Bancarotta Ipervigile, sigilli a casa, ufficio e deposito: sequestrati beni per otto milioni di euro

Bancarotta Ipervigile, sigilli a casa, ufficio e deposito: sequestrati beni per otto milioni di euro
Lunedì 21 Marzo 2016, 12:46
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Nell’ambito dell’operazione “Ipervigile”, i militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Salerno hanno eseguito il decreto di sequestro preventivo per equivalente emesso dal Gip del Tribunale di Nocera Inferiore nei confronti di Fernando De Santis, Filomena Paolino e Filomena Vicidomini, su immobili del valore di oltre un milione 300mila euro. Si tratta, in particolare, di un appartamento, un ufficio e un deposito commerciale, ufficialmente intestati alla società “Enterprise Sat S.r.l.” di Nocera Inferiore, dei quali i De Santis continuavano ad avere la disponibilità e a riscuotere gli affitti.
È stato così raggiunto il totale dei sequestri disposti dall’autorità giudiziaria, per quasi 8 milioni di euro.
L’ultimo sequestro è il frutto della ricerca dei beni riconducibili ai De Santis, condotta ininterrottamente dai militari della Guardia di Finanza. Sono stati esaminati, tra gli altri, i contratti di locazione registrati dalla società “Enterprise Sat S.r.l.”, le cui quote sociali avevano già costituito oggetto di sequestro preventivo, ed escussi in atti alcuni soggetti, che erano o erano stati locatari degli immobili intestati all'impresa, i quali hanno confermato di aver avuto rapporti diretti con Fernando De Santis, Filomena Vicidomini ed altri membri della famiglia, precisando di aver corrisposto a questi ultimi, anche con denaro contante, il canone di locazione degli immobili condotti in fitto.
L’operazione “Ipervigile”, eseguita a novembre 2015, aveva portato all’arresto di Fernando De Santis, Filomena Vicidomini, Filomena Paolino, Maria Assunta Scarpati e Pierdonato Gallitelli e alla denuncia di numerosi altri soggetti per le ipotesi contestate a vario titolo di bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita aggravata per oltre 9,8 milioni di euro, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, omesso versamento di ritenute certificate, omesso versamento di Iva, omesso versamento all’Inps di ritenute previdenziali ed assistenziali, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate e violenza privata. Allora l’autorità giudiziaria aveva disposto sequestri per oltre 12 milioni di euro.
Nel gennaio 2016, il Tribunale del Riesame di Salerno, dopo la riforma dei reati tributari, ha rideterminato l’entità delle somme da sequestrare in circa 8 milioni di euro. Entità che è stata interamente raggiunta con i sequestri eseguiti oggi e che si aggiungono a denaro, depositi bancari, autoveicoli, immobili e quote societarie di 21 società già apprese nel novembre 2015.
Le attività investigative dell’operazione Ipervigile sono state avviate a seguito della segnalazione, effettuata dalla Banca d’Italia nell’ottobre 2013, per l’ammanco di oltre 9,8 milioni di euro nel caveau della società Ipervigile S.r.l.. Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica di Nocera Inferiore, sono state affidate al nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Salerno, che ha svolto un minuzioso lavoro di ricostruzione delle vicende di oltre 20 società, tutte amministrate formalmente da prestanome e riconducibili alla famiglia De Santis di Nocera Inferiore, operante da decenni nel settore della vigilanza privata. È stato così accertato come il meccanismo delittuoso consistesse dapprima nello “spogliare” le società di tutte le componenti produttive (attraverso cessioni di azienda o rami di azienda) e, successivamente, nel lasciarle fallire e/o farle cessare, gravate da considerevoli debiti tributari che, in conseguenza della spoliazione, divenivano inesigibili, con grave danno per l’erario. Le cariche societarie venivano intestate a dipendenti o consulenti delle società del Gruppo De Santis, i quali nella maggioranza dei casi erano intimiditi e costretti ad accettare quanto proposto per conservare il posto di lavoro, non versavano alcuna contribuzione previdenziale e assistenziale ne tantomeno i “tributi” delle società fino a portare le stesse al “fallimento”.
 
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