Ambasciatori, al via il valzer con la “diplomazia Meloni”: da Mosca a Nuova Delhi, le nuove nomine

In Russia arriva Piccioni, Prunas a Tunisi. Per l’India c’è Bartoli, a Beirut va Marcelli

Ambasciatori, al via il valzer con la “diplomazia Meloni”: da Mosca a Nuova Delhi, le nuove nomine
di Francesco Bechis
Mercoledì 27 Dicembre 2023, 22:10 - Ultimo agg. 28 Dicembre, 12:57
4 Minuti di Lettura

Bisogna spianare la “Via del Cotone” indiana per sostituire la meno fortunata Via della Seta cinese, da cui l’Italia è uscita. Parlare con Vladimir Putin e i suoi emissari, perché anche con i rivali i canali devono rimanere aperti, specie in tempo di guerra. E ancora, portare a miti consigli il tunisino Kais Saied, oliare i rapporti necessari, piaccia o no, con il principe saudita Mohammed bin Salman. È la “Meloni diplomacy” del 2024, la roadmap diplomatica della premier che la Farnesina di Antonio Tajani è pronta a riscrivere con un corposo round di delicatissime nomine. Mosca e Nuova Dehli, Tunisi e Riad. Un-due-tre. Il valzer degli ambasciatori è già entrato nel vivo. 

Giorgia Meloni rinvia di nuovo la conferenza stampa di fine anno (prevista per domani). «È ancora malata»

IL CAMBIO IN RUSSIA

Si parte da Mosca, dove è tutto pronto per il cambio della guardia.

Esce Giorgio Starace, entra Cecilia Piccioni, vicecapo gabinetto di Tajani alla Farnesina. Niente proroga per il capo-missione italiano che ha vissuto in prima linea la fase più delicata - e pericolosa - dei rapporti tra Roma e Mosca, segnata dal grande gelo calato dopo l’invasione russa dell’Ucraina. 

Starace aveva sondato con la maggioranza le chance di una norma per alzare a 67 anni l’età pensionabile degli ambasciatori di grado. Ma dal ministero è arrivato un niet: per tutto il 2024 il governo non toccherà quella normativa per evitare di legarsi le mani sul nuovo round di nomine. Piccioni è una feluca vicina a Tajani, «è il segnale che con Mosca manteniamo un canale aperto», dicono dalla Farnesina, ma ha aderenze politiche trasversali. Fu Matteo Renzi, con un blitz in Cdm, a nominarla ambasciatrice in Vietnam nel 2015. A lei andranno dunque le redini di un’ambasciata chiave del mappamondo Meloni, peraltro sotto organico dopo che le contro-sanzioni russe hanno rispedito a Roma buona parte dello staff italiano. Il valzer si sposta poi a Tunisi, per un cambio annunciato. Nella capitale del Paese magrebino al centro della tela africana di Meloni per rallentare i “viaggi della speranza” atterrerà presto Alessandro Prunas, già ambasciatore a Doha in Qatar. Sostituirà Fabrizio Saggio, il giovane “underdog” della diplomazia che l’ “underdog” Meloni ha chiamato a Palazzo Chigi come consigliere diplomatico, apprezzando capacità e fiuto politico della feluca, ben voluta al Quirinale («un giovane Gianni Letta della diplomazia», dicono di lui i colleghi). Missione assai delicata, Tunisi, perché è anche qui, nel Paese dirimpettaio del Mediterraneo, che si decideranno le sorti del “Piano Mattei” caro alla premier. Come delicata, per altri versi, è la successione ormai alle porte a Nuova Dehli, la capitale dell’India di Narendra Modi con cui Meloni vanta e rivendica una sintonia non solo diplomatica. Da febbraio lascia Vincenzo De Luca, arriva invece Antonio Bartoli: ex giornalista e ambasciatore in Georgia, chiamato nel primo anno di governo da Tajani alla Farnesina come responsabile dei rapporti con il Parlamento. Un fedelissimo del ministro che atterra in India in una fase inedita dei rapporti bilaterali. Che può aprire un nuovo capitolo nelle relazioni commerciali ora che l’Italia ha fatto un passo indietro dalla “Via della Seta” di Xi, l’arcirivale di Modi. 

IL RISIKO MEDIORIENTALE

Rispettivamente a febbraio e a maggio, altre due nomine caldissime nel mappamondo Meloni. In Medio Oriente, non lontano dalla polveriera israelo-palestinese che trattiene il fiato alle cancellerie occidentali. A Beirut, in quel Libano il cui confine è presidiato ancora da centinaia di caschi blu dell’Onu italiani, Fabrizio Marcelli subentra all’ambasciatrice Nicoletta Bombardiere, destinata alla direzione generale per la Mondializzazione. Un diplomatico low profile Marcelli, «molto serio» dicono alla Farnesina, con un passato da militare e un trascorso a capo della missione in Congo, di cui ha preso il timone dopo l’assassinio del collega Luca Attanasio. L’altra nomina mediorientale del valzer chiama in causa Riad: nella capitale saudita, in sostituzione di Roberto Cantone, atterrerà Carlo Baldocci, già ambasciatore in Kuwait con un lungo trascorso in Cdp, vicinissimo al “fratello d’Italia” ed ex ministro Giulio Tremonti. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA