Marco Pannella, 90 anni dalla nascita: l'uomo del garantismo e delle battaglie politiche sui temi

Marco Pannella, 90 anni dalla nascita: l'uomo del garantismo e delle battaglie politiche sui temi
Marco Pannella, 90 anni dalla nascita: l'uomo del garantismo e delle battaglie politiche sui temi
di Francesco Rutelli
Venerdì 1 Maggio 2020, 09:21 - Ultimo agg. 12:00
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Ero un ragazzo di 19 anni: letto sul Messaggero un articolo di Costanzo Costantini (La fronda radicale), presi la moto, bussai alla sede di via di Torre Argentina e portai via fogli, giornali, volantini. Mi sfidarono a cambiare il modo di pensare. L'anniversario di Marco Pannella, nato il 2 maggio 1930, porta un profumo di novità, non solo il ricordo della straordinaria stagione del Partito radicale e delle battaglie per i diritti civili: un insegnamento di grande attualità in questa difficile stagione della politica italiana.

Nato a Teramo da una famiglia borghese, romano per tutta la vita, europeo per scelta - sulla scia di Ernesto Rossi e Altiero Spinelli -, Pannella è stato un politico integrale, fino all'ultimo respiro della sua vita. La modernità della sua esperienza risiede nell'avere inventato e praticato una politica per issues, per temi, in un'epoca in cui i campi della politica erano invece dominati dalle ideologie.

Lo scandalo dei radicali è stato quello di imporre delle battaglie da perseguire fino al risultato, così cambiando non solo le leggi, ma la società italiana; quest'anno, celebriamo un altro anniversario fondamentale del progresso civile, il 50° dell'approvazione della Legge sul Divorzio (poi sancito nella vittoria referendaria del 1974).

Cosa sarebbe stata l'Italia, senza quelle battaglie? E non sarebbe migliore, se i radicali avessero vinto davvero quelle per una giustizia moderna (il caso-Tortora), per un moderno sviluppo nei Paesi poveri (le campagne contro la fame), per una moderna democrazia parlamentare? Molte critiche sull'auto-referenza dei radicali sono legittime (pochi giorni prima di morire, Marco mi disse: «Alla fine, sono stato Pannella», indicando la coerenza anticonformista come virtù); ma non sfugge, in un'epoca in cui proliferano i partiti personali, che quello radicale è riuscito a formare, con le loro diversità, leader, dirigenti e militanti capaci. La personalizzazione di oggi, al contrario, porta a cicli brevi, o brevissimi, di leadership.

Non dobbiamo ricostruire la storia dell'Italia contemporanea a misura di questa esperienza, certo. La Prima Repubblica della da noi - deprecata partitocrazia ebbe anche statisti che hanno guidato l'Italia nel boom del dopoguerra, e in importanti riforme sociali; aveva dirigenti pubblici qualificati, non solo ottusi burocrati. Aveva però il fardello della lottizzazione, dell'occupazione del potere, di una crescente corruzione, che spinse al crollo dei primi anni '90; aveva corpi sociali intermedi talvolta soffocanti (anche se non è migliore oggi, nella Terza Repubblica, la disintermediazione totale, immediata, a colpi di tweet).

Oggi, lontano dalla politica, sogno l'affermazione di leader che, come Pannella, convincano le nuove generazioni a crescere nello spazio pubblico, anziché in un disinteresse che sta diventando una malattia sociale. Riprendendo il metodo radicale: proporre battaglie concrete, costruttive, capaci di mobilitare l'opinione e di far diventare idee coraggiose - da posizioni di minoranza - patrimonio di tutti.
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