Milo Rau: «Il mio teatro è un’indagine iperrealistica»

Torna a Napoli il regista svizzero di lingua tedesca. E porta in scena, per sole due serate al Mercadante, cinque quadri su un delitto per omofobia avvenuto a Liegi

Milo Rau, in scena al Teatro Mercadante il 19 e 20 aprile prossimi.
Milo Rau, in scena al Teatro Mercadante il 19 e 20 aprile prossimi.
di Luciano Giannini
Giovedì 18 Aprile 2024, 07:19
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«Hyperrealistic investigation», indagine iperrealistica: così Milo Rau definisce, in breve, il suo «The repetition - Histoire(s) du théâtre (I)», lo spettacolo (in francese e fiammingo con sopra-titoli) che sarà soltanto domani e sabato al Mercadante, dopo «The interrogation», visto a febbraio. Ospite di riguardo, il regista svizzero di lingua tedesca (Berna 1977) è stato fortemente voluto da Roberto Andò, direttore del Teatro di Napoli - Teatro nazionale; il suo spettacolo sintetizza il meglio di quel che si può vedere oggi sulle scene europee. Giornalista prima ancora che regista, saggista, direttore del teatro NTGent e di una compagnia dal nome emblematico (Istituto internazionale di omicidio politico), Rau va romanticamente in cerca della verità, «non documentando la realtà, ma rappresentandola in modo che diventi realtà essa stessa».

In azione al Mercadante saranno sei attori, tra cui due non professionisti, secondo le regole del Gent Manifesto, da lui stesso redatto nel solco del Dogma 95 di Lars Von Trier: «Sì, li scelgo per de-professionalizzare il mestiere, metterli a confronto e cercare una nuova estetica.

Il manifesto è un insieme di regole individuate per desumere il teatro dalla società e riscrivere i suoi accadimenti in testi che siano politici, nell’accezione nobile della parola. Lo scopo non è rappresentare il mondo, ma provare a cambiarlo».

In «The repetition» l’iperrealismo si manifesta rievocando, in cinque quadri, un omicidio, frutto d’omofobia, avvenuto in Belgio nel 2012. A Liegi, all’uscita di un bar per gay, quattro giovani fermano Ihsane Jarfi, un ragazzo magrebino, omosessuale. Lo fanno salire su un’auto (prevista in scena) e scompaiono. Il suo cadavere sarà ritrovato nove giorni dopo: ha segni di torture prolungate e accanimento gratuito. «Il mio intento è ricostruire emozioni, paure, orrore, violenza, partendo dai fatti». Il lavoro propedeutico, perciò, è cruciale: «Comincio sempre da zero: palcoscenico vuoto e nessun testo. In questo caso, nella prima settimana di prove, assieme agli attori sono stato a Liegi, parlando con testimoni, avvocati e, in carcere, con uno dei responsabili». E questo è riproposto in scena, dove i diversi personaggi della tragedia prendono corpo, ricostruiscono gli avvenimenti, inquadrati da telecamere che li riprendono in modo tale che essi stessi possano vedersi.

In sintesi, il teatro politico di Rau tende a scoprire e rianimare gli accadimenti, a riformulare le domande che suscitano, a riscrivere le storie per trasformare le tragiche immagini, così distillate, in artistica memoria collettiva. E che cosa avete capito sui luoghi dell’omicidio? «Che non fu premeditato. Per dirla in breve, la vittima si trovò nel posto sbagliato, al momento sbagliato». Sembra la tragedia di Edipo. «Proprio così. Edipo non ha intenzione di uccidere il padre; allo stesso modo gli assassini, quando incontrano Jarfi davanti a quel bar. La tragedia è coincidenza di avvenimenti, senza apparente motivo. Sul palcoscenico la loro rappresentazione e la loro comprensione possono unirsi per risolversi in catarsi».

«Histoire(s) du théâtre» del titolo rimanda a Godard e alle sue «Histoire(s) du cinéma»: «Un autore che amo molto. Come per lui il cinema, per me il teatro non è quello che rappresenta la realtà, ma quello che si occupa della realtà della rappresentazione». Insomma, «ogni istante della pièce deve essere reale. “The repetition” coinvolge la visione del regista rispetto al teatro nel suo complesso, le “ossessioni” degli interpreti e le mie, oltre a domande tecniche: come entrare e uscire di scena, come si evolve un personaggio quando emerge dalla drammaturgia; in quale modo trasporre esperienze estreme. Che cosa significa “verità” a teatro?». Infine, Napoli? La conosce? «Ci sono stato in passato. Città arcaica, che oggi si manifesta anche con Gomorra. Aveva ragione Pasolini: “L’ultima tribù d’Europa” . La bellezza e il male».

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