Fukushima e l'acqua radioattiva, pesce contaminato? Cosa sappiamo sui prodotti che arrivano sulle nostre tavole

Nel 2022 in Italia sono arrivati oltre 123mila chili di pesce dal Giappone

Fukushima e l'acqua radioattiva, ci sono pericoli per il pesce che arriva sulle nostre tavole?
Fukushima e l'acqua radioattiva, ci sono pericoli per il pesce che arriva sulle nostre tavole?
di Silvia Sfregola
Domenica 27 Agosto 2023, 18:09 - Ultimo agg. 29 Agosto, 08:26
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Nel 2022 in Italia sono arrivati oltre 123mila chili di pesce dal Giappone. Almeno stando all'ultima analisi della Coldiretti sui dati Istat mentre si acuisce lo scontro tra Pechino e Tokyo per l'avvio delle operazioni di rilascio in mare dell'acqua contaminata della centrale nucleare di Fukushima e cresce l'allarme per le possibili conseguenze sull’ecosistema marino, in particolare sul pesce e i crostacei che arriveranno nei supermercati italiani. La Cina ha già vietato le importazioni di prodotti ittici dal Giappone e oggi migliaia di persone sono scese in strada, a Seul, per protestare. La procedura, annunciata a inizio settimana, ha preso il via giovedì. Si stima che il processo durerà circa 30 anni, lo stesso arco di tempo necessario allo smantellamento dell'impianto seriamente compromesso dallo tsunami del 2011. Il governo giapponese ha comunicato fin da subito la non pericolosità del liquido, che non comporterebbe rischi né per l'ambiente né per la salute umana. 

Fukushima e il rilascio d'acqua radioattiva, qual è il (vero) danno ambientale e perché il trizio è così importante

Secondo quanto riporta una ricerca del “Gambero Rosso” - citata da affaritaliani.it - attualmente l’Europa non è tra i mercati di riferimento per i prodotti ittici giapponesi le cui specie più esportate sono lo sgombro e i molluschi destinati ad altri paesi asiatici. «Quando si parla di Giappone - riporta il sito - quasi immediatamente viene in mente il tonno, o meglio il tonno rosso, la specie per loro più pregiata della famiglia sgombridae.

Questa specie vive anche nel nostro mare e anche per noi italiani ed europei è considerata la specie di tonno di maggior valore. Al momento il tonno rosso rientra tra i primi 10 principali prodotti ittici di allevamento in Europa per valore e per volumi grazie a tre paesi europei protagonisti: Croazia, Malta e Spagna rispettivamente per il 57% della produzione fornita da Malta, il 30% dalla Spagna con e il 13% dalla Croazia».

Allarme pesce dal Giappone

Secondo l'analisi della Coldiretti il dato sull'importazione dal Giappone aumenta se si considerano anche quelle da tutti i Paesi che pescano nelle acque del Mar del Giappone anche perché l’Italia è fortemente dipendente dall’estero per i prodotti ittici. «L’allarme che viene dall’Asia - spiega l’organizzazione guidata da Ettore Prandini - evidenzia l’importanza di salvaguardare il patrimonio ittico nazionale in una situazione in cui oltre l’80% del pesce fresco consumato in Italia proviene dall’estero. Al contrario - continua la Coldiretti - le nuove norme Ue sulla pesca rischiano di far sparire dalle tavole un pesce italiano su tre, con il divieto della pesca strascico che va a colpire il settore più produttivo della Flotta Italia, aprendo la strada a una vera e propria invasione di prodotto dall’estero». Per Lorenzo Viviani, ex parlamentare, pescatore, biologo e responsabile pesca per la Lega, «è fondato l’allarme lanciato da Coldiretti, allargando lo sguardo non solo al Giappone ma a tutti i prodotti extra-Ue. In alcuni ristoranti, dove si mangia molto pesce a prezzi relativamente contenuti, si trova una grande quantita di salmone. Ecco, se siamo fortunati viene dall’Europa del Nord. Ma spesse volte e quello allevato in maniera pessima nell’emisfero australe».

 

I test sull'acqua di Fukushima nel Pacifico

Intanto le prime analisi del livello di radioattività dell’acqua della centrale nucleare accidentale di Fukushima sono conclusive. Ad annunciarlo è stato “Tepco”, l’operatore della centrale che ha effettuato questi test. «Il livello di radioattività nei campioni prelevati è conforme alle previsioni e inferiore al massimale fissato a 1.500 becquerel/litro» ha dichiarato un portavoce di “Tepco”. Lo standard giapponese per questo tipo di scarico, modellato sulla norma internazionale, è di 60.000 Bq/L. «Continueremo a condurre analisi quotidianamente nel prossimo mese», poi regolarmente secondo il piano previsto, ha aggiunto. Con questi sforzi di comunicazione «speriamo di dissipare le varie preoccupazioni», ha sottolineato. Non è tuttavia garantito che questi primi risultati siano sufficienti a soddisfare la Cina, che giovedì ha ulteriormente inasprito le restrizioni commerciali nei confronti del Giappone, sospendendo le importazioni di tutti i prodotti del mare nipponici. L’acqua destinata all’evacuazione nell’Oceano Pacifico proviene dalla pioggia, dalle falde sotterranee e dalle iniezioni necessarie per raffreddare i cuori dei tre reattori della centrale di Fukushima Daiichi (nord-est del Giappone) che erano entrati in fusione dopo lo tsunami del 2011. Quest’acqua è stata a lungo immagazzinata nel sito della centrale e trattata per liberarla delle sue sostanze radioattive, ad eccezione del trizio, che è pericoloso solo a dosi molto alte concentrate secondo gli esperti. Per questo motivo, prima dello scarico nell’oceano, Tepco diluisce l’acqua tritata con acqua di mare, in modo che il suo livello di radioattivita non superi il limite previsto di 1.500 Bq/L. Questo limite e circa sette volte inferiore al limite stabilito dall’Organizzazione mondiale della sanita (Oms) per l’acqua potabile. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), che controlla lo scarico in mare dell’acqua di Fukushima, aveva già constatato giovedì che la concentrazione di trizio nei campioni d’acqua della centrale che aveva prelevato prima dell’inizio dello scarico nell’oceano, era «ben al di sotto del limite operativo» di 1.500 Bq/L. Anche il ministero dell’Ambiente giapponese effettuerà i propri test. In totale, il Giappone prevede di evacuare nell’Oceano Pacifico oltre 1,3 milioni di metri cubi di acqua tritata di Fukushima, in modo estremamente graduale - fino all’inizio del 2050.

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