Renzi: «In settimana il "job act", non sarà discussione sull'articolo 18»

Matteo Renzi
Matteo Renzi
Martedì 7 Gennaio 2014, 15:17 - Ultimo agg. 22:12
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Il segretario del Pd Matteo Renzi parla dall'inaugurazione di Pitti Uomo a Firenze e annuncia che a breve sar pronto il cosiddetto job act, il piano sul lavoro: «Contrasterà il costo della burocrazia e punterà a creare posti di lavoro in sei settori, il made in Italy sarà il primo», spiega il leader del Pd, precisando che il piano sarà presentato alla direzione del partito «fra la fine di questa settimana e l'inizio della prossima».



Il problema di creare lavoro, nuova occupazione è «un'urgenza», tanto che nei prossimi giorni «presenteremo un documento per dar vita in Italia ad un piano speciale», dice il sindaco di Firenze. Il Job act non sarà e non dovrà essere tanto una discussione sull'articolo 18, «su cui ciascuno ha le proprie idee». Continuare a discutere solo e soltanto di questo aspetto, insiste Renzi, è «la dimostrazione plastica di guardare il dito mentre il mondo ci chiede di guardare la Luna». Il piano dovrà essere invece un programma per rendere concreta «un'idea di Italia nei prossimi anni». «Soltanto alla fine - aggiunge - arriva la discussione sulle regole contrattuali, che non deve essere ideologica ma deve dare garanzie a chi non ne ha».



Elencando una serie di punti di riferimento che saranno presenti nel Job act, Renzi evidenzia come sarà necessario fornire «le regole di insieme a chi fa impresa» affinché possa essere messo in condizione di far bene la propria attività. Renzi infine si augura che la discussione «sulle regole contrattuali non sia illogica» e si comincino a dare garanzie «a chi finora non le ha mai avute».



Renzi parla anche del «grande tema dell'innovazione» e di quelli che riguardano «l'industria turistica e cultura e la manifattura tradizionale». Obiettivo del Job act, continua Renzi, è creare «le regole d'insieme, vale a dire il panorama sistemico che parte dalle condizioni di chi fa impresa e deve essere messo in condizione di poterla fare».



Il Job act deve «cercare di dare garanzie» a chi «non le ha mai avute e negli ultimi 20 anni ha dovuto pagare il costo dei ritardi della politica», prosegue il segretario. «Purtroppo - aggiunge - il mondo del lavoro è diviso fra chi le garanzie le ha, ancor che messe in discussione, e chi invece non le ha mai avute».



«A mio giudizio abbiamo sprecato la crisi ora non dobbiamo sprecare la ripresa», osserva ancora Renzi. «Se si parte dal gestire bene il bene pubblico le cose si possono fare - prosegue - non c'è la maledizione della bella addormentata nel bosco, dobbiamo smettere di cullarci nella lamentazione».



«La regola del 3% è di 22 anni fa. Può essere messa in discussione se dimostriamo di dare il buon esempio e siamo in grado di fare i nostri compiti a

casa», argomenta poi Renzi. «Se l'Europa non ha fatto il suo mestiere - aggiunge - non è colpa dei burocrati ma dei politici che hanno consentito ai burocrati di fare ciò che volevano. Se la politica fa il suo mestiere, l'Unione europea smette di essere un ostacolo. Le sue regole risalgono a 20 anni fa e si possono mettere in discussione se il paese è forte».



«Non puoi parlare di creare lavoro nel settore manifatturiero se continui ad avere un costo dell'energia del 30% più alto di quello dei concorrenti», rileva ancora Renzi. «Oggi si delocalizza in Austria - aggiunge - dove il costo della burocrazia è inferiore. Un conto è delocalizzare per il costo del lavoro un altro è perchè il sistema paese non ti aiuta».



«Mi dispiace per Ghizzoni, ma parlare bene delle banche è impossibile. Possiamo semmai cercare di parlarne meno male del solito...». Con questa battuta il sindaco di Firenze chiosato un accenno ironico che poco prima, allo stesso tavolo aveva fatto Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit. «Mi sono disabituato nel tempo a sentir parlar bene delle banche», aveva detto Ghizzoni.