Non solo Siria, Trump apre un nuovo fronte: «Ora la Corea del Nord»

Non solo Siria, Trump apre un nuovo fronte: «Ora la Corea del Nord»
di Luca Marfè
Sabato 8 Aprile 2017, 13:59 - Ultimo agg. 18:33
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NEW YORK - Non solo Siria. E la quiete promessa in politica estera, sintetizzata nello slogan oramai già obsoleto «America First», sembra essere soltanto un ricordo lontano.

Trump ha fatto saltare gli schemi mediorientali con un’azione unilaterale e senza voglia di aspettare il via libera delle Nazioni Unite e, a poco più di ventiquattro ore dal lancio dei 59 missili Tomahawk, non soltanto non sembra avere intenzione di rallentare, ma si dice addirittura pronto a rilanciare. Questa volta su un fronte paradossalmente ancor più delicato: quello della Corea del Nord.

Non c’è soltanto la personalità dei due leader a spaventare il mondo. Se è vero infatti che, da un lato, Trump ha già dato abbondante prova del suo carattere imprevedibile in meno di tre mesi di presidenza, è altrettanto vero che, dall’altro, la dinastia dei Kim, primo tra tutti l’attuale Kim Jong-un, può essere considerato solido punto di riferimento in fatto di imprevedibilità. In negativo.

Nel valzer sottile (ma non troppo) delle tensioni nessuno dei due sembra voler cedere il passo all’altro e così, tra test missilistici, atrocità e anomalie di Pyongyang e interessi (di politica interna più che di politica estera) del numero uno della Casa Bianca, immaginare uno scontro frontale non è più fantascienza hollywoodiana. Il tutto, altro dettaglio non da poco, con la Cina a fare da sfondo.

Ed è proprio la Cina, dopo la Russia, la sagoma dell’altro “gigante” scomodato dalle recenti iniziative del tycoon che, nell’incontro a Mar-a-Lago con Xi Jinping, per quanto si sia sforzato di tracciare una direttrice di collaborazione politico-diplomatica e di cooperazione economico-commerciale, non si è risparmiato in quanto a toni duri e minacce all’alleato nordcoreano con cui proprio Pechino sembra essere l’unico in grado di poter dialogare.

 


Difficile ricordare un presidente statunitense che, contemporaneamente, abbia aperto due fronti così vasti in un lasso di tempo tanto breve.

Un azzardo che può essere spiegato in due modi, entrambi piuttosto semplici, se non addirittura banali.

La prima ragione sta nel fatto che operazioni di questo tipo, i missili piovuti sulla Siria e le dichiarazioni roboanti sulla Corea del Nord, producono l’effetto immediato di ricompattare il fronte nazionale alla corte del presidente. A New York, ad esempio, si è assistito addirittura a piccole manifestazioni di supporto di siriani naturalizzati cittadini statunitensi che hanno inneggiato a Trump come a un liberatore, a un eroe. Ma anche nei ranghi più alti della sfera politica, americana e internazionale, quasi tutti i rappresentanti di partiti e di governi, nonostante lo strappo maturato in casa Onu, si sono schierati compatti al fianco di The Donald. Eccezion fatta solo per Russia e Iran, due Paesi lontani dall’essere simboli di democrazia. Elemento che, come fanno notare in molti, suona quasi come una testimonianza di bontà della scelta firmata Trump.

Il secondo motivo, non meno importante, va ricercato nel fatto che questi suoi atteggiamenti siano in grado di produrre di per sé degli effetti concreti. Già al tempo della campagna elettorale, il tycoon si è reso conto, talvolta improvvisando, che agitare parole forti può costringere gli avversari a indietreggiare. E, dall'improvvisazione iniziale, questa sua maniera si è presto trasformata in un o schema tattico assai ben definito.

Tornando alla Corea, dunque, cosa fa? Alza la voce, rompe di nuovo gli schemi, si diverte a far saltare gli equilibri. E potrebbe addirittura dimostrare di avere ragione. Potrebbe essere sufficiente, cioè, mostrare i muscoli di un’America nuova, non più cauta, per imporre ai rivali dello scacchiere internazionale la sua visione del mondo. Un azzardo, è il caso di sottolinearlo ancora, evidente. Soprattutto se gli interlocutori rispondono al nome di Russia e Cina. Una scommessa, però, in cui Trump sembra essersi oramai già lanciato.

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