Romeo vuole incontrare Tiziano
«Dica che io sono a disposizione»

Romeo vuole incontrare Tiziano «Dica che io sono a disposizione»
di ​Valentina Errante, Cristiana Mangani e Sara Menafra
Sabato 4 Marzo 2017, 08:17 - Ultimo agg. 14:03
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ROMA «Un caffè, un aperitivo.. nessuno che ci deve rompere le palle, insomma un incontro a quattr'occhi, perché deve sapere che io sono a disposizione». Alfredo Romeo parla con Carlo Russo e ribadisce che sarebbe disposto a recarsi a Firenze anche ogni mese per incontrare Tiziano Renzi. L'apertura dell'avvocato è totale: si dice disposto a pagare ulteriormente, anche oltre quella promessa di impegno di trentamila euro al mese che avrebbe preso con il papà del premier, pur di ottenere una sua intercessione negli appalti Consip. «Poi, voglio dire - insiste Romeo con Russo - Lei se ha bisogno mi alzi la bandierina, non siamo a un punto fermo. Io e lei ci incontriamo, però se lei ha bisogno mi alzi la bandierina e sempre nei limiti della blindatura che io le ho detto sto a disposizione». Trenta mila euro. Russo insiste sul fatto che sarà facile. Lo rassicura perché ormai la figura dell'imprenditore napoletano è stata rivalutata. Ma Romeo vuole a tutti i costi un'occasione conviviale per incontrare Tiziano Renzi. Russo prende tempo, probabilmente vuole continuare a essere lui il mediatore della vicenda. «Tiziano Renzi - spiega - è uomo molto accorto e che addirittura da un po' di tempo fissa un posto per gli incontri, magari anche di lavoro, poi un quarto d'ora prima sposta, cambia posto, perché ora lo seguono». Romeo invita alla cautela, soprattutto in relazione al denaro, dice che bisogna essere cauti e attenti in particolare per la somma che lo stesso imprenditore si è accordato a versare al papà dell'ex premier: trentamila euro mensili.

«Sì, dottore fa bene, ha ragione - conferma Russo - io c'ho pensato a lungo quando gli ho fatto quel ragionamento, perché non c'è nessuna altra soluzione, cioè, loro vanno a monitorare tutto... assegni, bonifici». Romeo prospetta la soluzione di nascondere il denaro sotto alla mattonella. Il referendum. I due pensano a tutte le soluzioni per coinvolgere anche Matteo Renzi, dall'acquisto del quotidiano L'Unità a un convengo a favore del Sì al Referendum. Si pensa anche di chiamare i fedelissimi del premier, i ministri Luca Lotti e Maria Elena Boschi. «Secondo me può utilizzare anche l'espediente di organizzare verso Napoli - propone Romeo - un comitato». Russo, però, spiega che finché non finirà il periodo legato al referendum, le cose non si muoveranno. «In questo momento - afferma - non è facile perché tutti sono presi dal referendum. Tiziano mi ha detto di aspettare dopo il referendum». I due presunti complici vogliono comunque evitare che ogni azione intrapresa per ottenere il mega appalto non generi reazioni. «Effettivamente - insiste Russo - la sua partecipazione potrebbe esporre gli attuali vertici ad attacchi. Come lei ha detto, non ci possiamo permettere che poi in mezzo il Pd ci attacchi. Romeo: «Nel caso mio il Pd non attacca - si vanta l'avvocato - Il Pd, io nasco nel Pd ragazzo! E con D'Alema. Con lui ci parlo io - precisando ancora una volta - Ci parlo io! D'Alema a me... non attacca!».

L'affare all'Inps. C'è anche un affare molto grosso che potrebbe interessare Alfredo Romeo, nel mare magnum di incontri, accordi e regali: la dismissione del patrimonio immobiliare dell'Inps. A rendersi disponibile è Daniela Becchini, direttore generale per la gestione del patrimonio dell'Inps e quindi figura decisiva perché l'azienda dello stesso Romeo sia trattata con un occhio di riguardo mentre amministra i palazzi pubblici. Becchini accetta di andare a pranzo proprio con Carlo Russo. È Romeo a raccontare: «Si figuri che a Natale mi ha chiamato per gli auguri, avvocato, ha detto dobbiamo fare delle grandi cose, ci dobbiamo vedere, io l'ho sognata stanotte». Quindi commenta sarcastico, in napoletano stretto: «Vole fà u'direttore...». L'incarico a cui mira la donna è dunque quello di direttore generale dell'intero ente previdenziale. Ed è lei stessa a fargli recapitare un documento «per la proposta normativa». Romeo è interessato ma frena e chiede a Russo: «Ci parli, gli dica di stare tranquilla questa fase non è un business, ne può parlare anche al telefono».

La soffiata dell'autista. C'è anche una conversazione captata il 7 dicembre del 2016 sull'utenza di Carlo Russo. Per i carabinieri «costituisce la prova inconfutabile del diretto interesse che in tutta la vicenda ha avuto e probabilmente ha ancora la famiglia Renzi, in particolare nel voler tutelare il faccendiere toscano». A telefonare a Russo è Roberto Bargilli, l'autista del Camper dell'ex premier durante le primarie del 2012 e ora assessore, in quota Pd, al Comune di Rignano sull'Arno. Si presenta come Billy e dice: «Scusami, ti telefonavo per conto di babbo. Mi ha detto di dirti di non lo chiamare e non mandargli messaggi». Riflettono gli investigatori sul fatto che l'utenza di Tiziano è sotto controllo da soli due giorni.

Gli 007. La presunta fuga di notizie ha già coinvolto alti ufficiali e il ministro Luca Lotti, ma la longa manus di Romeo si agita grazie all'intervento di Italo Bocchino anche sul terreno dell'intelligence e degli 007. Il fronte è doppio: fare affari, farsi proteggere da possibili controlli e intercettazioni, ma anche cercare di arrivare alla stanza del pm Henry John Woodcock, titolare dell'inchiesta, attraverso ufficiali infedeli. Ci sono contatti con Marco Mancini, alto vertice, sebbene non più operativo, dell'Aise, il servizio segreto estero, quelli con un ex generale della Finanza Fabrizio Ferragina e con l'ex capo centro della Cia in Italia Roberto Gorelick, al quale viene chiesto di aprire una strada per accedere ai grossi appalti della Marina militare americana, dieci milioni di euro che Romeo non vorrebbe farsi scappare. È sempre l'ex deputato di An a cercare di entrare in possesso di informazioni su apparecchiature di spionaggio e di controllo, tanto che gli investigatori hanno la sensazione che si voglia controllare in qualche modo anche il pm Woodcock.

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