Immunità diplomatica. Questo è l’istituto di diritto internazionale che l’Organizzazione mondiale della sanità ha opposto ai pm della Procura di Bergamo, che volevano interrogare alcuni ricercatori come testimoni nell’indagine sui morti della prima ondata. Dalla sede europea di Copenaghen, come ha rivelato ieri sera Report su Rai 3, è infatti arrivata una nota ai magistrati e ai ministri degli Esteri Di Maio e della Salute Speranza in cui si rivendica lo speciale status dei propri dipendenti.
«Il nostro interesse - spiega il procuratore capo Antonio Chiappani - è accertare l’esistenza o meno di un piano pandemico e quando sarebbe stato redatto.
La versione dei tecnici dell’Oms - seguito della testimonianza già raccolta il 5 novembre scorso da Ranieri Guerra, vicedirettore generale per le iniziative speciali dell’Oms e membro del Cts - sarebbe fondamentale per capire la storia del rapporto intitolato “Una sfida senza precedenti: la prima risposta dell’Italia al Covid-19” pubblicato e poi eliminato dal sito dell’organizzazione.
Secondo l’inchiesta di Report, lo studio, finanziato con circa 100mila dollari da un grant del Kuwait, descriveva luci e ombre della preparazione e gestione italiana della crisi da Covid-19. Doveva servire ad altri Paesi e più in generale agli stakeholders del mondo della sanità per trarre lezioni utili dalle buone prassi e dagli errori del primo grande Paese occidentale che si è confrontato con il virus. Ma il 14 maggio, appena un giorno dopo la pubblicazione, viene ritirato.
«Dal leak in nostro possesso deduciamo - hanno spiegato da Report dopo aver avuto accesso a delle comunicazioni interne dell’Oms - che il motivo della censura è che il rapporto metteva in imbarazzo il governo italiano e ancor più il Direttore Aggiunto dell’Oms Ranieri Guerra».
Il faro della Procura di Bergamo è ora puntato sulla data del protocollo che, stando alla ricostruzione della trasmissione tv, sarebbe risalente addirittura al 2006 e quindi non sarebbe mai stato aggiornato come previsto. Un compito, questo, che rientrava nelle competenze di Guerra, tra il 2014 e il 2017 a capo della Prevenzione del ministero della Salute e, quindi, responsabile della strategia. Contattato, Guerra, al pari del ministero della Salute, non commenta.
In ogni caso al momento non è chiaro se l’assenza di un piano aggiornato abbia avuto o meno un ruolo nella gestione della prima fase dell’emergenza da parte del ministero della Salute. E comunque le indagini proseguono nonostante il dribbling dell’Oms.