Salerno, piazza Cavour nel giorno della resa la società dà forfait

Dopo la sentenza del Tar Salerno la società doveva consegnare il cantiere al Comune ma c'è la tegola risarcimento e la Pcs dà forfait

L'area cantiere di piazza Cavour
L'area cantiere di piazza Cavour
di Brigida Vicinanza
Venerdì 19 Aprile 2024, 06:20
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Tempo scaduto per la Parking Cavour Salerno. O meglio, stop al countdown per “restituire” l’area di fronte a palazzo Sant’Agostino ancora transennato e occupato dal cantiere per la realizzazione dei box finiti sul banco degli imputati e all’interno di una lunga querelle giudiziaria dove ad essere protagonisti sono la ditta stessa e il Comune di Salerno. Dopo la sentenza del Tar (sul ricorso presentato dalla Pcs) che sulla delibera di palazzo di città aveva dato ragione all’ente di via Roma, ieri è stato il giorno del famoso “sopralluogo” da effettuare per capire lo stato dei luoghi e avviare una sorta di inventario in merito alle attrezzature presenti sull’area che dovrà essere liberata e restituita alla cittadinanza. Sul posto si sono presentati il responsabile unico del procedimento dal settore urbanistica guidato dall’assessore Dario Loffredo con i dirigenti e la polizia municipale come da prassi. Prassi che avrebbe voluto la presenza anche della ditta che rimane titolare del cantiere e non della zona ma che ha fatto registrare al contrario la sua assenza sul registro in una giornata cruciale proprio per quelle che saranno poi le successive azioni che verranno intraprese dalle due parti. Gli scenari potrebbero, ora, essere molteplici. La Parking Cavour potrebbe continuare a percorrere la strada legale. Se da un lato la sentenza di primo grado del Tar dovrebbe essere immediatamente esecutiva, dall’altro i legali dell’azienda potrebbero ricorrere in appello presentando domanda di sospensione dell’esecutività della sentenza di primo grado. Sta di fatto che – ad oggi – da palazzo di città potrebbero (anzi, hanno) pieno diritto di riacquisire l’area a metà tra il lungomare e il palazzo della Provincia ed avviare tutte le azioni per riaprire le due traverse laterali, ripristinando la viabilità dopo anni di disagi e ostacoli. Operazione di restituzione su cui l’assessore Loffredo si è impegnato fortemente e che ricadrà probabilmente la prossima settimana – in un vero e proprio lavoro di squadra – tra gli oneri del settore mobilità di Rocco Galdi. 
LA QUERELLE
Con la sentenza resa pubblica una settimana fa, il tribunale amministrativo non aveva deciso pienamente ma aveva passato la palla al tribunale ordinario. Ma sulla delibera di palazzo di città aveva dato ragione all’ente mentre per quanto riguarda il decreto ingiuntivo (richiesto dalla Pcs come risarcimento danni per lo stop ai lavori e per la non piena acquisizione dell’area) che già pende sulle casse comunali, aveva sottolineato che a dover decidere dovrà essere un giudice ed il tribunale ordinari. Proprio da palazzo Guerra la soddisfazione era a “metà” per la decisione e per la parte di un primo esito giuridico che era andato in favore dell’amministrazione comunale guidata da Vincenzo Napoli ma che vedrà gli altri aspetti andare in scena in altra sede. Un ricorso “infondato” secondo i giudici amministrativi anche perché in soldoni entrambe le concorrenti (la società Parking Cavour e il Comune) avevano dichiarato risolta la convenzione sul progetto di finanza.

Secondo il Tar – infatti - la prima non avrebbe potuto autotutelarsi in attesa di essere risarcita degli oltre 3 milioni richiesti (su cui poi deciderà eventuale sentenza al tribunale civile) tenendo per sè da privato un bene pubblico. Nel ricorso presentato dalla Pcs, veniva descritto passo dopo passo il percorso che ha portato al disaccordo. Da un lato le mancanze da parte del Comune (soprattutto quella sulla non proprietà piena dell’area, dove insistono ancora i binari di Rfi) dall’altra le ragioni dell’ente sui tempi lunghi per la realizzazione del progetto che hanno portato ad interdire l’area per anni. Da qui la richiesta alla Pcs di liberare l’area cantierata entro 10 giorni dalla ricezione del documento che attestava lo stop ai lavori. Per questo l’area – da ieri – sembra essere nuovamente nelle mani dell’ente pur di fronte all'assenza della ditta che è stata comunque interpellata e a cui è stato chiesto anche di motivare l'assenza. 

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