è mai arrivato in Comune, eravamo senza linea telefonica e senza internet, ma la Prefettura avrebbe potuto contattarci in tanti altri modi, se una comunicazione è importante non basta inviare una mail». Se fossero stati a conoscenza del warning (lo erano?), i sindaci avrebbero potuto attivarsi per rendere percorribili le strade. E quello di Farindola, avrebbe potuto ordinare l’evacuazione dell’albergo. Prima che fosse travolto. Il 17 gennaio è una data chiave. Quel giorno, un coppia spaventata dall’allerta meteo decide di lasciare l’hotel con un giorno di anticipo intorno alle 16 e 30. I due riescono a farcela grazie all’intervento di una spazzaneve. Segno che nonostante le condizioni meteo difficili, intervenire con un giorno d’anticipo avrebbe probabilmente consentito a tutti gli altri ospiti di salvarsi.

Tra le 16 e 30 di martedì e la notte di mercoledì, la situazione si è notevolmente complicata. Una certezza che emerge quando gli spazzaneve entrati in servizio alle 3 di mercoledì, si trovano impossibilitati a proseguire oltre il bivio che porta all’hotel. Troppa neve, serve una turbina. Già dalle 7 del mattino, ne è informata anche la Provincia di Pescara. «A Rigopiano non si va», informa un dirigente della Sala operativa. 

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