Su alcuni soggetti più fragili, sottolinea l'articolo, come i bambini con autismo, gli effetti negativi permangono per settimane e anche per mesi. «Le persone pensano che una transizione di un'ora non sia niente di che, che si può superare in un giorno, ma quello che non capiscono è che il proprio orologio biologico non è più sincronizzato con la luce - spiega Ann Malow, uno degli autori -.
Non è un'ora due volte l'anno, è un disallineamento dell'orologio biologico per otto mesi l'anno. Quando parliamo di ora legale e di relazione con la luce naturale stiamo parlando di impatti profondi con l'orologio biologico, ben radicato nel cervello, e quindi ci sono impatti sulle funzioni cerebrali come l'energia o la vigilanza».