Ricoverato per una caduta, Pagliara muore in ospedale: è inchiesta

Ricoverato per una caduta, Pagliara muore in ospedale: è inchiesta
di Luciana Mauro
Sabato 26 Luglio 2014, 21:53 - Ultimo agg. 27 Luglio, 16:04
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SALERNO - Una banale caduta, per strada, il ginocchio sbucciato e dolorante e i soliti stati ansiosi, che da tempo accompagnavano la vita di Nicola Pagliara, docente di informatica in pensione, per gli amici Nico. Il 5 luglio scorso era un sabato come tanti, da trascorrere in famiglia. Così Nico non pensò di affidare alle cure ospedaliere quella semplice caduta che, dopo tredici giorni, gli avrebbe stroncato la vita, a 59 anni. «Passerà», pensò all’inizio, ma quel dolore era persistente. Rosanna, sua moglie, alla fine lo convinse: una capatina in ospedale per un controllo sarebbe bastata a tranquillizzare anche i figli Armando, laureato in informatica, e Alessandro, studente di ingegneria. Al posto di prima accoglienza del Ruggi d’Aragona, Nico entra sabato 5 luglio, alle 19, come «codice verde». Nulla di grave, dalle radiografie il ginocchio non risulta fratturato, basterà una cura antinfiammatoria e qualche giorno di riposo. I medici pensano di dimetterlo, ma il dolore è forte, associato alle crisi d’asma di cui Nico soffre da piccolo, curata con una comune terapia di compresse e spray. Si decide quindi, per cautela, il ricovero in Osservazione breve. Qui gli viene somministrata una cura a base di cortisone. Nico è visibilmente provato, respira a fatica e riesce a riprendersi solo quando a fargli visita sono gli adorati nipotini, Nicolas e Rosario. Il fratello Vincenzo è preoccupato, parla con i medici e chiede una più mirata terapia. Il 10 luglio Nico Pagliara viene trasferito nel reparto di Medicina Interna, dove resterà, curato con inezioni e farmaci specifici, fino al 18 luglio quando all’una e mezza di notte il suo cuore si ferma.

Il referto medico segna la diagnosi di «Ipertermia», un forte aumento della temperatura corporea, conosciuto anche come «colpo di calore». Ed è proprio sulla validità della cura farmacologica che la magistratura dovrà fare chiarezza. A chiederlo sono i familiari,il fratello Vincenzo e il figlio Armando, che per primi si rivolgono alla Magistratura. Il pm Cristina Giusti incarica il medico legale Adamo Maiese dell’autopsia, eseguita venerdì scorso. Alle 16,30 di ieri, nella chiesa di San Giovanni Bosco, tutto il quartiere Carmine, stretto intorno al dolore della famiglia, ha rivolto a Nico l’ultimo saluto. La morte del «professore artista», nipote del compianto monsignor Vincenzo Pagliara, parroco dell’Annunziata, ha sconvolto amici e parenti, e in tanti si chiedono «perchè». Nico, dal febbraio scorso, era andato in pensione e conduceva una vita molto ritirata. Laurato in Informatica, per decenni aveva insegnato all’Istituto Tecnico Commerciale Genovesi, nel corso di ragioniere programmatore. Una sindrome ansioso-depressiva lo aveva spinto, quest’anno, a lasciare l’insegnamento. Voleva che i suoi allievi conservassero il ricordo di un professore «dall’animo sensibile, con la semplicità e l’ingenuità di un ragazzo». Il suo grande amore era stato la musica. Un’arte nobile, che il padre, Armando Pagliara, funzionario del Comune di Salerno e compositore, aveva trasmesso ai suoi figli. Vincenzo aveva sviluppato una particolare attitudine al canto, mentre Nico suonava il pianoforte e l’organo. I due fratelli erano inseparabili e, negli anni’70 il terrazzo di casa Pagliara, al quartiere Carmine, era spesso location di serate al chiaro di luna, arricchite da musica, canzoni e vera amicizia.



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