Kina, l'uomo dei record: «Da Acerra a Los Angeles, il mio viaggio in musica»

Pasquale Renella, 24 anni è il primo artista italiano a raggiungere il miliardo di streaming su Spotify

Kina, nome d'arte di Pasquale Renella
Kina, nome d'arte di Pasquale Renella
di Federico Vacalebre
Mercoledì 3 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo agg. 4 Aprile, 07:16
4 Minuti di Lettura

Mica vi eravate dimenticati di Pasquale Renella da Acerra? Mica avevate pensato che l’exploit di «Get you the moon» fosse un fattariello, qualcosa da dimenticare presto? Lui, ben più noto come Kina, ormai vive tra Lisbona e Los Angeles, e ieri ha portato a casa l’ennesimo record, sempre per quel brano nato nella sua cameretta in piena Terra dei Fuochi: è il primo italiano a raggiungere il miliardo di streaming su Spotify con un brano originale.

Mica male, Pasquale. 
«Mica male no.

Non riesco a crederci quasi, anche se è una cosa che viene da lontano, quel brano è uscito nel 2018, l’avevo postato su Soundcloud ed era diventato un fenomeno in rete, tanto da procurarmi il contratto con la Columbia, l’etichetta internazionale per cui incidevano i miei idoli, da Pharrell Williams a Harry Styles».

Quale è il segreto di quel brano, melanconico se non triste, contemplativo? 
«Non lo so, vuoi vedere che in quel miliardo di ascolti c’è chi era innamorato e chi si era lasciato con la fidanzata, chi sprofondava in depressione e chi si rialzava con l’assolo di chitarra? Ha funzionato così anche per le sonorizzazioni: quel pezzo è finito sotto immagini romantiche, drammatiche, di cronaca, spirituali, erotiche... Di film, telegiornali, spot, serie televisive. In mezzo mondo».

Un successo replicabile? 
«Non so nemmeno questo, altri miei brani, come “Can we kiss forever?” sono andati forti, ora sto lavorando, ormai da un anno, a un nuovo album: è frutto di un’evoluzione artistica, sarà più “radio friendly”. E ci metterò la faccia».

Nel senso che ti farai vedere, che la gente finora conosce più la tua musica che te, il tuo volto? 
«Sì: da un lato è tempo di raccogliere, anche sul fronte della riconoscibilità, quanto seminato. Dall’altro credo di poter essere d’esempio per i ragazzi sconsolati di provincia: ce l’ho fatta io, potete farcela anche voi. Quando ho registrato “Get you the moon” lavoravo su un vecchio computer di mia sorella, ci mettevo due giorni per fare cose che con un’altra tecnologia mi sarebbero venute in due minuti, ma... ce l’ho fatta».

Rimpianti? 
«Quel suono fu definito “bedroom pop”, pop da cameretta, oggi che sia pop è chiaro a tutti, che sia mainstream internazionale pure, ma la mia cameretta è lontana anni luce».

Rimpiangi Acerra e la tua stanzetta? 
«La mia musica è sempre stata pensata per testi in inglese, qui a Los Angeles ho gli studi ed i cantanti migliori del mondo a disposizione. Mi manca il mio paese, la mia famiglia, con cui però sono sempre in contatto e non mi fa mancare niente, di sicuro non l’affetto e le ghiottonerie: il pacco di Pasqua è quasi finito. Vengo da un comune di 60.000 anime, mi ha dato, nel bene e nel male, le idee per scrivere un pezzo da un miliardo di ascolti». 

Ai tempi di «Get you the moon» nessuno avrebbe pensato di chiederti perché non usassi il dilaletto. Oggi... 
«Oggi va forte, Geolier piace anche in America, ma il mio sound, almeno per ora, ha bisogno dell’inglese».

Parlavi del prossimo album. 
«Un’evoluzione di quello che è stato il mio suono finora, sto crescendo come persona oltre che come artista».

Ospiti? 
«Molti, qualcuno famoso, ne parleremo quando uscirà».

Insomma, chi è oggi il recordman Kina, o, se preferisci Pasquale Renella? 
«Come suggerisce il titolo del brano, un ragazzo con la luna addosso, un giovane uomo che sta cercando di crescere». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA