Assange: «Sono pronto a consegnarmi». Il fondatore di Wikileaks soffre di cuore

Assange
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Lunedì 18 Agosto 2014, 11:35 - Ultimo agg. 14:18
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Julian Assange, il fondatore di Wikileaks rifugiatosi all'ambasciata dell'Ecuador a Londra, serebbe pronto a consegnarsi alle autorit in quanto affetto da problemi al cuore e ai polmoni.



«Io l'ambasciata la lascerò presto ma forse non per le ragioni che pensa lei», ha detto ai giornalisti Assange durante una conferenza stampa nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra in cui l'attivista è rifugiato da due anni.



«Contro di me c'è un'aggressiva indagine da parte degli Stati Uniti», ha detto ancora Assange.



Poi, rispondendo in conferenza stampa ad una domanda sulla sua salute, Assange ha detto: «È un ambiente in cui qualsiasi persona di buona salute avrebbe prima o poi delle difficoltà». Il fondatore di Wikileaks ha ricordato di «essere detenuto in questo Paese senza incriminazione per quattro anni e in ambasciata per due anni senza aree esterne».



Una folla di attivisti e di cronisti davanti all'ambasciata dell'Ecuador a Londra resta quindi in attesa che Julian Assange si consegni alle autorità britanniche: «presto» come ha detto lui stesso, forse già oggi.



Numerosi agenti di polizia si trovano di fronte alla sede diplomatica. Decine di giornalisti sono pronti a cogliere il momento in cui Assange uscirà mentre qualche attivista è venuto per dare il suo sostegno al fondatore di Wikileaks. Intanto un elicottero di Scotland Yard continua dal cielo a pattugliare la zona di Knightsbridge, vicino a Harrods.




Secondo SkyNews, Assange necessita cure particolari in seguito a problemi cardiaci. Il DailyMail scrive dal canto suo che l'ambasciata dell'Ecuador ha chiesto l'autorizzazione per farlo ricoverare, sfruttando un'auto diplomatica come ambulanza, in modo da evitare l'arresto. Le autorità britanniche avrebbero respinto la richiesta.



Assange è ricercato dalla giustizia svedese, che intende ascoltarlo, dopo accuse di stupro nei suoi confronti. Il fondatore di Wikileaks si è rifugiato nell'ambasciata dell'Ecuador due anni or sono, nel timore - sostiene - di essere poi consegnato alle autorità statunitensi, pronte a chiedere una sua condanna all'ergastolo dopo la pubblicazione di decine di migliaia di documenti diplomatici riservati.