Francia, Fillon la spunta: il partito lo sostiene all'unanimità

Francia, Fillon la spunta: il partito lo sostiene all'unanimità
Lunedì 6 Marzo 2017, 23:17 - Ultimo agg. 7 Marzo, 20:14
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«I nostri elettori non perdonerebbero quelli che distillano il veleno della divisione». Francois Fillon, ormai avvezzo alla battaglia, ha domato il partito che voleva rovesciarlo. Adesso ha vinto su tutta la linea: il candidato è lui. Il moderato Juppé, intristito nelle sue sconfitte, si è defilato, il giovane Baroin non ha alcuna consistenza rispetto a lui. I Républicains, che lo contestavano per la deriva quasi eversiva che aveva adottato, adesso sono allineati e coperti, dietro il più forte. Nonostante le polemiche sulle cifre, è stata la manifestazione di ieri al Trocadéro, le migliaia di bandierine sotto la pioggia battente, a fornire l'arma decisiva a Fillon: «La gente è con me».

Gli hanno rimproverato che i francesi da convincere per arrivare all'Eliseo sono 18 milioni e non 40.000, ma Fillon - forte del voto popolare - ha rammentato a tutti, già da ieri sera, che «nessuno, nemmeno il partito, può destituire un candidato scelto dagli elettori». L'ufficio politico dei Républicain sembrava, ancora ieri, un organo che dovesse decidere la sorte di Fillon. Il quale ha rotto gli indugi e si è presentato fra i primi alla riunione, affermando che «non esiste alcun piano B». E che «è ora che tutti tornino alla ragione». Il fatto che, in mattinata, Juppé abbia annunciato - pur con parole durissime contro Fillon - che lui «non è in grado» di rappresentare un'alternativa, è stato per il candidato «la prova che non è mai esistita alcuna alternativa».

Secondo il documento finale dell'ufficio politico, che ha «rinnovato» la fiducia a Fillon, il candidato si sarebbe impegnato ad «adottare iniziative per unificare» una destra che in queste ore è apparsa sull'orlo della spaccatura. «Abbiamo perso troppo tempo in inutili discussioni - li ha incalzati Fillon - lasciando campo libero all'estrema destra e ai candidati della sinistra che si fregano le mani guardando le nostre divisioni. Adesso è ora, per tutti, di fare campagna elettorale e di ricostruire un'alternativa credibile». Ormai stratega senza avversari, Fillon è arrivato ad affermare, nel suo discorso - citato da personalità presenti - che dopo le sue «aperture» di ieri ci si sarebbe potuti attendere un passo avanti di Juppé. Ma siccome il sindaco di Bordeaux non lo ha fatto, «il discorso è chiuso».

Resta da capire come rilanciare - ora - i sondaggi che sono in picchiata, con Fillon sceso al 17% ed Emmanuel Macron a un punto da Marine Le Pen (25% e 26%). Soprattutto dopo che quasi 200 personalità della destra si sono dissociate dalla campagna di Fillon, condannandone metodi e sostanza. In gran parte, stasera, i dissidenti insistono, a cominciare dal sarkozysta Georges Fenech, che invitava a votare Baroin: «Resto convinto che ci voglia una seconda candidatura per i Republicains», ha detto lasciando i lavori. Dominique Busserau, ex ministro e uno degli ispiratori della dissidenza che avrebbe voluto virare su Juppé, si dice «estremamente deluso»: «Ovviamente, confermo il mio ritiro dalla campagna di Fillon». Resta in programma, in questa campagna elettorale inedita in Francia per il ruolo centrale delle inchieste, un incontro annunciato dall'ex capo dello Stato Nicolas Sarkozy per domani o per mercoledì, un vertice a tre fra lui, Fillon e Juppé. Ma voleva essere un tentativo di «uscire dal vicolo cieco», quasi un aiuto potenziale a Fillon. Il quale, quando era premier di Sarkozy, passava per alter ego conciliante dell'arrembante capo dell'Eliseo. Oggi, di quella riunione negoziale che il suo ex presidente gli propone, può tranquillamente fare a meno.

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