Don Smaldone e Alfonso Russo
verso la beatificazione: firmati gli editti

Don Smaldone e Alfonso Russo verso la beatificazione: firmati gli editti
Martedì 29 Dicembre 2020, 06:15 - Ultimo agg. 11:30
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l vescovo di Nocera Inferiore-Sarno, Giuseppe Giudice, ha firmato gli editti per l’avvio degli iter di beatificazione e canonizzazione di don Enrico Smaldone e Alfonso Russo (nelle foto al lato), due figure di santità che lo stesso Presule ha definito «un sacerdote e un laico segni della Chiesa bella del Concilio».

Per don Smaldone, il vescovo ha accolto l’istanza, presentata dal postulatore don Francesco Rivieccio, dopo aver avuto, nel 2015, il parere favorevole della Conferenza episcopale campana e il 26 ottobre 2020, il nulla osta della Congregazione per le cause dei santi. Lo stesso don Rivieccio sarà postulatore della causa di Alfonso Russo.

In questo caso l’istanza è stata accolta da monsignor Giudice dopo aver ottenuto, il 16 giugno scorso, il parere concorde dei vescovi campani e il 17 novembre, il nulla osta della Congregazione.

Gli editti saranno affissi per due mesi all’albo della Curia di Nocera Inferiore–Sarno, nella cattedrale di Nocera Inferiore, nella concattedrale di Sarno e nelle parrocchie diocesane. Sarà inoltre pubblicato sul Bollettino e sul sito internet della diocesi. In questo periodo chiunque fosse a conoscenza di qualche ostacolo che possano inficiare la fama di santità dei due Servi di Dio dovrà darne comunicazione ai vicepostulatori, Antonietta Abete per don Smaldone, e Angelo Santitoro per Russo.

Agli stessi potranno essere consegnati scritti e ogni altra forma di attestazione o documento, anche audio o video, lasciato dai due testimoni della fede. Don Enrico Smaldone nacque ad Angri il 22 novembre 1914 e sin da piccolo, dimostrò particolare attenzione per i coetanei che vivevano in miseria. Ordinato sacerdote nel 1941, fu vicino ai giovani di Azione Cattolica e nel 1945, fondò un gruppo Scout e un piccolo villaggio che divenne riferimento per tanti giovani angresi. Don Smaldone si dedicò proprio a quelli che definiva «figli della strada venuti fuori dai rottami di una guerra distruttrice».

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