Cannes 2024, Paolo Sorrentino alla sfida dei maestri

L'Italia punta tutte le sue carte sull'attesissimo «Parthenope»

Omar Sy e Greta Gerwig
Omar Sy e Greta Gerwig
di Titta Fiore
Martedì 14 Maggio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 18:04
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Il ritorno di grandi maestri, emergenti di talento, quattro registe in cartellone (ma l'anno scorso erano sette), folla di vip e svippati sul tappeto rosso, la giusta dose di buone cause, polemiche annunciate, concorrenza delle massime griffe del lusso. A Cannes il festival che comincia oggi schierando le teste di serie del cinema mondiale, e il 25 maggio assegnerà la Palma d'oro, si nutre della sua consolidata grandeur. Ma il luccicante Palazzo del cinema riflette anche i problemi del mondo: le guerre, i diritti negati, la libertà di espressione, il lavoro precario, la violenza di genere, la questione femminile terranno banco come e quanto le opere più attese. «I film sono in cartellone perché meritano in termini artistici ed estetici, non c'è alcuna ideologia dietro le scelte del comitato di selezione. Cannes non fa politica, sono gli autori, in quanto cittadini, a leggere da artisti il nostro tempo» minimizza il delegato generale Thierry Frémaux nel tradizionale incontro stampa della vigilia. Ma l'ombra del MeToo si allunga sulla Croisette e, dopo il caso Depardieu, si teme che altri nomi importanti del cinema francese possano essere coinvolti dalle accuse di donne vittime di abusi proprio nei giorni del Festival.

Giovedì, intanto, la sezione del Certain Regard sarà inaugurata dal fiammeggiante corto di Judithe Godrèche «Moi aussi» («MeeToo», appunto) con le testimonianze di mille donne raccolte dalla cineasta e attivista che ha denunciato per violenze i registi Benoit Jacquot e Jacques Doillon, quando era appena adolescente.

Inserito all'ultimo momento nel programma, il corto di Godrèche apre un fronte già caldissimo e al festival si prevedono presidi, come l'anno scorso contro Johnny Depp, in attesa del nuovo studio sulla parità di genere nel cinema d'Oltralpe che segue quello di cinque anni fa del collettivo 50/50. 

Sul tappeto anche lo sciopero pianificato dai lavoratori precari dei festival, sostenuto da una petizione di trecento cineasti, da John Landis a Jean-Pierre Dardenne e Louis Garrel, ora al centro di un negoziato tra governo e sindacati. E nelle ultime ore è arrivata la notizia dell'esilio in Europa del regista iraniano Mohammad Rasoulof, appena condannato dal regime degli ayatollah a otto anni di carcere, la confisca dei beni e la fustigazione. Rasoulof, che ha in concorso il film «Il seme del fico sacro», è riuscito a lasciare clandestinamente il suo paese e a rifugiarsi in una località segreta. Non è escluso, a questo punto, che potrebbe addirittura essere presente all'anteprima mondiale del festival, sostenuto dalla comunità internazionale del cinema. Di guerra e resilienza parla il film militante dell'ucraino Lonitza «L'invasione», mentre Serebrennikov rilegge la storia di «Limonov» ispirata al celebre libro di Carrère, Zauberman racconta, in «La belle de Gaza» un storia Lgbt tra Tel Aviv e Gaza e il tema delle elezioni americane spunta in «The Apprentice» di Ali Abbasi sul giovane Trump. 

Stasera si comincia, con la commedia grottesca dell'irriverente Quentin Dupieux «Le Deuxième Act», nel cast Lea Seydou superstar di Cannes con tre film in programma, Vincent Cassel e Louis Gardel. L'Italia punta tutte le sue carte sull'attesissimo «Parthenope» di Paolo Sorrentino, e il manifesto del film, con la giovane protagonista Celeste Della Porta che nuota sinuosa come una sirena nel mare di Napoli, simbolo della città che tiene insieme bellezza, ostinazione e mistero, campeggia azzurro sui cartelloni della Croisette. Con il regista premio Oscar, al suo settimo festival, vedremo, nelle altre sezioni della rassegna, Roberto Minervini con «I dannati» sulla guerra di Secessione americana, Valeria Golino con il primo episodio della serie su «L'arte gioia», tratto dal best-seller di Goliarda Sapienza e il maestro Marco Bellocchio, omaggiato con la versione restaurata di «Sbatti il mostro in prima pagina». Nella giuria guidata da Greta Gerwig, la regista del fenomeno dell'anno, «Barbie», il nostro Pierfrancesco Favino, che vedremo anche nel film di Alexandre de la Patellière sul Conte di Montecristo. 

Da Francis Coppola con «Megalopolis» a Yorgos Lanthimos con «Kind of Kindness», da David Cronenberg con «The Shrouds» a Paul Schrader con «Oh Canada», da Jacques Audiard con il narco-musical «Emilia Perez» a Christophe Honoré con l'omaggio a Mastroianni, «Marcello mio», nel centenario della nascita, con la figlia Chiara, che si cala letteralmente nei panni dell'indimenticabile divo, non mancheranno le sorprese e le emozioni. La madrina sarà Camille Cottin di «Call my agent», la prima Palma d'onore andrà a Meryl Streep. What Else? 

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